1. IL PARTITO DEMOCRATICO È TROPPO CONDIZIONATO DALLA LOGICA CLIENTELARE E AFFARISTICA DEI SUOI AMMINISTRATORI

    By Franco Pelella il 16 Feb. 2023
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    La mia convinzione è che parecchi elettori di sinistra non sono andati a votare in occasione delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia anche perché sono convinti che molti dirigenti del Partito democratico si ispirano molto poco ai tradizionali ideali della sinistra. Essi avvertono che il Pd è condizionato troppo dalla logica clientelare e affaristica degli amministratori, coloro che sono iscritti al partito e che in tutto il Paese gestiscono molti Comuni e alcune Regioni; la logica degli amministratori si avvicina a quella di Matteo Renzi, che non a caso prima di fare il segretario del Pd e il Primo Ministro è stato Presidente dell’Amministrazione provinciale fiorentina e poi sindaco di Firenze. Tutti sanno che nel Pd ci sono ancora consistenti elementi di renzismo sia nel senso dei comportamenti sia nel senso della presenza di uomini e donne che hanno condiviso la leadership renziana.
    Il gruppo dirigente attuale del Pd (Letta, Orlando, Franceschini, Zingaretti, ecc.), quello che adesso sostiene Elly Schlein, ufficialmente ha detenuto il potere ma il potere reale è nelle mani degli amministratori, quelli che sostengono Stefano Bonaccini. Ciò si è visto chiaramente, ad esempio, quando questo gruppo dirigente ha dovuto scendere a patti con Vincenzo De Luca per ottenere buoni posti in lista in occasione delle recenti elezioni politiche. Gli stessi esponenti di Articolo 1 (Roberto Speranza, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, ecc. ecc.) dicono di essere sono contro il renzismo ma non si sono quasi mai scontrati apertamente con gli amministratori.
    Gli amministratori del Pd, che ragionano soprattutto in termini di potere e di consenso clientelare, non si sono scandalizzati quando per anni la destra leghista ha insistito per attivare l’autonomia differenziata delle regioni. Stefano Bonaccini e gli altri amministratori del Pd (compreso perfino Vincenzo De Luca e Michele Emiliano) hanno guardato al maggior potere che essi avrebbero gestito nel caso in cui fosse andata in porto questa riforma piuttosto che ai grossi e ulteriori squilibri che essa avrebbe comportato nel rapporto tra il Nord e il Sud del Paese.
    Non è un caso che Vincenzo De Luca, il quale oramai da molti anni insulta regolarmente i dirigenti nazionali del Pd, non viene espulso né sanzionato. Il motivo reale per cui il gruppo dirigente nazionale del Pd (e i gruppi dirigenti delle altre formazioni politiche eredi del Pci che lo hanno preceduto) non hanno mai potuto prendere in considerazione l’ipotesi di espellere dal Pd Vincenzo De Luca e gli altri notabili del Sud è perché essi sono sostenuti dagli amministratori del Centro-Nord; questi amministratori evidentemente non sentono i notabili meridionali lontani da sé stessi e dai loro comportamenti.

    Edited by Franco Pelella - 16/2/2023, 21:44
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  2. UN’ANOMALIA DA CORREGGERE: L’ECCESSIVO POTERE DEI PRESIDENTI REGIONALI

