1. RIFLESSIONI DI VARI STUDIOSI RELATIVE AL MIO SAGGIO BREVE "LA LUNGHISSIMA DURATA DELLA QUESTIONE MERIDIONALE"

    By Franco Pelella il 29 Oct. 2022
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    Caro Collega, La ringrazio di avermi inviato il suo testo, che ho letto rapidamente. In breve alcune considerazioni.
    a. credo che occorra distinguere i momenti nei quali nel sud ci sono delle diversità rispetto al nord italia (e ovviamente rispetto ad altre regioni) e quando queste diversità diventano una "questione".
    b. che esista un "sud" ben definito e dai caratteri unitari, questo è contestato da tutta la storiografia, in particolare quella meridionalistica. La rivista Meridiana nasce proprio intorno a questo presupposto
    c. nel medioevo, in particolare, non possiamo parlare di un sud unitario. Le coste, ad esempio, hanno una vita, una cultura e un'economia totalmente diverse da quelle interne.
    d. non si può parlare di sottosviluppo o povertà particolare del sud, nè per il medioevo, nè per gran parte della storia moderna. Esistono nel sud aree sviluppatissime (per esempio, l'urbanizzazione del sud - puglia e campania - durante il medioevo è superiore a gran parte dell'Europa. Non dimentichiamo che queste erano terre dell'impero. Lo stesso si dica per l'età moderna. Lo studio dei traffici di età sei-settecentesca mette in evidenza una vivacissima vita economica.
    e. Braudel ha aperto la strada agli studi mediterranei. Dopo la quantità di studi che si è sviluppata è notevolissima e ne ha - giustamente - messo in discussione molte conclusioni.
    IN sostanza: sono perfettamente d'accordo con gli assunti principali del suo contributo (che non va dimenticato il lungo periodo nell'analisi storica e che bisogna avere uno sguardo amplissimo, anche per capire fenomeni singoli). Ma - sulla base di questo assunto - negli ultimi decenni si sono sviluppati studi sulla meridionalistica che mettono in crisi molti degli aspetti che un tempo erano considerati acquisiti (compresa la ricostruzione di Galli della Loggia).
    Vorrei essere più preciso, ma il meridionalismo non è la mia specializzazione. Sono solo un medievista passato alla didattica. Prenda, perciò, queste mie considerazioni con il beneficio di inventario, come il contributo di un semplice lettore.
    Antonio Brusa – 14/9/2022
    Caro professor Brusa, La ringrazio molto per le Sue osservazioni. E’ chiaro che il Sud non è tutto uguale; le aree costiere sono diverse dalle aree montane. Esse sono più ricche ma in esse è presente anche una maggiore criminalità organizzata. Quello che, però, unifica il Sud è soprattutto la mentalità, una mentalità che (sintetizzando) Galli della Loggia e Schiavone hanno definito “extralegale”. Purtroppo la civilizzazione introdotta dai colonizzatori greci molti secoli fa non è riuscita a fare breccia.
    Franco Pelella – 15/9/2022

    Si tratta di un vero e proprio saggio. Forse va sfrondata la parte troppo lunga e prolissa di natura archeologica. A me interessa molto la prima parte su Armitage e Guidi.
    Aurelio Musi – 14/9/2022
    Caro professor Musi, dopo aver letto il Suo Mezzogiorno moderno e seguen...

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  2. PUBBLICAZIONI DI FRANCO PELELLA

    By Franco Pelella il 23 Oct. 2022
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    Pubblicazioni su riviste:

    - Sulle tracce del pianeta America. Il metodo indiziario nelle inchieste giornalistiche di Furio Colombo, in “Problemi dell’informazione”, n. 3, luglio-settembre 1985

    - Cesare Lombroso: un precursore nell’utilizzo del paradigma indiziario, in “Nuovi Argomenti”, n. 22, 1987

    - La mediazione clientelare nel Mezzogiorno, in “Osservatorio sulla camorra”, n. 5, gennaio 1987

    - Fonti orali per la storia di Santomenna, in “Rassegna storica salernitana”, n. 9, giugno 1988

    - I recenti sviluppi del fenomeno camorristico nell’agro nocerino-sarnese, in “Osservatorio sulla camorra”, n. 6/7, 1988

