1. Nel caso Charlie Hebdo la satira era evidentemente oltraggiosa

    By Franco Pelella il 6 Sep. 2020
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    Caro Corrado Augias, rispondendo ad un lettore a proposito dell’affermazione di Macron sulla libertà di blasfemia Lei ha scritto che “Tra l’oltraggio e la critica (sempre lecita nella cultura occidentale) s’affaccia però un’altra espressione che è la satira dove i confini diventano più sfumati” (Quel fragile confine tra libertà e rispetto; La Repubblica, 4/9/2020). E’ vero che con la satira i confini diventano più sfumati ma la mia opinione è che ci sono occasioni nelle quali la satira diventa evidentemente oltraggiosa. E’ il caso di molte vignette di Charlie Hebdo. Ciò vuol dire che i terroristi islamici hanno fatto bene ad uccidere alcuni redattori della rivista francese? Certamente no. In questo caso, secondo me, hanno sbagliato i giudici francesi che non hanno sanzionato i redattori della rivista sulla base della legislazione esistente. Ad esempio l’articolo 1 del titolo 1 della legge n. 72-546 del 1° luglio 1972 (la cosiddetta legge Pleven) stabilisce che: «Coloro che (…) avranno incitato alla discriminazione, all’odio o alla violenza nei confronti di una persona o di un gruppo di persone, a motivo della loro origine, della loro appartenenza o non appartenenza a un’etnia, a una nazione, a una razza o a una religione determinata, saranno puniti».
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  2. E' giusto aiutare il Sud ma attivando politiche meritocratiche

    By Franco Pelella il 15 Aug. 2020
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    Isaia Sales continua a sostenere l’opportunità di fare maggiori investimenti al Sud e di imitare le politiche di aiuti fatte in Germania per recuperare la Germania Est. Ecco quello che ha scritto: “…Il caso della Germania…dimostra che non è vero affatto che i soldi spesi nell’area più arretrata di una nazione sviluppata sono uno spreco, un elemento antieconomico, una perdita secca per lo Stato e per i territori più ricchi. È vero esattamente il contrario: investire nella parte meno sviluppata è un affare per l’intera nazione. Può sembrare un sacrificio in un primo momento, poi si trasforma in una straordinaria opportunità. La Germania di oggi è di gran lunga la nazione europea più sviluppata, economicamente più ricca di quanto lo fosse prima della riunificazione e prima dei grandi investimenti nell’Est. Recuperando la parte più arretrata, la ricchezza investita si è trasformata in ricchezza generale. La Germania di oggi deve quello che rappresenta nell’economia mondiale alle scelte del 1989. L’Italia diventerebbe la prima nazione d’Europa se recuperasse il suo Sud. Ma come si fa a ragionare di futuro quando una misura necessaria come l’agevolazione per le assunzioni nel Mezzogiorno viene considerata come un danno per le imprese settentrionali? In Italia abbiamo un assoluto bisogno di Helmut Kohl del Nord” (Il vittimismo settentrionale e la lezione della Germania Est; Il Mattino, 11/8/2020). Continuo a non essere d’accordo con l’impostazione che Isaia Sales dà alla richiesta di politiche di aiuto al Mezzogiorno; egli , come sempre, si mantiene sul piano dei principi sostenendo che inevitabilmente tali politiche produrranno risultati positivi ma questo non è scontato. A partire dal secondo dopoguerra gli aiuti dai al Mezzogiorno sono stati innumerevoli; con la Cassa per il Mezzogiorno, dopo il terremoto del 1980 e con i fondi europei i miliardi investiti sono stati molti ma i risultati non sono stati all’altezza. Ma anche continuare a citare la Germania come esempio di buona politica di investimento nei territori più arretrati non è condivisibile; non si può continuare a mettere sullo stesso piano la Germania Est e il Mezzogiorno d’Italia: sono innumerevoli le differenze in termini di presenza criminale, senso civico e di capitale sociale nei due territori. Il problema, quindi, non è la necessità di aiutare il Mezzogiorno ma le politiche che vengono attivate al fine di raggiungere l’obiettivo di un’effettiva rinascita di questo territorio. La mia opinione è che le uniche politiche realmente efficaci possono rivelarsi quelle meritocratiche; gli aiuti, cioè, andrebbero dati alle imprese, alle amministrazioni pubbliche, alle scuole, alle persone che abbiano avuto comportamenti virtuosi. Altrimenti essi continueranno a rivelarsi inefficaci.
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  3. Per le elezioni regionali campane nè voto disgiunto nè astensione. Votiamo la lista ecologista "Terra"

