1. Una discussione con lo psicologo Renato Foschi su Cesare Lombroso

    By Franco Pelella il 19 July 2013
     
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    Caro professor Renato Foschi, Lei ha recensito (Le neuroscienze a misura del potere; Il Manifesto, 12/7/2012) l’ultimo libro del sociologo Nikolas Rose (scritto assieme alla dottoranda di Harvard Joelle M. Abi-Rached) Neuro: The New Brain Sciences and the Management of the Mind. Dopo aver criticato per vari aspetti il libro Lei ha scritto che è esemplificativo del tono troppo celebrativo delle neuroscienze “il capitolo sul comportamento antisociale in cui si riconosce a fondamento dello studio contemporaneo proprio quella antropologia criminale, gerarchizzante, escludente e paranoica, sistematizzata da Cesare Lombroso con una serie di schematismi e ingenuità scientifiche che fanno ancor oggi inorridire e possono certamente essere didatticamente usate, ma solo come prova in negativo di tutto ciò che uno scienziato non dovrebbe né fare, né sostenere se vuole sfuggire a pratiche eugenetiche e di controllo biopolitico”. Le Sue affermazioni sono esemplificative del giudizio sprezzante e liquidatorio che viene generalmente dato dagli studiosi italiani di oggi verso Cesare Lombroso e l’antropologia criminale. Pochi, purtroppo, sono sfiorati dal dubbio che se a livello internazionale è in atto una riscoperta di Lombroso (in parallelo con l’affermazione delle neuroscienze) ciò vuol dire che una produzione intellettuale vasta e complessa come quella di Lombroso (che ha raccolto ampia diffusione e consenso in Italia e all’estero alla fine del diciannovesimo secolo) non è tutta da buttare. Beninteso, è vero che essa era affetta da schematismi e ingenuità scientifiche ma è anche vero che Lombroso ha avuto vari meriti: ha messo in discussione la secolare teoria del libero arbitrio, ha messo al centro dell'attenzione della criminologia lo studio dell'uomo, è stato un precursore nell'utilizzo del paradigma indiziario, ha anticipato i risultati di molte ricerche neurobiologiche di oggi, ecc. ecc. La mia opinione, inoltre, è che Cesare Lombroso non fosse un teorico dell’eugenetica; questo, secondo me, è uno dei tanti luoghi comuni impropriamente diffusi sulla figura del fondatore dell’Antropologia criminale. Francesco Cassata, uno dei maggiori studiosi italiani di eugenetica, ha scritto che “La teoria del delinquente nato sarà oggetto di innumerevoli critiche ma il cordone sanitario di difesa sociale teorizzato da Lombroso, con la sua sequenza di prevenzione, utilizzazione socio-economica, segregazione e – soltanto come extrema ratio – eliminazione degli elementi disgenici, influenzerà a lungo l’eugenica italiana, definendone la specifica collocazione nel contesto internazionale” e che “…il rifiuto di misure eugenetiche negative (prime fra tutte, la sterilizzazione) da parte degli eugenisti [italiani – ndr] prenderà le mosse dall’idea lombrosiana che nella degenerazione possa manifestarsi in realtà il genio, che i malformati o gli epilettici possano nascondere nelle loro file un Leopardi o un Manzoni” (Francesco Cassata: Dall’Uomo di genio all’eugenica, in Silvano Montaldo – Paolo Tappero (a cura di): Cesare Lombroso cento anni dopo; Utet, Torino, 2009, pp. 176 e 177).
    Franco Pelella – 14/7/2013

