1. Una discussione con lo psicologo Renato Foschi su Cesare Lombroso

    By Franco Pelella il 1 April 2014
     
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    Oggi è stata pubblicata una presentazione (EMANUELA MINUCCI: ‘Basta con Lombroso antimeridionale’; La Stampa, 25/3/2014) di un libro dell’antropologa Maria Teresa Milicia (Lombroso e il brigante; Salerno Editrice). Il libro della professoressa Milicia ha preso spunto dalla polemica nei confronti del fondatore dell’Antropologia Criminale Cesare Lombroso, considerato antimeridionale perché alla fine del secolo scorso scoprì la cosiddetta fossetta occidentale mediana (segno, a suo dire, di atavismo criminale) all’interno del cranio del presunto brigante calabrese Giuseppe Villella. Nel suddetto libro, scritto dopo aver consultato i documenti presenti nell’Archivio di Stato di Catanzaro e Lamezia Terme, la professoressa Milicia smentisce la diceria che Lombroso fosse antimeridionale e sostiene, inoltre, che: 1) Quando Lombroso scoprì la fossetta occipitale mediana nel cranio di Villella non la legò ad un’origine geografica. 2) Villella non era né un patriota né un brigante ma solo un povero ladro. 3) Il Museo “Lombroso” e l’Università di Torino vanno difese dall’accusa di avallare teorie razziste. 4) Il libro In Calabria di Cesare Lombroso è tutt’altro che antimeridionale.
    Franco Pelella – 25/3/2014

    Sta per uscire un articolo internazionale in cui analizzo i motivi per cui Lombroso e soprattutto i lombrosiani erano antimeridionali... proprio sulla base di una tendenza nota chiamata "nordicismo" vengono gettati i presupposti del razzismo novecentesco. Non si può negare l'evidenza "scientifica" e storica dell'antimeridionalismo di Lombroso e dei lombrosiani (fra cui molti meridionali)...lo scritto di Lombroso sulla Calabria non era certo meridionalista. Per giunta invito a leggere le varie edizioni dell'uomo delinquente in cui sempre Lombroso afferma che i meridionali erano una razza inferiore incline al delitto e alla fondazione di società delittuose - come i neri d'America afferma sempre Lombroso - perché mischiati con nordafricani, arabi e albanesi. Penso che l'antropologa calabrese farebbe bene a studiare almeno Napoleone Colajanni. Esiste una certa letteratura in merito che non può essere ignorata...neanche sulla Stampa.
    Renato Foschi – 25/3/2014

    Caro professor Foschi, credo che l'equivoco di fondo a proposito di Lombroso sia quello di confondere lo studioso delle differenze razzaili con lo studioso razzista. Dalle differenze che egli, a torto o a ragione, notava tra le diverse etnie che compongono l'Italia egli non derivava alcuna necessità di una discriminazione razziale nei confronti di determinate popolazioni. Non si dimentichi che Lombroso era socialista ed ebreo.
    Franco Pelella – 26/3/2014

    La discriminazione razziale è un fenomeno che ovviamente si radica nel Novecento ma Lombroso percorre esattamente la strada che poi sarà seguita dai razzisti (in primo luogo proprio i lombrosiani italiani). Come dimostriamo nell'articolo di prossima pubblicazione, egli poteva abbracciare una teoria dell'eredità differente (trasformista) ed invece è un innatista e il suo ambientalismo è di circostanza. Il fatto che fosse socialista (all'acqua di rose) o ebreo c'entra ben poco, nel senso che in uno scritto egli certamente critica l'antiebraismo ma nei confronti dei popoli del mediterraneo è convinto che hanno subito un inquinamento, un indebolimento, un contagio da parte degli africani, dei beduini e degli albanesi. La sua gerarchizzazione delle popolazioni e il suo evoluzionismo sarà poi adottato dai razzisti novecenteschi. Lombroso nei confronti dei meridionali è da una parte paternalista dall'altra segregazionista certamente soprattutto per quel che riguarda i criminali...non è un caso che la sua teoria nasca con Villella, poi Misdea poi Musolino...e poi i lavori di Ferri e di Niceforo. Fare una differenza fra studioso delle differenze razziali e razzista è inappropriato. Gli antropologi all'epoca studiavano le differenze etniche ma la teoria della degenerazione di Lombroso conteneva le fondamenta del razzismo novecentesco e lo sapevano bene i suoi contemporanei che anche se lo rispettavano non ne avevano grande stima...in particolare Mantegazza...per non parlare di Colajanni che ironizza sui lombrosiani con dati alla mano.
    Renato Foschi – 26/3/2014