    By Franco Pelella il 15 Aug. 2020
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    Fausto Morrone (ex segretario della CGIL di Salerno) ha affermato di essere convinto che nel Pd e in Articolo 1 rimangono tanti elettori, e pure qualche dirigente, con sani principi, belle speranze e che, con stupore e un nodo allo stomaco, apprendono di quanto sta avvenendo in Campania nella coalizione a cui aderisce il maggior partito della sinistra («I dem non votino De Luca presidente»; Il Quotidiano del Sud, 14/8/2020). A questa area Morrone ha rivolto l’invito a valutare d’idea di sostenere un candidato presidente di un altro schieramento, non di destra, che si richiami all’attuale esperienza di governo nazionale e quindi collocato in un ambito democratico, socialmente sensibile e di progresso. A Morrone ha risposto l’architetto Fausto Martino (GIANMARIA ROBERTI: «Se questa è la sinistra meglio l’astensione»; Il Quotidiano del Sud, 15/8/2020). Egli ha detto che non condivide la sua indicazione di voto e si è chiesto a cosa serve il voto disgiunto; secondo lui, forse solo a far prendere più voti alle liste che al candidato presidente ma certamente non a far eleggere un altro presidente. Secondo Martino quelli del Pd e di Articolo 1 che sono nelle liste che sostengono De Luca lo fanno in nome di un’utilità; essi sanno benissimo con chi si stanno alleando e non vanno, perciò, giustificati. Per lui l’opzione più accattivante è quella di non andare proprio a votare. Mi permetto di dire che non condivido né l’indicazione di Morrone né quella di Martino; sono anch’io convinto che il voto disgiunto non serve a molto ma ritengo sbagliato non andare a votare. Il non voto serve solo a dare più forza alle liste e ai candidati presidenti che non piacciono. Anche un solo voto espresso per una lista e un presidente dei quali si condividono, in linea di massima, le convinzioni politiche serve a dare meno forza ai propri nemici politici. Per le prossime elezioni regionali in Campania la sinistra radicale si riconosce nella lista ecologista “Terra”, che candida alla presidenza della Regione l’avvocato Luca Saltalamacchia. Andiamo a votare questa lista e questo avvocato. In questo modo, senza farsi alcuna illusione sul risultato finale, avremo la convinzione di aver dato un voto utile e di non aver fatto alcun compromesso con la nostra coscienza.
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  4. PERCHE’ VINCENZO DE LUCA NON RISPONDE ALL’ACCUSA DI MARIO SANTANGELO? ALLORA E’ VERO CHE LA COSTRUZIONE DEI TRE OSPEDALI COVID E’ STATA UN INUTILE SPRECO?

    By Franco Pelella il 9 Aug. 2020
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    Come tutti sanno è scoppiato lo scandalo dei tre Covid Hospital di Caserta, Napoli e Salerno. Si tratta di tre strutture modulari prefabbricate collocate nei pressi di ospedali già esistenti e non entrate mai veramente in funzione (hanno ospitato pochissimi malati di coronavirus) . Il costo previsto originariamente per questi tre ospedali era di 12,5 milioni di euro ma si parla di altri milioni di costi aggiuntivi per alcune varianti previste. Si tratta di un grosso scandalo. Ma lo scandalo più grosso è un altro. I tre ospedali sono stati costruiti senza valutare la possibilità di utilizzare le strutture sanitarie già esistenti. Vincenzo De Luca aveva il dovere di fare questa valutazione. A Napoli c’è il Nuovo Policlinico, che è una vera e propria città ospedaliera di 194mila metri quadri per 26 padiglioni, che ospita reparti di svariate specialità mediche. L’utilizzo di uno di questi padiglioni come Covid Hospital (come ha sostenuto l’ex assessore alla sanità della Regione Campania Mario Santangelo) avrebbe consentito di risparmiare milioni di euro invece di attivare delle strutture che, in assenza di malati di coronavirus, rischiano di rimanere completamente inutilizzate. Sono passati due giorni dalla pubblicazione dell’intervista con la quale Mario Santangelo ha formulato la suddetta accusa (sulle pagine napoletane de La Repubblica) ma De Luca non ha avuto nulla da obiettare. Perché non risponde? Forse perché Mario Santangelo ha detto la verità?
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  5. Non è vero che il funzionamento delle regioni del Nord è simile a quello delle regioni del Sud