    By Franco Pelella il 25 Jan. 2023
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    Si sta discutendo molto negli ultimi mesi dell’autonomia differenziata delle regioni e del rischio che una maggiore autonomia delle regioni penalizzi le regioni meridionali rendendo quelle settentrionali più forti economicamente di quello che già sono adesso. Il dibattito è molto acceso e le posizioni sono contrastanti. I governatori delle regioni del Nord rassicurano sul fatto che l’autonomia differenziata non penalizzerebbe le regioni meridionali ma l’opinione pubblica meridionale è giustamente diffidente.
    Ma sono contrastanti anche le opinioni sul regionalismo dato che stanno aumentando coloro che danno un giudizio negativo sull’esperienza regionalistica. Essi si basano soprattutto sulla cattiva prova data da molte regioni nel momento in cui la crisi Covid 19 si è fatta più acuta. Ma io penso che la situazione delle regioni italiane non sia molto diversa da quanto riscontrato dal sociologo statunitense Robert Putnam nel 1993, quando scrisse il famoso libro Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy (tradotto in italiano con il titolo La tradizione civica nelle regioni italiane). Quello che verificò Putnam, e che credo sia sostanzialmente verificabile anche adesso, è che le regioni del Nord di solito funzionano meglio di quelle del Sud per varie ragioni ma che fondamentalmente il loro funzionamento è migliore perché nel Nord c’è un senso civico più sviluppato che nel Sud.
    Ciò che, però, non può essere messo in discussione è l’anomalia derivante dal potere abnorme di cui stanno godendo i presidenti delle regioni. Tale peculiarità è emersa soprattutto durante la crisi del Covid 19, quando essi si sono autoattribuiti un potere (quello di gestire un’emergenza sanitaria nazionale) che la Costituzione attribuisce al governo centrale e che il governo centrale non è stato in grado di strappare loro. Ma il potere abnorme era emerso già in altre occasioni. Ad esempio quando il presidente del Veneto Luca Zaia è riuscito a fare (imponendo al Consiglio regionale veneto la modifica dello Statuto) un terzo mandato che la Costituzione non prevede oppure quando il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha preso decisioni fortemente contrastanti con quelle del governo nazionale o ha offeso più volte i componenti del governo senza essere sanzionato.
    Ha fatto bene, perciò, il sociologo Sergio Marotta (Moderne signorie crescono; Corriere del Mezzogiorno, 7/12/2022) a sottolineare l’abnorme potere di cui godono oggi i presidenti delle regioni richiamando quanto sostenuto dal magistrato Michele Oricchio (che ha pubblicato nel 2020 il libro La questione istituzionale nell’Italia delle nuove Signorie) e dal compianto costituzionalista Gianni Ferrara.
    Questi aveva individuato l’origine del cortocircuito istituzionale tra Stato e Regioni, non tanto e non solo nella sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, avvenuta nel 2001, bensì nella doppia matrice della legittimazione politica dei quindici presidenti delle regioni a statuto ordi...

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    Last Post by Franco Pelella il 25 Jan. 2023
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  3. PURTROPPO ANCHE STEFANO BONACCINI ED ELLY SCHLEIN HANNO IL TRADIZIONALE ATTEGGIAMENTO ACCONDISCENTE DEI VERTICI DEL PD NEI CONFRONTI DI VINCENZO DE LUCA

    By Franco Pelella il 17 Jan. 2023
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    Quelli della mia generazione sono cresciuti con una certa idea della sinistra e dei partiti che la rappresentavano; per noi la sinistra era una parte politica che difendeva i valori della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, della pace e della solidarietà. Era facile schierarsi perché era tutto molto chiaro. Ma con l’andare del tempo le cose si sono complicate; c’è stata una mutazione genetica all’interno del maggiore partito della sinistra. Sono stati tollerati e acclamati personaggi che non avevano niente a che fare con i valori tradizionali. L’ascesa alla segreteria del Pd e poi alla Presidenza del Consiglio di un personaggio come Matteo Renzi (un personaggio arrivista, accentratore e a caccia di potere) è stato un segnale preciso della suddetta mutazione genetica. Ma essa era già in atto da tempo. Una cartina di tornasole inequivocabile è l’atteggiamento che i vari segretari del Partito Comunista Italiano, poi Partito democratico della sinistra, poi Democratici di sinistra e poi Partito democratico (Enrico Berlinguer, Alessandro Natta, Achille Occhetto, Massimo D'Alema, Walter Veltroni, Piero Fassino, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Matteo Orfini, Maurizio Martina, Nicola Zingaretti, Enrico Letta) hanno avuto nei confronti di Vincenzo De Luca. Hanno tutti tollerato che egli (segretario della Federazione del PCI di Salerno dal 1975 al 1985, sindaco di Salerno dal 1993 al 2001 e dal 2006 al 2015, presidente della Regione Campania dal 2015): 1) facesse il bello e cattivo tempo; 2) fosse autoritario, arrogante e volgare sia nei confronti degli avversari interni di partito che nei confronti degli avversari politici esterni, dei giornalisti, dei funzionari amministrativi, ecc.; 3) si comportasse in modo chiaramente clientelare. Hanno tutti accettato l’idea che fosse possibile avere all’interno del partito un personaggio che si comportava peggio dei classici notabili meridionali. Enrico Letta, per la verità, sembrava volersi distinguere dai suoi predecessori. Quando De Luca ha appoggiato l’elezione a sindaco di Benevento di Clemente Mastella egli è andato a sostenere il candidato del Pd e quando De Luca ha escluso dalla direzione della Fondazione Ravello lo scrittore Antonio Scurati egli lo ha invitato alla Festa dell’Unità nazionale. Ma quando si è trattato di fare le liste elettorali delle ultime elezioni politiche Enrico Letta ha fatto pubblicamente un accordo con De Luca consentendogli di candidare il figlio Piero a Salerno in una posizione sicura per l’elezione alla Camera dei deputati. Non si distingue dai suoi predecessori Stefano Bonaccini, quello che sarà, molto probabilmente, il prossimo segretario del Pd. Anche lui ha stretto un accordo con De Luca promettendogli che il figlio Piero sarà il referente del Pd nazionale per tutte le questioni che riguardano il Mezzogiorno. Mi sarei aspettato che Elly Schlein, l’avversaria di Bonaccini nella corsa alla segreteria del Pd, fosse cosciente del...

