1. Il Partito democratico ha perso la faccia da parecchio tempo perché sono molti anni che consente a De Luca di fare tutto ciò che vuole

    By Franco Pelella il 7 Feb. 2021
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    Michele Serra ha fatto benissimo a scrivere, su La Repubblica di ieri, che se il Partito democratico non butta fuori Vincenzo De Luca dopo che egli ha sbeffeggiato Giuseppe Conte perde la faccia. Il problema è che il Partito democratico la faccia l’ha persa da parecchio tempo perché sono molti anni che consente a De Luca di fare tutto ciò che vuole senza minimamente interferire e anzi dandogli sempre più spazio e potere. Rimanendo agli ultimi mesi il Pd gli ha consentito di: 1) sabotare l’alleanza con i Cinque Stelle per le elezioni regionali campane; 2) candidarsi alla presidenza della Campania alleandosi con De Mita, Mastella, Cirino Pomicino e con vari personaggi provenienti dalla destra; 3) rinominare capo della sua segreteria Nello Mastursi, già condannato ad un anno e sei mesi di reclusione per il reato di induzione indebita; 4) attaccare a più riprese con veemenza il governo, in particolare la ministra Lucia Azzolina; 5) farsi vaccinare prima del personale sanitario e degli anziani campani. Nel frattempo vari uomini di De Luca nei mesi scorsi hanno avuto vari importanti incarichi politici e governativi: 1) Nicola Oddati è diventato coordinatore della segreteria nazionale del Pd (essendo pagato da De Luca in qualità di rappresentante a Roma della Regione Campania); 2) Andrea Annunziata è stato nominato presidente dell'autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale; 3) Enrico Coscioni è stato designato dalla Conferenza delle Regioni alla presidenza dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Ma perché il Partito democratico dà da molti anni tanto spazio a De Luca. La risposta è abbastanza semplice: egli gestisce un grosso potere che gli deriva dal consenso ottenuto mescolando efficientismo, autoritarismo e sfruttamento delle paure della gente (come si vede con la gestione della pandemia). Può, però, un partito che rappresenta maggioritariamente la sinistra nel nostro Paese accettare nelle proprie fila una persona che fonda il suo consenso su istanze che sono tipiche della destra e che è refrattario ad ogni disciplina di partito?
    Last Post by Franco Pelella il 7 Feb. 2021
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  2. Il comportamento degli amministratori e l'efficienza dei sistemi sanitari regionali

    By Franco Pelella il 1 Feb. 2021
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    Michele Serra ha giustamente notato che il fatto che i funzionari del Ministero della Salute abbiano corretto i dati imprecisi della Regione Lombardia relativi al contagio da Covid costituisce un colpo di scena perché sovverte un luogo comune di lunga durata come quello dell’efficienza settentrionale contrapposta alla burocrazia capitolina (Il classico colpo di scena; La Repubblica, 27/1/2021). Credo, però, che la sorpresa debba essere relativa se si considera la scarsa qualità dimostrata in più occasioni dalla classe politica di destra che governa la Lombardia. Oramai essa ha dato ampie prove di non essere all’altezza del compito che gli è stato assegnato. Ma la mia opinione è che l’efficienza settentrionale rimane indipendentemente dalla classe politica che governa in alcune regioni; basta guardare agli ospedali del Nord che, nonostante la pandemia, rimangono un punto di riferimento di tutto il Paese. Allo stesso modo il fatto che qualche politico del Sud in qualche occasione stia dimostrando di essere efficiente non basta a far cambiare opinione né sulla classe politica meridionale né sul Mezzogiorno in generale. Voglio dire, in particolare, che il fatto che la Campania sia stata la regione nella quale si sono fatte finora più vaccinazioni anti-Covid non basta a dare una patente di efficienza a De Luca e al sistema sanitario campano. Anche la Regione Campania ha inviato dati sbagliati al Miinistero della Salute ma basta vedere le condizioni pietose in cui sono molti ospedali campani oppure l’annuale report di Demoskopika sulla salute in Italia che ha relegato la Campania all’ultimo posto. In definitiva, fino a quando i dirigenti amministrativi della sanità e i primari ospedalieri verranno nominati solo se assolutamente fedeli al capo (Eugenio Scalfari lo definì “l’emiro”) la presunta efficienza della sanità campana rimarrà una chimera.
    Last Post by Franco Pelella il 1 Feb. 2021
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  3. CARO MICHELE SERRA, IL COMPORTAMENTO UMANO E’ DOVUTO SIA A CONDIZIONAMENTI DI VARIA NATURA SIA AD AUTONOME SCELTE INDIVIDUALI