    - Riabilitare Lombroso. Per la riapertura di un dibattito, in “Il Risorgimento”, n. 3, ottobre 1989

    - Morfologia e storia. Note sul metodo di Carlo Ginzburg, in “Storiografia”, n. 5, 2001

    - Recensione di SILVANO MONTALDO-PAOLO TAPPERO (a cura di): Cesare Lombroso cento anni dopo e Il Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso», in “Studi Piemontesi”, vol. XL, fasc. 1, giugno 2011

    - Recensione di ISAIA SALES: Storia dell’Italia mafiosa, in “Rivista economica del Mezzogiorno”, n. 4, 2016

    - Recensione di SABINO CASSESE (a cura di): Lezioni sul meridionalismo. Nord e Sud nella storia d’Italia, in “L’identità di Clio”, 15/8/2017 www.lidentitadiclio.com/sabino-cass...-storia-ditalia.

    - Recensione di ROBERTO VECCHIARELLI: Cronache dal manicomio. Cesare Lombroso e il giornale dei pazzi del manicomio di Pesaro; in “Storie”, 8/9/2017 www.storie.it/storia/cesare-lombros...omio-di-pesaro/.

    - Buonanotte Mezzogiorno [Recensione di DANIELE PETROSINO, ONOFRIO ROMANO (a cura di): Buonanotte Mezzogiorno; Carocci, 2016], in “La Critica Sociologica”, 207, n. 3, Autunno 2018, pp. 53-60.


    Pubblicazioni sul blog

    - L'Amaca di Michele Serra: un osservatorio privilegiato della società italiana https://francopelella.blogfree.net/?t=3876906, 6/1/2012.

    Una discussione con lo psicologo Renato Foschi su Cesare Lombroso https://francopelella.blogfree.net/?t=4621951, 19/7/2013.

    Una discussione col giornalista Pino Aprile sul divario tra Nord e Sud https://francopelella.blogfree.net/?t=4786843, 30/12/2013.

    Un’ulteriore discussione con lo psicologo Renato Foschi su Cesare Lombroso https://francopelella.blogfree.net/?t=4858889, 1/4/2014.

    La delinquenza organizzata: un elemento strutturale della società napoletana https://francopelella.blogfree.net/?t=5813870, 13/3/2018.
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  3. I CAMPANI CHE NON SONO D’ACCORDO CON LE IDEE DI VINCENZO DE LUCA SULLA GUERRA DOVREBBERO MANIFESTARE DAVANTI AL CONSOLATO RUSSO DI NAPOLI

    By Franco Pelella il 12 Oct. 2022
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    Il presidente della giunta regionale campana Vincenzo De Luca ha indetto per il prossimo 28 ottobre una manifestazione per la pace. Essa si svolgerà a Napoli in piazza Matteotti. Ma molte persone non sono d’accordo con quello che l’emiro ha detto nei mesi scorsi sulla guerra; queste persone, seconde me, non dovrebbero partecipare alla manifestazione indetta dall’emiro De Luca ma dovrebbero, piuttosto, manifestare qualche giorno prima davanti al Consolato russo di Napoli di Via Partenope. Ecco alcune delle cose che De Luca ha detto sulla guerra:

    Comincio a domandarmi come faccia Zelensky a trovare il tempo per fare ogni mattina due, tre, quattro video (15/4/2022)

    Il presidente ucraino Zelensky è malato di irresponsabilità (22/4/2022)

    In Ucraina si sta difendendo la democrazia contro l'autocrazia. Questo è falso (22/4/2022)

    E’ un conflitto regionale che gli USA hanno quasi trasformato in guerra mondiale (22/4/2022)

    E’ falso ritenere la NATO un'alleanza difensiva (22/4/2022)

    Eravamo partiti dalla fornitura di armi all'Ucraina in funzione difensiva. Poi siamo passati all'artiglieria pesante, ai droni, ai carri armati, ai missili: questa è un'altra cosa, la scelta degli USA di mettere in ginocchio la Russia e il regime russo (22/4/2022)

    Già siamo in un teatro di guerra e la Rai manda in Ucraina un inviato che si chiama Ilario Piagnerelli. Auguri (29/4/2022)