    By Franco Pelella il 8 Aug. 2020
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    Commentando lo stato del decentramento regionale in Italia lo storico Aurelio Musi ha fatto la seguente riflessione: «…i tratti comuni all’intera storia dell’istituto regionale dopo il 1970, macchina di consenso politico più che di buon governo territoriale, sono stati l’abnorme sviluppo della macchina burocratica, del personale, l’uso clientelare delle risorse e lo sperpero dei fondi statali trasferiti, la gestione delle emergenze meno per ricostruire efficacemente dopo le catastrofi e più per instaurare solidi rapporti fra politica e affari con la conseguente contiguità con la criminalità organizzata. Il pensiero corre, ovviamente, alla ricostruzione dopo il terremoto del 1980 in Campania. Questi tratti sono andati accentuandosi, producendo una sostanziale unificazione di comportamenti fra Nord e Sud, col trasferimento, fra anni Novanta e Duemila, di ulteriori competenze e poteri alle regioni soprattutto in materia sanitaria. Le conseguenze? Le abbiamo vissute nella seconda fase del Covid e le stiamo vivendo in questa terza fase. La regione Lombardia esce con le ossa rotte dalla gestione della pandemia. Ma il tanto decantato "modello Campania" sta scricchiolando alla luce dei provvedimenti recenti della magistratura. Insomma, forse è giunto il momento di fare marcia indietro. Occorre oggi più Stato, meno decentramento regionale» (Inchiesta Covid, scricchiola il modello Campania; La Repubblica-Napoli, 6/8/2020). Sono d’accordo con il professor Musi sul fatto che oggi occorre più Stato e meno decentramento regionale ma non condivido la sua opinione sul funzionamento delle regioni del Nord e del Sud. Non è vero che dopo il 1970 i tratti comuni della storia dell’istituto regionale sono stati l’essere macchine di consenso politico piuttosto che di buon governo territoriale. La famosa ricerca sul funzionamento delle regioni italiane svolta dal team del sociologo statunitense Robert Putnam agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso ha messo in luce differenze sostanziali nel funzionamento delle regioni del Nord e delle regioni del Sud, con le regioni del Nord caratterizzate, a differenza di quelle del Sud, dal buon governo. Negli ultimi decenni non c’è stata una sostanziale unificazione di comportamenti e le differenze nel funzionamento delle regioni del Nord e delle regioni del Sud sono rimaste sostanzialmente immutate. Se guardiamo, per esempio, a due importanti indicatori come il funzionamento del sistema sanitario o la capacità di spesa (in particolare dei fondi europei) vediamo tutte le differenze ancora esistenti. E’ notorio, in particolare, che permane l’esodo dei malati meridionali presso le strutture ospedaliere del Nord. Il fatto che la regione Lombardia sia uscita con le ossa rotte dalla pandemia non deve necessariamente comportare un giudizio negativo su tutte le regioni del Nord; in Lombardia c’è una specificità data sia dalla virulenza del virus sia dalla particolare incapacità di quella specifica classe dirigente leghista.
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  6. La sinistra campana non è unita perchè non condivide un minimo di valori e di comportamenti