    By Franco Pelella il 23 Jan. 2021
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    Michele Serra rispondendo ad una lettrice a proposito dell’assalto al Congresso degli Stati Uniti ha sostenuto che si sente di attribuire per il 51% a ragioni economiche l’assalto e il restante 49% all’incognita umana perché “…uno che assalta il Congresso inneggiando ad Auschwitz ha certamente qualche ferita sociale che gli brucia. Ma è anche, se non soprattutto, una cattiva persona, perché a milioni di altri offesi, esclusi, emarginati, non viene in mente di diventare nazisti” (Cattivi per scelta e non per necessità; Il Venerdì di Repubblica, 22/1/2021). Non sono d’accordo. Nè le ragioni economiche nè le ragioni morali bastano da sole a spiegare il comportamento umano. La ricerca scientifica degli ultimi decenni ha stabilito che il comportamento dell’uomo è dovuto, oltre che ai propri autonomi convincimenti morali, sia all’ambiente in cui vive (intendendo per ambiente le condizioni economiche, gli amici e le scuole che frequenta, l’ambito familiare in cui cresce, ecc. ecc.), sia al corredo biologico di cui è dotato, ai geni cioè ereditati dai genitori. Perciò la mia proposta è quella di attribuire il 51% dei comportamenti di ognuno a condizionamenti di varia natura (economiche, ambientali, sociali, geniche, ecc.) e il 49% alle autonome scelte individuali.
    Last Post by Paul55 il 20 Feb. 2021
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  4. Caro Bernard Henri Lévy, il 2020 non ha prodotto solo notizie negative

    By Franco Pelella il 10 Jan. 2021
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    Il filosofo Bernard Henri Levy ha pubblicato un articolo all’interno del quale ha elencato quattordici notizie negative provenienti da tutto il mondo e oscurate dal Covid (Il mondo reso invisibile dal Covid; La Repubblica, 10/1/2021). Ma il 2020 non ha prodotto solo notizie negative. Eccone dodici positive:
    1. Un nuovo super-enzima è in grado di degradare i prodotti in plastica monouso nell’arco di ore e non secoli
    Una squadra di scienziati degli Stati Uniti ha creato un nuovo super-enzima mangia plastica chiamato PETase, a partire da un insetto divora-plastica rinvenuto in una discarica giapponese nel 2016, che sarebbe in grado di degradare la comune termoplastica – che di norma richiede centinaia di anni – nell’arco di giorni.
    2. Aumento record dell’energia rinnovabile a livello mondiale
    Un rapporto dell’ International Energy Agency ha descritto l’effetto del Covid-19 come “penalizzante ma non in grado di arrestare” la crescita dell’energia rinnovabile a livello mondiale che, anzi, con l’avvicinarsi della fine del 2020 è ai massimi storici. Lo scorso anno, il 90% degli impianti elettrici globali utilizzava fonti di energia rinnovabili come l’energia eolica e solare fotovoltaica.
    3. Il numero degli amministratori delegati (CEO) donna tra le imprese di Fortune 500 ha raggiunto livelli record
    Le donne rappresentano un esile 8% dei CEO a capo delle 500 maggiori corporation degli Stati Uniti e, nello specifico, le donne nere sono solo l’1%. Detto questo, nel 2020 il numero di CEO donne è ai massimi storici. Sono 37 e, dal mese della pubblicazione della classifica, la cifra è salita a 40.
    4. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato legalizzato in diversi Paesi
    A febbraio nell’Irlanda del Nord si è celebrato il primo matrimonio gay. A maggio era stata la Costa Rica, il primo Paese in America Latina, a legalizzare il matrimonio tra persone delle stesso sesso. Il mese successivo la Thailandia ha approvato un disegno di legge sulle unioni civili. Non solo, le coppie gay hanno diritto anche all’adozione. A settembre, dopo una battaglia di tre anni, una coppia gay croata è diventata la prima famiglia con genitori dello stesso sesso ad adottare e ora hanno due bambini.
    5. Inventato un occhio artificiale 3d
    A giugno è stato presentato il primo occhio artificiale sferico al mondo con una retina 3D che dà speranza ai pazienti con disabilità visiva di poter riacquistare la vista. Un team internazionale guidato da scienziati dell'Università di Scienza e Tecnologia di Hong Kong (HKUST) ha sviluppato l'occhio e afferma che le sue capacità sono migliori degli occhi bionici esistenti e in alcuni casi superano persino quelle dell'occhio umano.
    6. Aumenta l'uguaglianza di genere
    Il rapporto World’s Women 2020 delle Nazioni Unite, pubblicato a ottobre, ha rilevato che la rappresentanza delle donne in parlamento è più che raddoppiata a livello globale, raggiungendo il 25% dei seggi nel 2020. Inoltre ora ci ...