    Suggerisco di inviare un generale in divisa per far finire la guerra. Abbiamo il generale Figliuolo, mandiamolo lì per dare un contributo….applicherà il metodo Astrazeneca e vedremo cosa accade (29/4/2022)

    Peccato che negli Stati Uniti non ci sia più Kissinger, neanche Brzezinski, quei grandi diplomatici che avevano innanzitutto senso della storia, non questi primitivi, tangheri, semi analfabeti che parlano senza misurare il peso delle parole che pronunciano. E rimpiango Aldo Moro, Andreotti, i nostri grandi uomini di Stato, che prima di aprire bocca conoscevano la storia dei Paesi, dell'Europa, e non erano semi analfabeti di ritorno come il segretario della Nato (9/5/2022)

    Dobbiamo augurarci che si inizi a tutelare non solo l’Ucraina (24/6/2022)

    Al punto in cui siamo arrivati l'Italia e i Governi non possono essere più un'appendice passiva della Nato, una sorta di segreteria distaccata di Stoltenberg che in questi mesi ha dato prove di grande ottusità politica (7/10/2022)

    Edited by Franco Pelella - 13/10/2022, 17:42
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  4. DE LUCA ATTACCA ZELENSKY MA DOPO L’ANNESSIONE DELLE REPUBBLICHE AUTOPROCLAMATE DA PARTE DELLA RUSSIA EGLI NON SI POTEVA COMPORTARE DIVERSAMENTE

    By Franco Pelella il 8 Oct. 2022
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    Vincenzo De Luca durante la sua diretta Facebook di ieri ha attaccato il presidente dell’Ucraina Zelensky sostenendo che egli non può dire “non si dialoga con nessuno” e che chi non vuole dialogare con nessuno dovrà assumersi la responsabilità di risolvere i suoi problemi nazionali da solo. Secondo De Luca chi sta resistendo con le armi, con i soldi, con il prezzo economico ed energetico pagato dai Paesi occidentali non può dire “decido io”, decidiamo insieme se e quando promuovere un’iniziativa di dialogo e di pace. Probabilmente De Luca si riferisce alla decisione di Zelensky di ratificare per decreto la decisione del Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino sulla “impossibilità di intrattenere negoziati col presidente della Federazione Russa Putin”. Ma la decisione di Zelensky c’è stata alcuni giorni dopo che Putin ha, unilateralmente, siglato i trattati di adesione alla Federazione russa delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e delle regioni di Kherson (Est Ucraina) e Zaporizhzhia (Sud Ucraina). Mi sembra ovvio che decidendo di ratificare la decisione del Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino Zelensky abbia pensato di sottoscrivere un decreto che era ampiamente condiviso dai Paesi occidentali. Subito dopo che la Russia aveva compiuto un atto gravissimo l’Ucraina non poteva far capire che era ancora disponibile al dialogo e i Paesi occidentali non potevano realisticamente dire che la pensavano diversamente. Diverso è il discorso se la sempre più insistente minaccia russa di questi ultimi giorni di ricorrere all’arma nucleare allarma tutti e rende necessario l’attivazione di una mobilitazione per tentare di arrivare a trattative di pace.
    Last Post by Franco Pelella il 8 Oct. 2022
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  5. CARO SALES, NON E’ VERO CHE LA CRISI DEL PD E’ ASCRIVIBILE ALLA RIVOLTA ELETTORALE DEI LUOGHI TRASCURATI, DEI CETI ABBANDONATI E DELLE IDEALITA’ TRADITE