    By Franco Pelella il 5 July 2020
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    Il filosofo Pino Cantillo ha scritto un corsivo nel quale, prendendo spunto da un articolo di Luciano Violante, ha elogiato il compromesso in politica (Alla prossime elezioni la sinistra non si divida sul governatore; Il Quotidiano del Sud-Edizione di Salerno, 5/7/2020). Egli ha scritto: «…soprattutto la sinistra, in quanto portatrice in prima istanza degli interessi dei ceti più deboli, deve saper attuare il metodo del compromesso nella società, sul piano economico e politico, e nella situazione italiana attuale tentare di attirare nel ragionevole compromesso le forze non-sovraniste, non-populiste, disponibili (penso ad una parte dei cinque stelle)». Su questo punto sono pienamente d’accordo. Condivido la strategia politica del Pd nazionale (e di una parte della sinistra radicale) di formare un governo di compromesso con i cinque stelle al fine di sbarrare la strada alla destra sovranista e populista. Ma poi il professor Cantillo ha proseguito scrivendo delle elezioni regionali: «Ma è anche al suo interno che la sinistra deve sapersi presentare unita, pur nelle differenze, specialmente agli appuntamenti elettorali, a cominciare da quello, imminente, delle elezioni regionali. Senza scendere nei particolari, mi chiedo, in Campania, che senso può avere presentare più candidati governatori nell’area di sinistra? Comprensibile, anzi auspicabile, più liste, ma non più candidati governatori. Non è più razionale trovare “compromessi” programmatici intorno ad un unico candidato in grado di battere la destra e realizzare il programma comune?». Su questo secondo punto non sono d’accordo. Per essere unita la sinistra dovrebbe condividere un minimo di valori e di comportamenti . Se, però, una componente fondamentale della sinistra regionale (De Luca) ha condotto per anni una politica personalistica e autoritaria oltre che aggressiva nei confronti delle altre componenti della sinistra quale compromesso è possibile trovare? Quanto a battere la destra è molto probabile che l’emiro (sulla base di quanto dicono i sondaggi) vinca, anche se la sinistra avrà altri candidati a governatore. Ma si sa che molti voti a De Luca arriveranno da destra e che egli si è alleato con Mastella, De Mita e Cirino Pomicino. Allora la vera domanda è: De Luca rappresenta veramente la sinistra? La mia risposta è no. Il suo modo di far politica lo rende appartenente più alla destra che alla sinistra.
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  7. L'uomo della strada non è peggiore della persona bene introdotta ma non è neanche migliore

    By Franco Pelella il 28 June 2020
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    Commentando la risposta che un noto virologo ha dato ad un suo collega che lo ha insultato pesantemente (“Certe cose me le aspetto dall’uomo della strada”) Michele Serra ha sostenuto di non credere che, quanto all’uso violento dei social, l’uomo della strada sia per principio peggiore della persona bene introdotta (L’uomo della strada non c’entra; La Repubblica, 28/6/2020). Questo è sicuramente vero. Ma poi ha aggiunto “Quando sente l’odore del sangue, accorre anche l’uomo della strada: ma non è lui il mandante”. Su questa affermazione non sono d’accordo. Secondo me essa è la spia di una vecchia concezione dei marxisti secondo la quale gli ultimi (gli operai, i contadini, i braccianti, i poveri, ecc. ecc.) non sono colpevoli per le loro cattive azioni perché essi sono influenzati negativamente da coloro (i borghesi, i capitalisti, ecc. ecc.) che li precedono nella scala sociale. Questo non è vero. Sono convinto che ogni uomo ha la capacità di discernere il bene dal male e quindi è nelle condizioni di poter decidere autonomamente sui propri comportamenti. Spesso i delinquenti sono persone agiate e istruite ma nella maggior parte dei casi non è così; i più importanti capi mafiosi sono di umili origini. Non bisogna, perciò, compatire più di tanto l’uomo della strada; quando sbaglia va criticato e sanzionato allo stesso modo di tutti gli altri uomini.
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  8. I monumenti non sono solo testimoni del loro tempo ma parlano anche all'oggi