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    Last Post by Franco Pelella il 17 Jan. 2023
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  4. E’ INTOLLERABILE CHE FRANCESCO BOCCIA DICA CHE ELLY SCHLEIN RAPPRESENTA LA SPERANZA DI UN CAMBIAMENTO EPOCALE PER LA SINISTRA E IL PD E NON DICA UNA PAROLA CONTRO I NOTABILI EMILIANO E DE LUCA

    By Franco Pelella il 22 Dec. 2022
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    Il senatore Francesco Boccia è un vecchio sostenitore del notabile Michele Emiliano, presidente della Giunta regionale pugliese. Nel 2021 egli è stato nominato Responsabile Autonomie Territoriali ed Enti Locali della Segreteria nazionale del Partito democratico e nel 2022 commissario del Pd in Puglia e Campania. In qualità di commissario regionale ha gestito l’indecente accordo elettorale tra il Pd e Vincenzo De Luca che ha portato, tra l’altro, alla rielezione come deputato di Piero De Luca, figlio del presidente della Giunta regionale campana. Il senatore Boccia, che è stato appena nominato coordinatore della mozione Schlein, ha rilasciato un’incredibile intervista (GIOVANNA VITALE: Boccia: Schlein è il futuro. Coordinerò la sua campagna e ricuciremo con il M5S; La Repubblica, 21/12/2022). Ecco i punti, secondo me, più rilevanti: 1) Elly Schlein rappresenta la speranza di un cambiamento epocale che la sinistra aspetta da tempo. Con lei alla guida del Pd torneremo ad essere il primo partito dei progressisti e, ricucendo con il M5S, riusciremo a battere le destre. 2) Sostenere Draghi insieme alla destra è stato un errore fatale. Ha rivinto la logica del potere anziché le ragioni della sinistra. 3) Dopo la caduta del governo Draghi bisognava andare uniti al voto con il M5S. Se fosse successo la Meloni non sarebbe a palazzo Chigi. Una scelta presa dall’intero gruppo dirigente del Pd, me compreso, che sono stato travolto anch’io dalla sicumera di chi diceva che il Paese si sarebbe indignato per la caduta di Draghi. Le mie risposte alle affermazioni di Francesco Boccia sono le seguenti: 1) Dire che Ella Schlein rappresenta la speranza di un cambiamento epocale che la sinistra aspetta da tempo e non dire una parola contro i notabili Emiliano e De Luca è intollerabile. Significa non ammettere che la presenza dei due governatori all’interno del Pd è il principale elemento di sottomissione del Pd alla logica dei gruppi di potere e dell’affarismo. Tra l’altro egli non ha risposto neanche a Vincenzo De Luca che pochi giorni fa, il 19 dicembre, ha chiamato miserabili e anime morte i dirigenti del Pd degli ultimi 15 anni (quindi anche lui). 2) Il governo Draghi non è nato per rispondere a logiche di potere. Dopo le dimissioni del governo Conte 2, avvenute il 26 gennaio 2021, e al termine di un giro di consultazioni, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito al Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico un mandato esplorativo per verificare l'esistenza di una solida maggioranza tra M5S, PD, LeU, IV e EU-MAIE-CD, che ha avuto esito negativo. Il 3 febbraio il Presidente della Repubblica ha allora convocato al Quirinale Mario Draghi per conferirgli l'incarico di formare un nuovo governo. Draghi ha accettato l'incarico. Il 13 febbraio 2021 l'esecutivo ha prestato giuramento, entrando ufficialmente in carica. Mattarella in quell’occasione ha spiegato che era meglio evitare di fare campagna elettorale e organizzare nuove e...