    By Franco Pelella il 3 Oct. 2022
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    Isaia Sales è tornato ad attaccare frontalmente il Pd (Il Pd esca dall’equivoco i veri riformisti non sono moderati; La Repubblica, 3/10/2022). Secondo Sales il Pd ha subito una dura sconfitta ma il risultato elettorale del Pd non è una sconfitta del partito in sé (nel 2018 prese il 18,7% dei voti e questa volta ha preso il 19,3%) ma del tentativo non riuscito di costruire un’alleanza elettorale con altre forze del centrosinistra che scongiurassero la vittoria della destra. Il centrodestra ha preso il 43,79% dei voti, il centrosinistra (Pd, + Europa, Sinistra Italiana e Verdi) il 26,13%, il M5S il 15,43, Azione e Italia viva il 7,79%. Ma la colpa principale è del Pd? Non credo. Il Pd dopo le dimissioni di Draghi ha cercato di allearsi innanzitutto con chi nel centrosinistra aveva sostenuto il governo (Azione e + Europa) e non chi aveva contribuito a far cadere Draghi (M5S), facendo l’errore grave di dichiararsi contrario all’invio di ulteriori armi agli ucraini, sapendo che all’inizio della campagna elettorale Azione e +Europa avevano più o meno gli stessi consensi dei 5Stelle (circa il 10%). In più il Pd ha stretto un’alleanza elettorale con Sinistra Italiane e Verdi. Non era prevedibile il voltafaccia di Calenda rispetto ad un accordo già fatto e a quel punto era tardi per pensare di allearsi con i 5Stelle.
    Secondo Sales, poi, la crisi del Pd è ascrivibile alla rivolta elettorale dei luoghi trascurati, dei ceti abbandonati e delle idealità tradite. Ma non si può dire che negli anni scorsi il Pd ha trascurato dei luoghi, ha abbandonato dei ceti o ha tradito delle idealità perché:
    - - ha espresso la massima solidarietà nei confronti dell’Ucraina attaccata brutalmente dalla Russia auspicando anche l’invio di armi ai combattenti;
    - - ha difeso l’ispirazione democratica e solidale dell’Unione europea contrastando le politiche dei Paesi sovranisti come l’Ungheria;
    - - si e battuto perché arrivino in Italia i miliardi del Piano nazionale di rinascita e resilienza;
    - - ha auspicato che nell’ambito dell’Unione europea le decisioni vengano prese a maggioranza per evitare che pochi Paesi sovranisti blocchino le decisioni importanti;
    - - si è battuto attivamente affinchè l’Unione europea coinvolga tutti i Paesi componenti nella gestione delle politiche migratorie.
    - Per quanto riguarda invece la politica nazionale il Pd:
    - - ha gestito la pandemia auspicando una vaccinazione di massa e combattendo i no vax;
    - - ha condiviso con Draghi il tentativo di contrastare il monopolio dei tassisti e dei balneari;
    - - ha difeso il reddito di cittadinanza auspicando un cambiamento dei suoi aspetti negativi (la concessione a persone che non ne hanno diritto e la scarsa capacità di legare questa misura alla creazione di opportunità lavorative);
    - - ha difeso la libertà di abortire da parte delle donne e il tentativo di contrastare la libertà di coscienza dei medici anti-abortisti;
    - - ha contrastato le richieste di attenuare le misure...

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    Last Post by Franco Pelella il 3 Oct. 2022
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  6. SEI ANNI FA LA SCRITTRICE SVETLANA ALEKSIEVIC INTUI' CHE LA CULTURA GUERRESCA DEI RUSSI AVREBBE INFLUITO NEGATIVAMENTE SULLE SORTI DELL' UMANITA'