    Caro Pelella, conosco molto bene le teorie e le pratiche lombrosiane. Sono una decina di anni che le studio e studio anche le sue rivalutazioni. Non ritengo le posizioni di Cassata del tutto condivisibili, né credo che Lombroso meriti la rivalutazione in atto e questo per vari motivi. Diciamo che in Italia abbiamo avuto scienziati più rilevanti che non sono per nulla apprezzati dal mainstream come dovrebbero - ad es. Maria Montessori - ed invece le rivalutazioni di Lombroso sono sempre all'ordine del giorno. Anche per quanto riguarda il problema del libero arbitrio credo che la questione non sia affatto benemerita...molto meglio il determinismo freudiano di quello lombrosiano. Ciò detto penso che il museo lombrosiano sia molto utile anche a scopo didattico ma non in positivo.
    Cordialità
    Renato Foschi – 14/7/2013
    Caro professor Foschi, Lei mi ha risposto che non pensa che le posizioni di Francesco Cassata siano del tutto condivisibili e di non ritenere che Lombroso meriti la rivalutazione in atto ma, secondo me, non ha spiegato bene la sua posizione. Le affermazioni di Francesco Cassata sulla mancata affermazione dell'eugenetica in Italia anche per merito delle teorie lombrosiane mi sembrano incontestabili. Quanto ai meriti (e ai demeriti) di Lombroso anche essi mi sembrano incontestabili. Uno dei meriti è sicuramente l'aver favorito la messa in discussione del libero arbitrio dell'uomo dopo che per secoli è stato negato che l'uomo che delinque avesse qualsiasi condizionamento di tipo biologico, genetico o ambientale. Il determinismo lombrosiano (che pure ha pesato in senso negativo) non può mettere in discussione questa evidente ed importante verità: con Lombroso è stato messo al centro dell’indagine giudiziaria l’uomo da studiare, in tutti le sue componenti, con ricerche di tipo interdisciplinare. Quanto al Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” di Torino non sono convinto che esso sia utile a scopo didattico ma solo in negativo. Il motivo è (come hanno scritto i curatori dell’allestimento del Museo Giacomo Giacobini, Cristina Cilli e Giacomo Malerba) che Lombroso occupa un posto di rilievo nella storia di numerose branche del sapere (la medicina legale, l’antropologia, la neurologia, la psicologia, la psichiatria, la psicopatologia forense, la criminologia, l’etnografia, le arti figurative, la letteratura, la linguistica, la semiologia, la sociologia, l’igiene, il diritto, la biometria, la statistica). Perciò, nonostante i suoi errori, il suo contributo allo sviluppo della conoscenza scientifica non può essere negato.
    Cordiali saluti
    Franco Pelella – 14/7/2013
    P. S. – Mi presento. Sono un sociologo non accademico (lavoro in un Comune). Ho scritto finora due articoli di rivista su Lombroso [Cesare Lombroso: un precursore nell’utilizzo del paradigma indiziario, in “Nuovi Argomenti”, n. 22, 1987 e Riabilitare Lombroso (Per la riapertura di un dibattito); in "Il Risorgimento", anno XLI, n. 3, ottobre 1989] e adesso sto preparando un libro.

    Caro Francesco, le posizioni di Cassata sono note e si sono diffuse prima di lui, una decina di anni fa quando si iniziò a scrivere che esistevano differenti tipi di eugenetica e che quella italiana era una eugenetica non eliminazionista (mi ricordo un bel libro di Mantovani, Rigenerare la società: l'eugenetica in Italia dalle origini ottocentesche agli anni ). Ad esempio la bonifica umana razionale della pianura pontina ecc.......il problema è che politicamente l'una eugenetica equivale all'altra e che tale atteggiamento scientista lo ritroviamo oggi spesso nelle neuroscienze e lo abbiamo ritrovato via via nella storia delle psi. Lombroso era stravagante...un mio articolo che riguarda in particolare il suo ruolo nell'etichettamento delle popolazioni del sud è attualmente sottomesso a referee internazionale. Non posso farglielo leggere perché è attualmente è appunto in via di referaggio. C'è un problema con i libri italiani...essi sono spesso autoreferenziali e non sottostanno al processo di referaggio internazionale per cui esprimono spesso delle "opinioni" sulla base di una selezionata letteratura e fonti privilegiate. Lombroso inoltre non è stato così rilevante neppure alla sua epoca, le consiglio il confronto fra Lombroso ed i francesi in particolare Lacassagne. Così come il ruolo di Lombroso nella scienza italiana e le assicuro che non fu poi così rilevante. Insomma il discorso è lungo. Lombroso tra l'altro era uno che da una parte pensava al fatto che esisteva il criminale d'occasione, dall'altro era determinista, dall'altro credeva che l'ambiente avesse un ruolo nel determinare i comportamenti (pensiero e meteore)....si aggiustava le teorie un po' a modo suo e lo ha sempre fatto sulla pelle dei suoi casi. Il suo Uomo delinquente è un DSM antelitteram parte con poche pagine e diventa un enorme trattato classificatorio in cui c'è tutto e il contrario di tutto...il modo in cui trattò il povero Vilella, che non era forse neppure criminale, fa sorridere se non fosse che fu preso molto sul serio, il modo in cui trattò Davide Lazzaretti idem....ecc..ecc... Tutto il filone che rivaluta l'idea della irresponsabilità del reo è di nuovo criticabile ed ha portato a molti danni. Anche qui il dibattito sarebbe lungo. Le dico inoltre che io nella polemica fra storici dell'eugenetica preferisco le posizioni di Israel a quelle di Cassata. Se ha bisogno di confrontare le posizioni sull'eugenetica per il suo libro le consiglio di parlare con Israel.
    Cordialità
    Renato Foschi – 14/7/2013