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    Last Post by Franco Pelella il 22 Dec. 2022
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  5. UNA LETTERA DELL'ARCHITETTO FAUSTO MARTINO ALL'ON. SERGIO COSTA A PROPOSITO DEI PROVVEDIMENTI PRESI DAL GOVERNO CONTE SALVINI RELATIVAMENTE ALL'ABUSIVISMO AD ISCHIA

    By Franco Pelella il 7 Dec. 2022
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    L'architetto Fausto Martino (ex Soprintendente alle belle arti e al paesaggio di Cagliari, Oristano, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra) mi ha girato la seguente lettera:

    Replica al negazionismo di Sergio Costa.
    Gent.le on.le Sergio Costa,
    per replicare alle sue perentorie affermazioni e rendere comprensibile il dialogo, sono costretto a pubblicare lo screenshot del breve scambio intercorso su questa pagina perché, certamente per errore, ha disabilitato i commenti alla sua risposta.
    Ho lavorato per quarant'anni nel Ministero dei beni culturali e ho fatto il Soprintendente. Mi sono - sempre - battuto per il "paesaggio", peraltro conseguendo apprezzabili risultati fin dall'emanazione della legge Galasso (anche per la tutela del patrimonio boschivo a lei caro, in Sardegna) al punto da ricevere da Italia Nostra e ne sono onorato - l'ambitissimo premio nazionale Zanotti Bianco 2019. Dunque, mi creda., conosco la materia.
    Sappiamo tutti che l'isola d'Ischia è interamente sottoposta a vincolo paesaggistico e pertanto, per ottenere il condono edilizio, è sempre necessario acquisire "il parere favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo stesso", da individuarsi - in Campania - nei Comuni (che vi provvedono previo parere della Soprintendenza).
    Credo però sappia che le tre leggi di condono edilizio (47/1985, governo Craxi - 724/1994, governo Berlusconi - 326/2003 - governo Berlusconi) non sono identiche, tutt'altro.
    Dopo la legge 47/1985 (la più permissiva), le ulteriori leggi - per evitare censure di incostituzionalità - hanno fatto registrare sensibili "restrizioni". La 724/1994, per esempio, ha imposto limiti volumetrici e la 326/2003 ha, di fatto, escluso che potessero condonarsi abusi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico.
    Come osservato dalla Corte Costituzionale (cfr. per tutte, sentenza n. 181/2021 ) «[...] la stessa normativa relativa al terzo condono prevede, all’art. 32, comma 27, del d.l. n. 269 del 2003, come convertito, che "le opere abusive non sono comunque suscettibili di sanatoria, qualora: […] d) siano state realizzate su immobili soggetti a vincoli […] qualora istituiti prima della esecuzione di dette opere, in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici."»
    Converrà dunque che, prima del provvidenziale intervento legislativo che lei sminuisce, nell'Isola d'Ischia, come in tutte le altre aree del nostro disgraziato Paese sottoposte a vincolo paesaggistico, la legge 326/2003 (c.d. terzo condono) NON avrebbe potuto consentire di "sanare" i fabbricati abusivi né tantomeno di erogare contributi statali per risarcire i danni da calamità.
    A questa "pecca" pose rimedio il sig. Luigi Di Maio, allora potente ministro del governo di Giuseppe Conte che, per quanto riportato d...