    By Franco Pelella il 1 Oct. 2022
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    In occasione della pubblicazione in Italia di una nuova edizione del suo libro Gli ultimi testimoni (Bompiani, 2016) la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic (Premio Nobel per la Letteratura 2015) rilasciò un’intervista al giornalista Wlodek Goldkorn (Svetlana in mezzo al male; D-La Repubblica, 23/4/2016). Nel corso dell’intervista Svetlana Aleksievic fece delle affermazioni che non condivisi. Alla domanda “Ma allora è possibile educare la gente ad essere buona?” rispose “Una volta ne ero convinta. Oggi non la penso così. Dal punto di vista genetico non siamo buoni”. Alla domanda “Perché la gente fa la guerra?” rispose “Perché ai maschi la guerra piace” e poi aggiunse “I maschi sono ostaggi della cultura di guerra. In Russia, ai ragazzi si dice: da grande sarai il difensore della Patria. La cultura della guerra si nutre di questo tipo di mentalità”. Infine affermò “maschi o femmine, siamo ancora barbari…siamo ancora prigionieri del Medioevo. Lo strato di civiltà è sottilissimo”. La mia opinione di allora (https://francopelella.blogfree.net/?t=5323902) fu che Svetlana Aleksievic era molto condizionata dalla realtà dei Paesi dell’ex Unione Sovietica dai quali proveniva; questo la portava a fare affermazioni sul genere umano che non corrispondevano alla realtà delle cose. Secondo me non era vero che dal punto di vista genetico non siamo buoni sia perchè la maggioranza della gente in sé non è né buona né cattiva sia perché ci sono persone buone e persone cattive ma ci sono anche persone che non sono né buone né cattive. Ma la cosa importante da sottolineare era che col tempo, nel mondo, le persone stavano diventando sempre meno violente: più passava il tempo e più diminuivano gli omicidi e le guerre. Ciò significava che anche i maschi, a livello mondiale e con le dovute eccezioni, stavano diventando sempre meno ostaggi della cultura della guerra. Ma non era vero neanche che eravamo ancora prigionieri del Medioevo perché la civiltà umana dall’epoca medievale in poi ha fatto passi da gigante dato che sono state grandemente ridotte la tortura, la schiavitù, la pena di morte, la discriminazione sessuale, ecc. ecc. Confermo, in linea di massima, ciò che scrissi allora eccetto, naturalmente, il discorso sulle guerre. Quello che però va sottolineato è che Svetlana Aleksievic aveva sostanzialmente ragione ad essere pessimista perché aveva intuito (anche se non lo espresse chiaramente nella suddetta intervista) che la cultura guerresca dei russi avrebbe influito negativamente sulle sorti del genere umano.
    Last Post by Franco Pelella il 1 Oct. 2022
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  7. E' PROBABILE CHE IL PARTITO DEMOCRATICO ABBIA PAGATO CARO ELETTORALMENTE LA MANCATA DISSOCIAZIONE DA DE LUCA

    By Franco Pelella il 30 Sep. 2022
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    Nel marzo di quest’anno un gruppo di intellettuali, soprattutto campani (tra i quali anche il sottoscritto), ha scritto una lettera ad Enrico Letta (https://ilmanifesto.it/caro-letta-non-vedi-la-deriva...) chiedendogli che il Pd prendesse le distanze da Vincenzo De Luca sia relativamente alla sua intenzione di far approvare una legge regionale che gli consentisse di fare un terzo mandato come presidente della Campania sia, più in generale, relativamente al suo modo volgare, familistico e clientelare di fare politica. Queste distanze non sono state prese. Nel corso delle ultime elezioni politiche è stato consentito a De Luca di fare quello che voleva nella composizione delle liste relative alla Campania dei candidati al Parlamento e di far eleggere il figlio di nuovo deputato. Stamattina ho trovato sul mio blog (https://francopelella.blogfree.net/?t=5467441) una parziale citazione di un articolo che Eugenio Scalfari scrisse nel 2016 e che è ancora molto attuale. In sostanza Scalfari scriveva che se il Pd prendeva le distanze da De Luca avrebbe perso qualche migliaia di Si nel referendum costituzionale ma ne avrebbe persi ancora di più se non si fosse dissociato. La mia opinione è che se il Pd nei mesi scorsi si fosse dissociato da De Luca avrebbe perso molti voti, soprattutto in Campania, ma ne avrebbe guadagnati molti di più a livello nazionale. Ecco quello che scrisse Scalfari: “Noi tutti, o almeno moltissimi di noi, l’hanno conosciuto quando era ancora sindaco di Salerno e faceva campagna elettorale per diventare governatore. E come l’abbiamo conosciuto? Ascoltando le trasmissioni di Crozza. Era fantastico Crozza nei panni di De Luca e lo faceva parlare esattamente come De Luca parla sempre. Anche allora la Bindi lo attaccò per linguaggio inqualificabile dietro al quale c’era probabilmente il reato di voto di scambio, ma non lo denunciò come anche oggi sta avvenendo. Oggi parla come allora: gli occorrono dei Si al referendum e lui promette merende, fritture, mance e tutto quello che lui può fare per favorirli nella pubblica amministrazione. Questo è il suo linguaggio e il suo personaggio. Il Pd deve dissociarsi ufficialmente da questa situazione. Perderà qualche migliaia di Si ma ne perderebbe di più se non si dissociasse” (L’ideologia dei Cinquestelle deriva dall’uomo qualunque; La Repubblica, 27/11/2016).
    Last Post by Franco Pelella il 30 Sep. 2022
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  8. NON E’ VERO CHE NEGLI ANNI SCORSI IL PARTITO DEMOCRATICO NON HA FATTO UNA POLITICA DI SINISTRA