    Un altro caso esemplare è quello di Passannante che entrò nella macchina discriminatoria e segregazionista lombrosiana a causa di Virgilio direttore del manicomio di Aversa -lombrosiano fedelissimo - e sia Passannante che la famiglia vennero discriminati perché considerati degenerati, il fratello venne internato in manicomio solo perché le teorie lombrosiane decretavano l'ereditarietà del crimine(!)...questa cosa è ben ricostruita nella biografia di Passannante di Giuseppe Galzerano.
    Renato Foschi – 26/3/2014

    Rimango convinto che la distinzione tra lo studioso delle differenze razziali e il razzista sia valida. Un valido biografo di Lombroso come Luigi Bulferetti ha scritto che "Lombroso non indulgeva alle illazioni nè alle deduzioni razziste che potevano discendere dalle su teorie razziali...il senso critico prevaleva nettamente in lui e dominava la sua visione antropologica" (LUIGI BULFERETTI: Cesare Lombroso; UTET, Torino, 1975, pp. 177-178). Giorgio Israel ha scritto che l'accusa di razzismo nei confronti di Lombroso è "più che esagerata...semplicemente ridicola" (GIORGIO ISRAEL: Il fascismo e la razza. La scienza italiana e le politiche razziali del regime; Bologna, Il Mulino, 2010, p. 145). Quanto all'accusa che le teorie lombrosiane siano alla base del razzismo novecentesco mi sento solo di dire che va criticato non lo studioso che elabora teorie i cui effetti possono essere pericolosi per il cattivo uso che di esse possono fare gli altri uomini ma lo scienziato o il politico che lavorano direttamente e coscientemente alla produzione di strumenti di morte e di oppressione. Allo stesso modo va condannato non lo scienziato che studia le varie forme di utilizzo dell'energia nucleare ma lo scienziato che progetta la bomba atomica.
    Franco Pelella – 26/3/2014

    La invito in prima battuta a leggere direttamente le fonti primarie (soprattutto quelle principali come l'uomo delinquente nelle sue varie edizioni troverà passaggi che fanno riferimento alle razze superiori e inferiori evolute e degenerate). Lombroso era uno scienziato scarso che sosteneva un innatismo degenerazionista tipicamente usato in seguito dai razzisti nel Novecento e lui e i suoi (Ferri, Niceforo, Virgilio, ecc...) avevano idee che portarono al segregazionismo e a dottrine giuridiche illiberali riguardanti il controllo delle persone fondato su un' idea "metafisica" della pericolosità sociale collegata a segni di atavismo e poi all'epilessia (malattia che trattavano sempre in termini metafisici). In particolare i lombrosiani svilupparono uno specifico razzismo nei confronti delle persone del sud e del mediterraneo (già presente nell'uomo delinquente).
    Renato Foschi – 27/3/2014

    Poi deve tener presente che per capire il razzismo non può far riferimento solo al Novecento ma anche a filoni in Italia poco conosciuti come quelli anglosassoni da Galton in poi...Lombroso era parte di quel movimento a cui contribuì con la sua teoria dell'atavismo...criticata e sbeffeggiata già ai suoi tempi da Lacassagne e da Mantegazza...questo filone che lei chiama delle differenze razziali è storiograficamente accertato aver avuto un ruolo nella fondazione del razzismo...ma deve studiare letteratura secondaria anglosassone.
    Renato Foschi – 27/3/2014

    Legga come Lombroso conclude il suo libro sulle razze umane distinguendo chiaramente fra una razza superiore la bianca ed una inferiore la colorata....e siamo nel 1871... dal 1876 nei suoi libri i criminali saranno stigmatizzati come appartenenti ad una gerarchia evolutiva inferiore marcata dall'atavismo e dalla degenerazione e questo soprattutto era vero per i meridionali.
    Renato Foschi – 27/3/2014