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    Last Post by Franco Pelella il 7 Dec. 2022
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  6. SE LA RUSSIA NON RINUNCIA AI TERRITORI OCCUPATI LA SOLUZIONE PACIFICA DELLA GUERRA E’ MOLTO DIFFICILE

    By Franco Pelella il 4 Dec. 2022
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    Nei giorni scorsi Macron e Biden hanno detto che vorrebbero organizzare una conferenza di pace per porre fine alla guerra in Ucraina ma Putin ha subito risposto che è interessato ad essa se si accetta il principio che la Russia non rinuncia ai territori occupati. Cosa emerge da questo scambio di opinioni? Che la situazione è bloccata perché il governo russo non intende rinunciare ai territori per entrare in possesso dei quali ha attaccato l’Ucraina (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) e che ha formalmente annesso il 30 settembre scorso. Il problema di fondo qual è? Che la Russia è recidiva perché nel 2014 ha annesso la Crimea, che faceva parte dell’Ucraina, senza che nessun organismo internazionale abbia riconosciuto la validità del referendum che ha decretato l’annessione. Per questo motivo, per non legittimare ulteriormente la prepotenza, gli ucraini non possono accettare di cedere i territori annessi dai russi quest’anno. Se il governo russo avesse fatto capire che era disposto a rinunciare a tali territori accontentandosi della Crimea probabilmente (al di là della formale non rinuncia alla Crimea da parte degli ucraini) ci poteva essere a breve una soluzione pacifica al conflitto ma nel momento in cui il governo russo fa capire che non vuole fare alcuna rinuncia territoriale allora la soluzione pacifica diventa molto difficile. Mi chiedo se questo scenario è chiaro a coloro che insistono perché le nazioni occidentali si impegnino a trovare a breve una soluzione pacifica al conflitto. Mi chiedo anche se essi ritengono moralmente ipotizzabile una rinuncia, anche parziale, da parte degli ucraini a Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Significherebbe legittimare la forza bruta senza avere alcuna considerazione per gli ucraini che dovrebbero rinunciare ad altri territori, dopo la Crimea, dopo essere stati barbaramente attaccati e massacrati.
    Last Post by Franco Pelella il 4 Dec. 2022
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  7. CARO MICHELE SERRA, IL POPULISMO E' STATO FIN DALLA NASCITA, E CONTINUA AD ESSERE, IL MARCHIO PRINCIPALE DEL MOVIMENTO CINQUE STELLE

    By Franco Pelella il 2 Dec. 2022
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    Michele Serra, rispondendo sul Venerdì di Repubblica del 25 novembre al lettore Francesco Loseto, ha scritto che “…grava sul partito di Conte una specie di stigma che li qualifica come populisti, e tanto basta per liquidarne la presenza come un ostacolo insensato alle magnifiche sorti progressive del centrosinistra liberal”. Ma il populismo è stato fin dalla nascita, e continua ad essere, il marchio principale del M5S. Essi hanno innanzitutto avversato il professionismo politico. Beppe Grillo nei suoi comizi e nei suoi spettacoli ha sempre portato avanti l’idea che tutti possono fare politica e che non è necessario possedere particolari conoscenze. Ma tutti i Cinque Stelle hanno sempre sostenuto che per governare non era indispensabile militare per diverso tempo in un partito o conoscere i meccanismi governativi, legislativi ed economici. Il risultato ultimo di questi ragionamenti è stato il rifiuto di concedere il terzo mandato ai loro parlamentari. Inoltre essi hanno sempre instillato l’idea che non bisognava credere alla scienza, in particolare alla scienza medica. Beppe Grillo ha sostenuto che l’aumento di bambini autistici era correlato all’uso di farmaci, vaccini, inquinamento ambientale e alimentare; nel 2009 ha scritto sul suo blog che si era informato su internet sulla necessità di vaccinarsi all’influenza suina e ha chiesto ai suoi utenti: «ne uccide più il virus o il vaccino?». Nel corso, poi, della pandemia del Covid 19 molti esponenti dei Cinque Stelle hanno insinuato dubbi sulla validità dei vaccini e hanno solidarizzato con i no vax. Ma il loro populismo emerge anche dal modo in cui affrontano le tematiche economiche. La loro tendenza è quella di proporre misure economiche in favore di vaste fasce della popolazione, misure che sicuramente procurano benefici diffusi, ma senza preoccuparsi minimamente se l’attivazione di queste misure provoca delle truffe o degli squilibri nei conti pubblici. Questo è successo sia con il reddito di cittadinanza che con il bonus 110%. Eppure il rischio di truffe, quando si distribuiscono ingenti somme, dovrebbe essere sempre presente nella mente di chi fa il legislatore in Italia.
    Last Post by Franco Pelella il 2 Dec. 2022
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  8. CARO SALES, I CINQUE STELLE AVREBBERO DOVUTO PREOCCUPARSI CHE FOSSERO ATTIVATI RIGIDI CONTROLLI PRIMA DELLA CONCESSIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA