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    Last Post by Franco Pelella il 10 Jan. 2021
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  5. Vincenzo De Luca non si smentisce mai

    By Franco Pelella il 3 Jan. 2021
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    Vincenzo De Luca non si smentisce mai. Domenica scorsa si è fatto somministrare il vaccino anti-Covid in anticipo rispetto a tanti operatori sanitari. E’ stata brava la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, del Partito Democratico, a sottolineare come De Luca sia coerente nel non rispettare mai la linea che viene dal governo e che prevedeva, in questo caso, di dare la precedenza per la somministrazione del vaccino anti-Covid ad operatori sanitari, residenze sanitarie assistite, anziani, ecc. ecc. Venerdì scorsa, poi, è stata resa pubblica una lettera firmata da 170 primari degli ospedali campani che plaudiva alla politica sanitaria di De Luca. Niente di eccezionale visto che i primari dipendono dalla politica. Giustamente i sindacati dei medici Anaao e Fesmed hanno, però, contestato il documento sottolineando come i primari che hanno firmato qualche mese fa dicevano il contrario e che la sanità campana ha chiare e incontrovertibili inadempienze e falle organizzative.
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  6. Non si può continuare a far riferimento all’Olocausto parlando dei tedeschi

    By Franco Pelella il 27 Dec. 2020
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    Riflettendo sugli stereotipi relativi ai popoli Corrado Augias ha scritto: «So benissimo che la Germania è ancora un argomento “sensibile”, la memoria bruciante dell’Olocausto torna immediatamente appena si evoca quel nome. Aggiungo: per fortuna. Però resta necessario distinguere. Ogni popolo può essere giudicato per diritto e per rovescio». (Italia, Germania e la trappola degli stereotipi; La Repubblica, 22/12/2020). Non sono d’accordo. Non si può continuare a far riferimento all’Olocausto parlando dei tedeschi. Se, come ha scritto lo stesso Augias, in Germania la ricerca scientifica è di prim’ordine, la letteratura è possente, i prodotti industriali sono di alta precisione non si può più far riferimento ad avvenimenti di 70 anni fa per giudicare i tedeschi. La disciplina di quel popolo adesso sta producendo solo effetti positivi.
    Last Post by Franco Pelella il 27 Dec. 2020
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  7. Le Regioni non hanno ridotto i divari territoriali ma i politici hanno dato ad esse sempre più poteri