    Per essere più preciso rispetto all'irresponsabilità del reo...questa idea ha portato alla segregazione dei malati perché tanto erano tarati di natura. Oggi si usa una posizione del genere in modo ottimistico e positivo ma questa posizione è logicamente molto pericolosa perché è la stessa che ha portato appunto alla segregazione dei malati mentali per il loro bene e perché incapaci di intendere e volere. Le consiglio il famoso libro di Pick sull'idea di degenerazione nell'Ottocento ...il problema è che per capire Lombroso occorre confrontarlo con le coeve teorie evoluzioniste e qui si vede tutta la grossolanità del personaggio. E' vero che alcuni americani stanno rivalutandolo ma appunto è il traino delle neuroscienze ma i riscopritori di Lombroso spesso poco conoscono delle sfumature fra contesti culturali differenti come ad esempio la criminologia ottocentesca italiana e quella francese...Lombroso e Lacassagne appunto.
    Di nuovo
    Cordialità
    Renato Foschi – 14/7/2013

    Caro Renato, può darsi che Lei abbia ragione a criticare le posizioni di Cassata sull’eugenetica ma il punto è che, indipendentemente dall’influenza che Lombroso ha esercitato sull’eugenetica italiana, mi sembra indubbio che Lombroso non sia stato un eugenista convinto nel senso che egli non ha proposto l’eliminazione tout court dalla società gli elementi degenerati ma ha teorizzato anche la trasgressione positiva alle norme: la funzione positiva, non solo degenerativa, del genio; il rivoluzionario protagonista di spinte progressive; la criminalità protagonista anche in senso evolutivo; la funzione sociale del delitto. Mi sembra inoltre riduttivo dire che politicamente un’eugenetica vale l’altra perché ci sono stati tanti tipi di eugenetiche, ognuna con caratteristiche diverse dall’altra (si veda il bel libro di ANTONELLO LA VERGATA: Colpa di Darwin? Razzismo, eugenetica, guerra e altri mali).Tra l’eugenetica italiana e quella tedesca, ad esempio, c’è una bella differenza; in Italia non ci sono stati gli stermini di massa che si sono verificati in Germania. E’ vero, poi, che Lombroso era stravagante ma ciò non toglie che non abbia potuto dire qualcosa di valido dal punto di vista scientifico. Inoltre non sono convinto che Lombroso non abbia avuto un ruolo rilevante nella sua epoca e nella scienza italiana. Anche una studiosa seria come Delia Frigessi è della stessa opinione. Essa ha scritto: “Cesare Lombroso è un caso addirittura unico nella storia della cultura italiana. Medico e psichiatra, antropologo criminale e scienziato sociale, la sua opera è stata discussa e tradotta in tutto il mondo – da Mosca a Pietroburgo a Buenos Aires, da Lipsia a Londra, fino a New York e a Shangai. Si dice che fosse, tra i nostri prodotti e le nostre merci, quella più esportata e, senza dubbio, uno degli scienziati più popolari e discussi del tempo. Le sue idee sono, dunque, circolate in numerosi contesti, italiani e internazionali, dalla sfera del diritto e della sociologia al campo della psichiatria, della letteratura e della cultura politica. Questo perché Lombroso ha affrontato alcuni dei problemi più importanti che sollecitavano e inquietavano la società del suo tempo: la diversità del delinquente e la natura del delitto, le idee di responsabilità e di imputabilità che stanno alla base di un nuovo diritto penale, i caratteri dell’uomo di genio e i meccanismi della creatività artistica, la questione femminile, la questione anarchica, l’antisemitismo e, finalmente, le leggi che governano l’andamento della società. Lombroso, insomma, impersona la figura del medico antropologo, sociologo e filosofo, che analizza anche il corpo sociale e agisce da protagonista di un nuovo orientamento culturale, proprio nel momento in cui le scienze della vita, nella seconda