    By Franco Pelella il 14 Nov. 2022
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    Isaia Sales ha scritto un interessante articolo sul reddito di cittadinanza (Nel Sud dimenticato il reddito di cittadinanza allontana le clientele; La Repubblica, 14/11/2022) ma esso non è del tutto condivisibile. Ha sostenuto sostanzialmente Sales che:
    1) In Italia la risposta la risposta pubblica ai senza reddito non è stata mai una priorità della politica, pur essendo il Paese interessato da estese fasce di povertà e da una divisione economia e sociale ben consolidata tra Nord e Sud.
    2) Il reddito di cittadinanza, con tutti i suoi limiti, ha coperto una necessità sempre trascurata nel passato dall’insieme della politica italiana, compresa la sinistra.
    3) In passato per le aree non produttive e per i senza reddito si è organizzato un sistema discrezionale, illegale e spesso controllato da criminali ma con risorse pubbliche in gran parte gestite dall’Inps.
    4) In passato la dimensione degli imbrogli per procurarsi un reddito è stata di gran lunga superiore al reddito di cittadinanza. Con la differenza che nel periodo precedente per avere accesso a quelle provvidenze (non spettanti) si ricorreva a faccendieri, a politici clientelari e molto spesso a mafiosi e camorristi. Sul reddito di cittadinanza, invece, non c’è stata intermediazione clientelare o controllo criminale.
    La mia opinione è che, pur essendo vere molte delle affermazioni di Sales esse non colgono tutti gli aspetti del problema. Il primo aspetto è che i principali sostenitori del reddito di cittadinanza sono stati, e sono ancora, i Cinque Stelle ed è risaputo che, essendo il loro un movimento populista, molte delle cose che sostengono (come anche, ad esempio, il superbonus 110%) non hanno come principale obiettivo quello di procurare un beneficio economico alla popolazione ma quello di procurare un sostegno elettorale al proprio movimento senza preoccuparsi di quanto incidono le loro proposte sulle casse dello Stato. Una forza politica seria, nel momento in cui ha proposto una misura generalizzata di sussidi alla popolazione e sapendo che in passato sono state fatte molte truffe all’Inps, in particolare nel Mezzogiorno, proprio per l’utilizzo dei sussidi, avrebbe dovuto preoccuparsi che fossero attivati rigidi controlli da parte dei vari organi dello Stato prima della concessione di tali sussidi. Del resto i Cinque Stelle non sono stati i primi a proporre in Italia una misura universale contro la povertà. Prima del reddito di cittadinanza esisteva il cosiddetto REI (reddito di inclusione), il primo assegno universale contro la povertà introdotto in Italia a partire dal 1 gennaio del 2018, una misura fortemente voluta dai governi Renzi e Gentiloni. Che io sappia il reddito di inclusione non ha procurato tanti comportamenti illegali e tante truffe come ha fatto il reddito di cittadinanza; sarebbe bastato attivare una serie di accorte modifiche al REI per avere un buon risultato in termini di assistenza economica ai cittadini non abbienti e molti meno tentativi di intascar...

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    Last Post by Franco Pelella il 14 Nov. 2022
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  9. PURTROPPO A CRITICARE ESAGERATAMENTE IL PD NON SONO SOLO IL TERZO POLO E I CINQUE STELLE MA ANCHE VARI ESPONENTI DELLA SINISTRA