    By Franco Pelella il 28 Nov. 2020
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    Corrado Augas ha scritto che “Una delle sciagure che abbiamo constatato in questi mesi è l’enorme differenza di capacità assistenziali tra una regione e l’altra” e ha riportato una dichiarazione del marzo scorso a L’Espresso del professor Walter Ricciardi: “Il modello federale di per sé non è un errore ma lo è il modo in cui è stato realizzato in Italia. Non tiene conto degli incredibili divari che si sono creati fra Nord e Sud. E’ impensabile che a Catanzaro si via quattro anni in meno rispetto a Milano, che le donne siciliane muoiano di tumore al seno più delle connazionali emiliane perché al Sud si fanno meno screening e che per curarsi i campani debbano migrare in Lombardia” (La sanità depredata e quel clima da Caporetto; La Repubblica, 27/11/2020). La mia opinione è che i divari non sono stati creati dalle Regioni (preesistevano già alla loro nascita nel 1948) ma esse non hanno contribuito a ridurli. Il punto è che il permanere delle differenze regionali è stato segnalato molto tempo fa da molti studiosi ma la politica è andata avanti imperterrita nel dare sempre più poteri alle Regioni (nel 1999 è stata introdotta l’elezione diretta dei presidenti e nel 2001 c’è stata la riforma del Titolo V della Costituzione) senza preoccuparsi di introdurre meccanismi legislativi che provvedessero a far sì che lo Stato centrale si prendesse cura della riduzione dei divari. Il più famoso degli studi che hanno dimostrato che le Regioni non avevano ridotto il divario preesistente tra Nord e Sud è stato quello condotto dal sociologo statunitense Robert Putnam [Making democracy work: civic traditions in modern Italy, Princeton University Press, 1993 (trad. it, La tradizione civica nelle regioni italiane, Arnoldo Mondadori Editore, 1993)]. La ricerca ebbe un grande clamore ma, evidentemente, i politici hanno fatto orecchi da mercante.
    Last Post by Franco Pelella il 28 Nov. 2020
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  8. Nel referendum del 2016 il problema era il modo con il quale si intendeva restituire competenze allo Stato centrale

    By Franco Pelella il 15 Nov. 2020
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    Corrado Augias ha scritto nella sua rubrica su La Repubblica del 14/11/2020 che il referendum fallito del 2016 prevedeva di restituire competenze allo Stato. Ma il problema è il modo con il quale si intendeva restituire queste competenze (oltre al chiaro intento di Matteo Renzi di rafforzare eccessivamente il suo potere) . La trasformazione del Senato in luogo di rappresentanza delle autonomie territoriali – e particolarmente di quelle regionali – era da tempo tra i desideri e le speranze di molti ma fu deciso di realizzare una strana creatura, nella quale la rappresentanza regionale, quella comunale, quella presidenziale (dei senatori per sette anni) e quella politica del cittadino-elettore per il tramite delle elezioni regionali, sarebbero state confusamente mescolate. Sul nuovo Senato fu rilevata una contraddizione tra le finalità della riforma e le loro traduzioni normative: se, infatti, la riforma mirava a trasformarlo in una camera espressione delle autonomie territoriali il mantenimento di previsioni come il divieto di mandato imperativo, senza quindi espliciti vincoli di rappresentanza del proprio territorio, e le modalità di elezione dei suoi componenti facevano comunque pensare a una camera di natura politica. A proposito della composizione è stata anche criticata la scelta di mantenere una quota di senatori di nomina presidenziale, figure che avrebbero avuto più senso se spostate nella Camera dei deputati, sia per la sua natura politica sia per la qualità rappresentativa dell'intera Nazione. Anche la conseguente speditezza del nuovo iter legislativo che doveva derivare dalla nuova configurazione parlamentare è stata messa in dubbio per la varietà di procedimenti possibili (fino a una decina, a seconda di chi ne promuove l'iniziativa, di quali camere coinvolga, dei tempi a cui è assoggettato, ecc.) e i relativi potenziali conflitti di competenza tra le due camere, le cui risoluzioni erano affidate solo a intese tra i presidenti delle stesse camere, strumento da alcuni ritenuto molto debole.
    Last Post by Franco Pelella il 15 Nov. 2020
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  9. La crisi del coronavirus ha fatto emergere con chiarezza le contraddizioni del sistema di potere deluchiano