    By Franco Pelella il 28 Sep. 2022
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    In questi giorni ad Enrico Letta e al Pd vengono fatte due accuse. Quella di non aver gestito bene, nel corso della campagna elettorale, la politica delle alleanze e quella di non aver fatto, negli anni scorsi, una politica di sinistra. Credo di aver dimostrato con un precedente articolo (https://francopelella.blogfree.net/?t=6384075) che Enrico Letta non ha avuto grosse colpe relativamente alla campagna elettorale. Rimane l’accusa al Pd di non essere stato, negli ultimi anni, un partito effettivamente di sinistra. Anche in questo caso mi sembra che il Pd non abbia molto da farsi perdonare; le sue scelte politiche sono state sostanzialmente coerenti con la sua tradizione di partito di sinistra e in ogni caso sono state quasi sempre condivisibili (anche quando contrastavano con idee diverse dei Cinque Stelle o della sinistra radicale). Per quanto riguarda la politica internazionale il Pd:
    - ha espresso la massima solidarietà nei confronti dell’Ucraina attaccata brutalmente dalla Russia auspicando anche l’invio di armi ai combattenti;
    - ha difeso l’ispirazione democratica e solidale dell’Unione europea contrastando le politiche dei Paesi sovranisti come l’Ungheria;
    - si e battuto perché arrivino in Italia i miliardi del Piano nazionale di rinascita e resilienza;
    - ha auspicato che nell’ambito dell’Unione europea le decisioni vengano prese a maggioranza per evitare che pochi Paesi sovranisti blocchino le decisioni importanti;
    - si è battuto attivamente affinchè l’Unione europea coinvolga tutti i Paesi componenti nella gestione delle politiche migratorie.
    Per quanto riguarda invece la politica nazionale il Pd:
    - ha gestito la pandemia auspicando una vaccinazione di massa e combattendo i no vax;
    - ha condiviso con Draghi il tentativo di contrastare il monopolio dei tassisti e dei balneari;
    - ha difeso il reddito di cittadinanza auspicando un cambiamento dei suoi aspetti negativi (la concessione a persone che non ne hanno diritto e la scarsa capacità di legare questa misura alla creazione di opportunità lavorative);
    - ha difeso la libertà di abortire da parte delle donne e il tentativo di contrastare la libertà di coscienza dei medici anti-abortisti;
    - ha contrastato le richieste di attenuare le misure di salvataggio in mare dei migranti e di bloccare drasticamente il loro arrivo;
    - ha contrastato la richiesta di attivare una tassazione non progressiva e non legata al reddito delle persone;
    - si è battuto per l’introduzione del salario minimo garantito.
    La mia opinione è che l’unico aspetto non di sinistra della politica del gruppo dirigente del Pd sta nel mancato contrasto dei comportamenti deteriori di una parte del Pd meridionale. In particolare si è sbagliato a non intervenire drasticamente contro un dittatore come Vincenzo De Luca, che attua una politica familista e clientelare e che si oppone volgarmente e platealmente ad una parte del gruppo dirigente del Pd.
    Last Post by Franco Pelella il 28 Sep. 2022
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  9. TUTTI SPARANO CONTRO ENRICO LETTA MA EGLI NON HA GROSSE COLPE

