Caro Pino Aprile, Lei continua a sostenere che ci sono troppi luoghi comuni contro il Sud. Lo ha affermato anche in un’intervista apparsa stamattina (VITO PINTO: «Meridione, troppi luoghi comuni»; La Città, 24/12/2013). Secondo Leii: “Il Sud è credibile solo nel male: è così consolatorio, per gli altri (basta leggere certi libri, certi giornali). Il bene, se a Sud, se del Sud, suona sospetto o un’eccezione. Mentre al Nord la presunta eccezione è il male. Così la si racconta e questa diviene la verità. Io non credo che la latitudine migliori o peggiori gli uomini (ameno che non si parli di abbronzatura). Il Consiglio regionale a più alta densità criminale, per condanne inflitte, processi e indagini in corso, era quello lombardo; la regione più indebitata e meno affidabile, secondo le agenzie internazionali, è il Piemonte; il Comune più dissestato, Torino, mentre Bari e la Puglia hanno bilanci in attivo, la Lucania è una delle Regioni più virtuose…”. La mia opinione è che Lei continua ad elencare solo i dati che confermano la Sua tesi. Lei non tiene conto delle numerose indagini che, da decenni, collocano puntualmente le città del Sud agli ultimi posti delle graduatorie: questo vale per la vivibilità ma anche per il numero degli omicidi, la presenza della criminalità, la raccolta differenziata dei rifiuti, l’analfabetismo, la preparazione scolastica, la disoccupazione, le infrastrutture, la lettura dei giornali, la partecipazione al voto, ecc. ecc. Lei fa come ha fatto Vincenzo De Luca (che si è rifiutato di riconoscere che era sottosegretario e che questo incarico è incompatibile con la carica di Sindaco di Salerno); fa come faceva Eduardo De Filippo in Natale in casa Cupiello: dato che la realtà (il divario del Sud dal Nord) non Le piace dice che questa realtà non esiste. Cordiali saluti
Franco Pelella – 24/12/2013
Le classifiche sulla vivibilità sono fatte quasi esclusivamente su dati economici, quindi, è normale trovare le città del sud in fondo alla lista, tanto che ormai si parla di misurazione del BIL, benessere interno lordo pro capite, al posto del pil pro capite; la scarsa dotazione di infrastrutture è frutto di 150 anni di politiche che privilegiano il nord e dimenticano il sud (trenitalia ne è un esempio scandaloso); pur cambiando ministri dell'istruzione (dall'arcoriana gelmini al pessimo profumo all'ancor peggiore carrozza) la scuola meridionale si è vista sottrarre risorse da portare al nord: persino i soldi per le scuole terremotate, in gran parte al sud, sono stati dati per il 97 per cento al centro-nord); la “premialità” per le università è concepita per sottrarre fondi al sud e portarli al nord (e le proteste non hanno spostato di un millimetri la ministra che ha strapremiato, come migliore, la sua università); Milano è la quarta città per sequestro di beni mafiosi... rispetto la sua opinione, ma non la condivido, anzi mi sembra la conferma della mia: del sud, per essere credibile, devi dire il male, altrime
nti sei fazioso. Comunque, grazie per l'attenzione.
Pino Aprile – 28/12/2013
Caro Pino Aprile, Le rispondo per punti per essere il più chiaro possibile: 1) Lei non mi ha dato alcuna risposta sul perché le città del Mezzogiorno risultano agli ultimi posti anche per numero degli omicidi, presenza della criminalità, raccolta differenziata dei rifiuti, analfabetismo, disoccupazione, lettura dei giornali, partecipazione al voto, ecc. ecc. 2) Non mi risulta che le classifiche sulla vivibilità siano fatte quasi esclusivamente su dati economici. La classifica finale dell'indagine de Il Sole 24 Ore prende in considerazione 36 parametri differenti raggruppati in sei macro-aree: tenore di vita, affari e lavoro, servizi ambiente e salute, popolazione, ordine pubblico e tempo libero. L'indagine dell'ISTAT e del CNEL "Il benessere equo e sostenibile in Italia" prende in considerazione i seguenti parametri: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi. L'indagine dell'ISPRA "Qualità dell'ambiente urbano" prende in considerazione i seguenti parametri: fattori demografici, suolo e territorio, natura urbana, rifiuti, acque, emissioni e qualità dell'aria, cambiamenti climatici, trasporti e mobilità, turismo, esposizione all'inquinamento elettromagnetico, acustico e indoor. 3) Due studiosi seri come Vittorio Daniele e Paolo Malanima hanno documentato che la differenza nelle infrastrutture tra Sud e Nord esisteva già a partire dall'Unità d'Italia (Alle origini del divario,
www.paolomalanima.it/default_file/Papers/ORIGINI_DIVARIO.pdf ). A pagina 8 del loro articolo c'è scritto che: "Le differenze regionali nella dotazione infrastrutturale erano notevoli. Alla vigilia dell’Unità, nel 1859, la rete ferroviaria piemontese si estendeva per 819 chilometri, quella del Lombardo-Veneto per 522, quella della Toscana per 101, quella dello Stato Pontificio per 257 e quella del Regno delle Due Sicilie per appena 99 chilometri. Analoga la situazione per le strade. Nel 1863, i chilometri di strada per mille abitanti erano 4,7 in Piemonte, 6,5 in Lombardia e appena 1,7 nel Mezzogiorno continentale". 4) La sottrazione di fondi al Sud per portarli al Nord è una tesi tutta da dimostrare. Ma se anche ciò fosse vero questo elemento non mi sembra che incida fondamentalmente sul senso civico e sulla qualità della vita delle persone.