metà dell’Ottocento, diventano protagoniste della nuova filosofia naturale e positiva…Seminatore e agitatore d’idee che in più punti e in più modi si offrono a manipolazioni e a progetti di conservazione e di controllo sociale. Lombroso ha occupato soprattutto un luogo chiave al crocevia di svariate tendenze culturali allo snodo di discipline che nascono e si incrociano negli ultimi decenni dell’Ottocento e toccano alcuni problemi decisivi della modernità, che si sono affrontati nel Novecento e che ancora oggi stanno in primo piano” [DELIA FRIGESSI: Cesare Lombroso tra medicina e società, in SILVANO MONTALDO, PAOLO TAPPERO (a cura di): Cesare Lombroso cento anni dopo; Utet, Torino, 2009, pp. 5 e 16]. Inoltre, pur concedendole che Lombroso non era rigoroso e che ha trattato male sia Villella che Lazzaretti, va sottolineato che egli era molto meno determinista di quanto si crede: fin dalla prima edizione de L’uomo delinquente egli ha sostenuto che esistevano sia il criminale nato che il criminale d’occasione e che sul comportamento criminale influiva anche l’ambiente. Quanto al discorso sull’irresponsabilità del reo le Sue posizioni mi sembra che non tengano conto di una letteratura neurobiologica e neuroscientifica ormai imponente; credo che sia ormai acquisito nel panorama scientifico internazionale quello che ha anticipato Lombroso e cioè che l’uomo che delinque non è totalmente responsabile delle sue azioni. E’ opportuno, quindi, che chi oggi giudica gli uomini che delinquono tenga conto di quello che dice la scienza senza preoccuparsi troppo delle conseguenze delle proprie decisioni; la cosa più importante mi sembra che sia l’equanimità del giudizio. Credo, inoltre, che la segregazione dei delinquenti e dei malati mentali è stato il tratto caratteristico di un’epoca nella quale il ricovero negli istituti di pena e negli istituti mentali era un fatto scontato; esso prescindeva dall’idea di responsabilità e di irresponsabilità. Sono convinto che oggi giudicare una persona parzialmente responsabile non equivale a decretare la sua segregazione. Infine Lei avrà anche ragione su Lacassagne ma credo che nella storia dell’Antropologia criminale Lombroso, pur con tutti i suoi difetti, occupi il posto principale; i giudizi di gran parte della letteratura internazionale vanno in questa direzione.
    Cordiali saluti
    Franco Pelella – 17/7/2013

    Caro Pelella, deve sapere che mentre le scrivo alla mia sinistra ho tutta la serie di libri su Lombroso che mi cita mentre alla mia destra ho la prima edizione dell'Uomo Delinquente. Per dirle quanto Lombroso incuriosisca anche me. Il punto è che tutta questa letteratura italiana è celebrativa e da come scrive ho l'impressione che anche il suo volume sarà celebrativo. Dal punto di vista internazionale Lombroso è trattato molto più obiettivamente ed inoltre anche rispetto all'ambiente italiano Lombroso era uno dei tanti studiosi importanti di fine ottocento e neppure il più rilevante. Le consiglio un bel volume di Lombroso "Gli Anarchici".
    Cordialità
    Renato Foschi – 17/7/2013

    Caro Foschi, contesto che la letteratura che cito sia solo celebrativa. Mi sembra, invece, che essa si sforzi di dare un giudizio obiettivo su Lombroso. Questo è quello che cercherò di fare anch'io. Contesto anche la Sua opinione che a livello internazionale il giudizio su Lombroso è più negativo; l'ha scritto Lei stesso che negli Stati Uniti è in corso una riscoperta di Lombroso come precursore delle neuroscienze. Non penso, infine, che Lombroso sia stato senza alcun dubbio lo studioso italiano più rilevante della fine dell'Ottocento; egli, però, è stato sicuramente il più famoso.
    Cordiali saluti
    Franco Pelella – 17/7/2013


    @FrancoPelella
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