    Caro professor Foschi, Lei continua a sostenere le sue teorie senza confrontarsi con le citazioni di Bulferetti e Israel da me fatte, citazioni che smontano quanto da Lei sostenuto. Ma per rafforzare la mia convinzione che non ci fosse alcuna volontà discriminatoria in Lombroso si veda quanto da lui scritto a proposito delle donne. Come si sa egli era convinto, sbagliando, che le donne fossero inferiori all'uomo dal punto di vista intellettuale. Ma a pagina X dell'edizione del 1983 de La donna delinquente egli scrisse, assieme a Guglielmo Ferrero, che "...non una linea di quest'opera giustifica le molte tirannie di cui la donna è stata ed è tuttora vittima: dal tabù che le vieta di mangiare le carni o di toccare le noci di cocco, fino a quello che le impedisce di imparare e, peggio, di esercitare una professione una volta imparata: coercizioni ridicole o crudeli, prepotenti sempre, colle quali certo abbiamo contribuito a mantenere, e, quel che è più triste, ad accrescere la inferiorità sua, per sfruttarla a nostro vantaggio...". Ma si veda anche quello che ha scritto Francesco Cassata a proposito delle convinzioni di Lombroso relative ai malformati e agli epilettici e alle caratteristiche dell'eugenica italiana novecentesca [Dall'Uomo di genio all'eugenica in SILVANO MONTALDO, PAOLO TAPPERO (a cura di): Cesare Lombroso cento anni dopo; Utet, Torino, 2009, p. 177]. Secondo lui "...in diverse occasioni il rifiuto di misure eugenetiche negative (prime fra tutte, la sterilizzazione) da parte degli eugenisti prenderà le mosse dall'idea lombrosiana che nella degenerazione possa manifestarsi in realtà il genio, che i malformati o gli epilettici possano nascondere nelle loro file un Leopardi o un Manzoni".
    Franco Pelella – 27/3/2014

    Senta Pelella il problema dell'ultima letteratura che cita è che fu un volano per il museo Lombroso. Il museo Lombroso ha dei costi e occorrono dei ricavi. Diciamo che la fioritura di letteratura celebrativa proLombroso è dovuta alla pubblicità al museo -così come questa intervista all'antropologa meridionale - (tra l'altro possiedo credo tutti i libri che uscirono e li lessi...così come ho studiato Israel e Cassata...apprezzo il primo, il secondo un po' meno. Il libro di Israel non si occupa di Lombroso e lo tratta in due battute (tra cui quella che non si trattava di un grande scienziato), Bulferetti è un libro vecchissimo con pregi e difetti (pensi che la letteratura primaria a Bulferetti la collezionò il prof. Cimino ordinario di storia della scienza - guardi la nota di ringraziamento - con cui ho appena scritto di queste questioni su una rivista internazionale con referee cieco). Non ci si può confrontare con posizioni apodittiche nessuno degli esempi da lei fatti ha seriamente approfondito l'evoluzionismo degli scienziati, psicologi e antropologi italiani nella seconda metà del Ottocento...qui non si tratta di fascismo e razzismo antiebraico degli anni trenta si tratta di evoluzionismo e razzismo della seconda metà dell'Ottocento primi Novecento.
    Renato Foschi – 27/3/2014

    Come si fa a non vedere le continuità del razzismo ottocentesco e quello novecentesco? Vuole citazioni che vanno in senso contrario rispetto a ciò che lei ha dato per buono... Pick e Stephen Jay Gould.
    Renato Foschi – 27/3/2014

    Respingo l'idea che la recente letteratura che parla non solo sfavorevolmente di Lombroso sia dovuta solo alla necessità di pubblicizzare il Museo Lombroso di Torino. Le cose che hanno scritto i promotori del Museo sono cose serie. In particolare i due volumi curati da Silvano Montaldo e Paolo Tappero (Cesare Lombroso cento anni dopo e Il Museo di Antropologia Criminale "Cesare Lombroso") sono scritti e pensati con serietà sia dai curatori che dai collaboratori. Lei, poi, denigra gli autori che cito senza confrontarsi con la sostanza delle cose che essi hanno affermato ma non si confronta neanche con le citazioni, dirette e indirette, che ho fatto delle affermazioni non discriminatorie fatte da Lombroso a proposito delle donne e delle persone deformate. Ribadisco poi che i razzisti novecenteschi hanno potuto anche prendere spunto dalle teorie lombrosiane (come sostengono Pick e Gould) ma che la responsabilità di chi ha praticato concretamente il razzismo (come i nazisti) è esclusivamente loro.
    Franco Pelella – 29/3/2014
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