    By Franco Pelella il 15 Nov. 2020
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    Le caratteristiche del sistema di potere di Vincenzo De Luca sono da oltre 40 anni sempre le stesse: l’autoritarismo, l’accentramento del potere, il tentativo di zittire chiunque si oppone (avversari politici, giornalisti, magistrati, ecc.), il ricorso agli insulti contro chi lo critica, la nomina di fedelissimi nei posti di comando, la descrizione con caratteri entusiastici del funzionamento delle strutture amministrate, la tendenza a scaricare sulle altre istituzioni le colpe per le cose che non funzionano, ecc. ecc. Questo modello ha funzionato per molto tempo. Salerno è una città di circa 130 mila abitanti ma non è una realtà amministrativa particolarmente complessa; l’attivismo deluchiano ha prodotto risultati amministrativi validi nonostante le gravi carenze del modello di governo scelto. Quando De Luca nel 2015 è diventato governatore della Campania la musica ha cominciato a cambiare; si è dovuto confrontare con una realtà particolarmente complessa come l’area metropolitana di Napoli e il suo modo di governare, fino all’arrivo del coronavirus, non ha avuto particolari risultati. In particolare il sistema sanitario regionale ha continuato ad avere gravi carenze. Questo non l’ha indotto ad individuare un assessore alla Sanità (preferendo mantenere lui stesso la delega) e non l’ha fatto smettere di nominare suoi fedelissimi nei posti di comando delle Asl. Ciononostante ha descritto con termini entusiastici il funzionamento delle strutture sanitarie campane e ha dato al governo tutte le colpe per il commissariamento alla quale per anni è stata sottoposta la sanità campana. Considerati i non esaltanti risultati ottenuti da De Luca prima delle ultime elezioni era stato raggiunto un accordo tra Pd e M5S per candidare alla presidenza della regione il ministro Sergio Costa ma con l’arrivo della pandemia tutto è cambiato. De Luca ha potuto esibire pienamente il proprio autoritarismo ottenendo un consenso entusiastico soprattutto da parte delle persone di destra (anche se il livello del contagio in Campania non è stato molto diverso da quello delle altre regioni del Sud). Alle elezioni del settembre scorso questo consenso ha prodotto circa il 70% dei voti da parte degli elettori ma quando la pandemia ha aggredito anche la Campania sono diventate evidenti le storiche carenze del sistema sanitario, aggravate dalla mancata predisposizione di un adeguato piano di emergenza per affrontare l’aumento dei casi di contagio. La situazione è precipitata quando il governo ha chiesto alle regioni i dati delle strutture sanitarie; la Regione Campania ha fornito dati non attendibili, più rosei rispetto all’evidente realtà del cattivo funzionamento del tracciamento dei contagiati, della somministrazione dei tamponi e dei reparti di terapia intensiva. Ieri, poi, il governo ha deciso che la Campania dovesse diventare zona rossa. De Luca allora è andato fuori di giri insultando Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora e Roberto Saviano e chiedendo addirittura le dimissioni di...

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    Last Post by Franco Pelella il 15 Nov. 2020
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  10. Difendere la libertà di offendere non è la stessa cosa che difendere le istituzioni dello Stato messe in discussione dai terroristi

    By Franco Pelella il 8 Nov. 2020
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    Corrado Augias è convinto che non si può mettere un limite alla satira. Negli ultimi giorni, su La Repubblica, ha insistito più volte su questo punto arrivando a scrivere che stabilire tale limite significa cedere al ricatto terroristico. Non sono d’accordo. Secondo me, invece, significherebbe stabilire il giusto principio di limitare la libertà di offendere impunemente chi si ritiene culturalmente inferiore perché insultare Maometto e i musulmani non è satira ma una grave offesa. Difendere la libertà di offendere non è la stessa cosa che difendere le istituzioni dello Stato messe in discussione dai terroristi. Il problema è che se la satira viene fatta con ironia ha un senso ma se viene fatta per offendere non ha più senso e la satira di Charlie Hebdo nei confronti dei musulmani viene fatta solo per offendere. Bisognerebbe tenere conto del fatto che nel comportamento dei francesi c'è da sempre un atteggiamento di superiorità nei confronti delle altre culture. I comici e i vignettisti non possono essere le uniche persone che godono dell'impunità perché la satira non deve godere di una sorta di superiorità rispetto ad altre forme di espressione. Chiunque offende altre persone è soggetto a sanzioni penali; perché i vignettisti dovrebbero godere dell'impunità? Un comico che offende pesantemente dovrebbe essere sanzionato, un comico che prende in giro con ironia no.
    Last Post by Franco Pelella il 8 Nov. 2020
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