    By Franco Pelella il 14 June 2020
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    Corrado Augias oggi ha risposto ad un lettore a proposito delle polemiche relativamente all’abbattimento o meno delle statue dedicate agli schiavisti e ai razzisti. Egli, in particolare, ha sostenuto che “I monumenti sono testimoni, muti e immobili, del loro tempo” (Le statue, immutabili figlie del loro tempo; La Repubblica, 14/6/2020). Non sono d’accordo. Ci sono monumenti che interferiscono in modo stridente con il mondo attuale. I monumenti sono fatti per onorare le persone; perché dovrebbero essere ancora onorati i generali e gli uomini politici del Sud schiavista degli Stati Uniti? Se ci fossero ancora (ma fortunatamente non ci sono) monumenti dedicati a Mussolini e ad Hitler la loro presenza non striderebbe troppo (il monumento di Mussolini che sta a Predappio è all’interno di un cimitero, un luogo particolare che non può essere equiparato ad una piazza; per questo motivo nessuno propone di abbatterlo)? Già avvertiamo un disagio quando vediamo i segni dell’epoca fascista sui palazzi dell’epoca; sarebbe peggio vedere delle statue. Il discorso quindi non riguarda tutti i monumenti ma solo quelli che provocano un forte disagio per la loro inopportunità. Sono, perciò, esclusi i monumenti che celebrano figure storiche del lontano passato. Che disagio possono provocare le statue di Cesare o di Traiano?
    Last Post by Franco Pelella il 14 June 2020
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  9. Chi non mette la mascherina non è di destra (ma è solo incosciente o ignorante)

    By Franco Pelella il 14 June 2020
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    Dopo che Vittorio Sgarbi non ha messo la mascherina in Parlamento Michele Serra, ripensando a comportamenti analogamente irrispettosi da parte di Trump, Bolsonaro e Trump, si è chiesto (tra il serio e il faceto) se la mascherina è di sinistra. La mia opinione è che chi mette spontaneamente la mascherina è sicuramente una persona che si preoccupa per la salute sua o per quella degli altri (o per tutte e due le cose), quindi può essere definita o come una persona apprensiva o come una persona solidale. Almeno in parte, perciò, la mascherina è di sinistra. Quelli che non la mettono, invece, possono essere forse definiti incoscienti o ignoranti. Non so se possono essere definiti di destra, soprattutto se si tratta dei leader politici precedentemente citati. Questi leader non hanno la principale prerogativa dei tradizionali leader di destra, l’ossessione del rispetto della legge e dell’ordine. I leader politici veramente di destra sono i dittatori cinesi o coreani e, paradossalmente, uno come Vincenzo De Luca, che dell’uso della mascherine da parte dei cittadini campani ha fatto un’ossessione. Riflettendoci l’ossessione per l’uso delle mascherine può essere considerata la principale cartina di tornasole che De Luca è un politico di destra. Uno che con la sinistra non ha nulla a che fare.
    Last Post by Franco Pelella il 14 June 2020
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  10. Corrado Augias è troppo fatalista sul caso Regeni

    By Franco Pelella il 14 June 2020
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    Corrado Augias ha commentato il caso Regeni dopo la notizia di una commessa di circa 10 miliardi di Euro dell’Egitto all’Italia. La sua opinione è che nelle condizioni date non è possibile dare il conforto della giustizia ai genitori di Giulio Regeni perché nel suo omicidio sono coinvolte personalità egiziane troppo alte in grado. Egli ha richiamato l’uccisione di Nicola Calipari nel marzo del 2005 in Iraq per mano di un soldato statunitense e il caso dell’aviatore, sempre statunitense, che nel 1998 troncò la funivia del Cermis causando 20 morti ed ha scritto “…nulla è accaduto dopo le proteste di rito né è cambiato il rapporto con gli Stati Uniti – evento impensabile” (Pietas e convenienza il dilemma nel caso Regeni; La Repubblica, 13/6/2020). La mia opinione è che Augias sia stato troppo fatalista. E’ vero che nell’omicidio Regeni sono coinvolti alti funzionari di Stato egiziani e che in questi casi è difficile far prevalere i valori della pietas su quelli della convenienza ma non è scontato che debbano prevalere sempre i valori della convenienza. Quando l’episodio in questione è un delitto efferato i valori della pietas dovrebbero avere la prevalenza. E poi l’Egitto non è paragonabile agli Stati Uniti, Paese con il quale è effettivamente impossibile rompere i rapporti diplomatici (anche se pure con gli Stati Uniti bisognerebbe farsi rispettare di più quando suoi cittadini commettono gravi delitti contro gli italiani).
    Last Post by Franco Pelella il 14 June 2020
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