    By Franco Pelella il 11 Nov. 2022
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    Oggi su La Repubblica c’è un’Amaca di Michele Serra all’interno della quale c’è scritto: «Il Terzo Polo e i Cinque Stelle “ritengono che fare opposizione al Pd sia più redditizio che fare opposizione al governo”, scrive Enrico Letta. È difficile smentirlo. Lo scenario politico di questo inizio legislatura vede un governo compatto e un’opposizione la cui attività principale è attaccare la sua componente più rappresentata in Parlamento, che è il Pd. Come se il vero obiettivo politico di entrambi (Calenda e Conte) fosse smembrare i dem, in grave difficoltà politica, e fare incetta dei loro elettori». Sono pienamente d’accordo. Ma il problema è che nelle ultime settimane a criticare aspramente il Pd non sono solo i Cinque Stelle e il Terzo Polo. Sulle pagine di Repubblica è in corso da alcune settimane un dibattitto feroce con interventi di vari esponenti della sinistra sul Pd e sulle sue, vere o presunte, grosse carenze. Michele Serra stesso sabato scorso è arrivato a scrivere che la crisi del Pd «è una catastrofica crisi funzionale, di quelle con esito letale. C’è un “dentro” rinchiuso nelle sue paure e nelle sue beghe di potere, e c’è un fuori che rimane rigorosamente “fuori”». Ripeto quello che ho scritto sabato. Credo che ci sia del vero in quello che scrivono Michele Serra e altri critici (ad esempio c’è una grave divisione del gruppo dirigente a proposito dell’autonomia differenziata delle regioni e un’incapacità di espellere dal partito i notabili meridionali De Luca ed Emiliano) ma che si stia esagerando nel criticare un partito che è, in ogni caso, il maggior partito riformista italiano e che senza alcun dubbio negli anni scorsi ha attivato varie e serie politiche progressiste, che è quello che in fondo realmente conta.
    Last Post by Franco Pelella il 11 Nov. 2022
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  10. SI STA ESAGERANDO TROPPO NEL CRITICARE IL PARTITO DEMOCRATICO

    By Franco Pelella il 5 Nov. 2022
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    Sulle pagine di Repubblica è in corso da alcune settimane un dibattitto feroce sul Pd e sulle sue, vere o presunte, grosse carenze. Oggi Michele Serra è arrivato a scrivere che la crisi del Pd «è una catastrofica crisi funzionale, di quelle con esito letale. C’è un “dentro” rinchiuso nelle sue paure e nelle sue beghe di potere, e c’è un fuori che rimane rigorosamente “fuori”». Credo che ci sia del vero in quello che scrivono Michele Serra e altri critici (ad esempio c’è una grave divisione del gruppo dirigente a proposito dell’autonomia differenziata delle regioni e un’incapacità di espellere dal partito i notabili meridionali De Luca ed Emiliano) ma che si stia esagerando nel criticare un partito che è, in ogni caso, il maggior partito riformista italiano e che senza alcun dubbio negli anni scorsi ha attivato varie e serie politiche progressiste, che è quello che in fondo realmente conta. Eccone alcune
    - ha espresso la massima solidarietà nei confronti dell’Ucraina attaccata brutalmente dalla Russia auspicando anche l’invio di armi ai combattenti;
    - ha difeso l’ispirazione democratica e solidale dell’Unione europea contrastando le politiche dei Paesi sovranisti come l’Ungheria;
    - -si e battuto perché arrivino in Italia i miliardi del Piano nazionale di rinascita e resilienza;
    - ha auspicato che nell’ambito dell’Unione europea le decisioni vengano prese a maggioranza per evitare che pochi Paesi sovranisti blocchino le decisioni importanti;
    - si è battuto attivamente affinchè l’Unione europea coinvolga tutti i Paesi componenti nella gestione delle politiche migratorie.
    Per quanto riguarda invece la politica nazionale il Pd:
    - ha cogestito la pandemia auspicando una vaccinazione di massa e combattendo i no vax;
    - ha condiviso con Draghi il tentativo di contrastare il monopolio dei tassisti e dei balneari;
    - ha difeso il reddito di cittadinanza auspicando un cambiamento dei suoi aspetti negativi (la concessione a persone che non ne hanno diritto e la scarsa capacità di legare questa misura alla creazione di opportunità lavorative);
    - ha difeso la libertà di abortire da parte delle donne e il tentativo di contrastare la libertà di coscienza dei medici anti-abortisti;
    - ha contrastato le richieste di attenuare le misure di salvataggio in mare dei migranti e di bloccare drasticamente il loro arrivo;
    - - ha contrastato la richiesta di attivare una tassazione non progressiva e non legata al reddito delle persone;
    - si è battuto per l’introduzione del salario minimo garantito.
    Last Post by Franco Pelella il 5 Nov. 2022
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