1. SEI ANNI FA LA SCRITTRICE SVETLANA ALEKSIEVIC INTUI' CHE LA CULTURA GUERRESCA DEI RUSSI AVREBBE INFLUITO NEGATIVAMENTE SULLE SORTI DELL' UMANITA'

    By Franco Pelella il 1 Oct. 2022
     
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    In occasione della pubblicazione in Italia di una nuova edizione del suo libro Gli ultimi testimoni (Bompiani, 2016) la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic (Premio Nobel per la Letteratura 2015) rilasciò un’intervista al giornalista Wlodek Goldkorn (Svetlana in mezzo al male; D-La Repubblica, 23/4/2016). Nel corso dell’intervista Svetlana Aleksievic fece delle affermazioni che non condivisi. Alla domanda “Ma allora è possibile educare la gente ad essere buona?” rispose “Una volta ne ero convinta. Oggi non la penso così. Dal punto di vista genetico non siamo buoni”. Alla domanda “Perché la gente fa la guerra?” rispose “Perché ai maschi la guerra piace” e poi aggiunse “I maschi sono ostaggi della cultura di guerra. In Russia, ai ragazzi si dice: da grande sarai il difensore della Patria. La cultura della guerra si nutre di questo tipo di mentalità”. Infine affermò “maschi o femmine, siamo ancora barbari…siamo ancora prigionieri del Medioevo. Lo strato di civiltà è sottilissimo”. La mia opinione di allora (https://francopelella.blogfree.net/?t=5323902) fu che Svetlana Aleksievic era molto condizionata dalla realtà dei Paesi dell’ex Unione Sovietica dai quali proveniva; questo la portava a fare affermazioni sul genere umano che non corrispondevano alla realtà delle cose. Secondo me non era vero che dal punto di vista genetico non siamo buoni sia perchè la maggioranza della gente in sé non è né buona né cattiva sia perché ci sono persone buone e persone cattive ma ci sono anche persone che non sono né buone né cattive. Ma la cosa importante da sottolineare era che col tempo, nel mondo, le persone stavano diventando sempre meno violente: più passava il tempo e più diminuivano gli omicidi e le guerre. Ciò significava che anche i maschi, a livello mondiale e con le dovute eccezioni, stavano diventando sempre meno ostaggi della cultura della guerra. Ma non era vero neanche che eravamo ancora prigionieri del Medioevo perché la civiltà umana dall’epoca medievale in poi ha fatto passi da gigante dato che sono state grandemente ridotte la tortura, la schiavitù, la pena di morte, la discriminazione sessuale, ecc. ecc. Confermo, in linea di massima, ciò che scrissi allora eccetto, naturalmente, il discorso sulle guerre. Quello che però va sottolineato è che Svetlana Aleksievic aveva sostanzialmente ragione ad essere pessimista perché aveva intuito (anche se non lo espresse chiaramente nella suddetta intervista) che la cultura guerresca dei russi avrebbe influito negativamente sulle sorti del genere umano.
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