    By Franco Pelella il 27 Sep. 2022
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    Dopo a sconfitta elettorale del centrosinistra tutti stanno sparando contro Enrico Letta e il Pd. Ma quali sono le colpe di Letta? All’indomani della caduta del governo Draghi e l’indizione delle elezioni politiche Letta aveva due alternative: o allearsi con le forze politiche del centrosinistra che avevano sostenuto Draghi o allearsi con i Cinquestelle che avevano contribuito a farlo dimettere. Non era possibile allearsi con tutte queste forze politiche perché Carlo Calenda aveva fatto capire chiaramente che era contrario ad un’alleanza con i Cinquestelle. In quel momento, poi, i sondaggi davano a Calenda e al Terzo Polo un consenso quasi uguale a quello dei Cinquestelle (intorno al 10%). Inoltre, per allargare il campo dei consensi, Letta ha sottoscritto un accordo elettorale con Sinistra Italiana e Verdi, che sono state forze politiche contrarie al governo Draghi. Si potrebbero, però, imputare a Letta due eventi che sono accaduti dopo la caduta del governo Draghi: la rinuncia all’alleanza col Pd da parte di Calenda e la risalita nei consensi da parte dei Cinquestelle. Ma erano eventi effettivamente prevedibili? Io penso di no, anche tenendo conto del carattere volubile di Calenda e della furbizia politica populista di Giuseppe Conte. Infine Letta ha detto stamattina che il principale responsabile della vittoria del centrodestra è stato Conte. Su questo non sono d'accordo. Secondo me il principale responsabile è stato Calenda perché ha avuto il ruolo dell'elemento più divisivo del centrosinistra.
    Last Post by Franco Pelella il 27 Sep. 2022
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  10. FRANCO PELELLA: LA LUNGHISSIMA DURATA DELLA QUESTIONE MERIDIONALE

    By Franco Pelella il 14 Sep. 2022
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    Il ritorno della lunga durata nella ricerca storica

    Il Manifesto per la storia degli storici statunitensi David Armitage e Jo Guldi (1) ha denunciato la crisi profonda che attraversa questa disciplina. Già dopo la pubblicazione della prima edizione, nell’ottobre del 2014, esso ha suscitato grande interesse e reazioni contrastanti sia in ambito accademico che nei media di tutto il mondo, come raramente si è visto per un libro di storia, divenendo da subito un caso editoriale (2). La tesi centrale è la guerra al cosiddetto short-termism, il virus che secondo gli autori, in un arco di tempo compreso tra il 1975 e il 2005, ha contaminato la ricerca storica; le cause di questa svolta vengono fatte risalire da Armitage e Guldi a vari fattori: in primo luogo l’affermarsi a livello internazionale nel corso dei primi anni settanta di una nuova generazione di storici – cresciuti nelle università europee dopo i fermenti del 1968 – che «avevano sperimentato un approccio al passato molto diverso da quello dei cultori della longue durée della generazione precedente» (3). In secondo luogo l’abbandono delle prospettive di lunga durata e il culto del «Passato breve» che ha prodotto la nascita di «quella scuola fondamentalista fautrice della necessità di restringere gli orizzonti temporali che venne definita “microstoria”» (4).
    Il crescente sospetto per le grandi narrazioni da un lato, la tendenza a privilegiare la «storia dal basso» da un altro, mettendo in secondo piano la storia delle élites, ha aperto la strada a una successiva serie di «svolte» che è stata descritta dagli autori seguendo questa sequenza concatenata di passaggi: la svolta linguistica (5) ha spianato la strada a un’ampia ripresa della cultural history (6) per arrivare alla storia transnazionale, a quella imperiale e alla storia globale (7). Ma Armitage e Guldi hanno anche sostenuto che è in atto un ritorno alla lunga durata che si è manifestato nella storiografia internazionale negli ultimi anni come conseguenza delle riflessioni che si sono sviluppate in relazione ai cambiamenti climatici e più in generale alla difesa dell’ambiente; potendo utilizzare una gamma sempre più ampia di documenti digitalizzati e big data la storia può offrire strumenti interpretativi sul futuro della sostenibilità, può analizzare le cause che hanno ostacolato il percorso delle singole comunità nazionali verso la realizzazione di una società più giusta e più ecologicamente equilibrata, può indagare la storia dell’Antropocene e può far emergere le responsabilità di quanti hanno lavorato nelle ultime decadi alla sistematica distruzione dei beni comuni prodotti nel corso dei secoli passati (8).
    Le potenzialità euristiche di un ritorno alla storia di lunga durata riguardano anche i problemi della governance internazionale: qui l’attenzione di Armitage e Guldi è indirizzata a quei processi che negli ultimi cinquant’anni hanno profondamente modificato il rapporto tra istituzioni politiche, istituzioni economic...

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    Last Post by Franco Pelella il 14 Sep. 2022
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