Franco Pelella – 29/12/2013
Caro Pelella, invece le ho risposto: sul punto 1), lei fa un elenco di “effetti”, di cui non cerca le cause; ho scritto alcuni capitoli, in Terroni E Giù al Sud, con l'aiuto della psicologia sociale, per darne qualche indicazione. Altrimenti, resta la spiegazione facile e comoda: perchè i meridionali sono più incivili, delinquenti, curt, nire e mal'cavat (legga quello che diceva Chinnici su come e quando è nata la mafia, per esempio...); 2) i criteri del Sole sono prevalentemente economici o a quelli assimilabili: quando si parla di servizi e trasporti, che un Paese squilibrato ha dato in abbondanza al Nord e sottratto al Sud stiamo ancora parlando di soldi e la classifica è già stampata sul territorio: 2 ore per 400 km in treno Milano-Firenze, 15,5 ore per la stessa distanza fra Catania e Trapani; 3) Paolo Malanima e Vittorio Daniele dicono esattamente il contrario, ho anticipato i loro libri, prima ancora che fossero pubblicati (ci sono le tabelle, basta volerle leggere) e ne parlo già in Terroni, ma forse lei non l'ha letto: il divario, non c'era; come conferma l'ufficio studi della Banca d'Italia, rapporto Fenoaltea; come confermano le ricerche economiche del dipartimento di economia dell'università di Bruxelles, pubblicate anche dal Sole240re, che dimostrano come, al momento dell'Unità, il Regno delle Due Sicilie fosse paragonabile, quanto a spread, alla Germania di oggi e il Piemonte all'Italia di oggi; e come dimostra il lavoro compiuto dalla più alta autorità scientifica del Fondo Monetario internazionale, pubblicato in Italica. Infine, il raffronto strade-ferrovie è disonesto, perché confronta i mezzi di trasporto di due regioni senza sbocco sul mare, Piemonte e Lombardia, con una che, a parte un istmo di 190 chilometri è un'isola. E, infatti, i Borbone puntarono sui trasporti marittimi, moltiplicando il tonnellaggio per 20 in 12 anni e sviluppando la maggiore cantieristica d'Italia e così avanzata da precedere gl'inglesi nella realizzazione di navi a vapore. Da 153 anni i Borbone non ci sono più, ma ferroviariamente parlando il Sud è ancora più indietro di allora, rispetto al Nord, e quanto alle strade, siamo alla Salerno-Reggio Calabria. Ci sono i dati che vuole in Giù al Sud, che immagino non abbia letto. La ringrazio dell'attenzione. Auguri
Pino Aprile – 30/12/2013
Caro Pino Aprile, grazie dell'attenzione ma le Sue risposte non mi sembrano soddisfacenti. 1) Il problema che Lei ha posto nell'intervista che ho citato è stato che si parla sempre male del Sud mentre del Nord si tende a non parlare male anche se anche al Nord ci sono molte cose che non vanno. Dicendo questo Lei ha evidentemente teso ad equiparare il Nord al Sud mentre invece, purtroppo, il Sud risulta indietro in quasi tutti i parametri relativi alla vita sociale. Io ho citato il numero degli omicidi, la presenza della criminalità, la raccolta differenziata dei rifiuti, l'analfabetismo, la disoccupazione, la lettura dei giornali, la partecipazione al voto; ma se ne potrebbero citare anche altri. Il discorso sulle cause del divario ci porterebbe troppo lontano. 2) Non mi sembra che i criteri dell'indagine del Sole 24 Ore sulla qualità della vita (così come delle altre indagini che ho citato) siano prevalentemente economici; i parametri utilizzati sono molto variegati. 3) Non mi sembra che Paolo Malanima e Paolo Daniele dicano esattamente il contrario di quanto ho affermato; credo che sia evidente, dai dati che essi citano, che la rete ferroviaria e la rete stradale erano molto meno consistenti al Sud rispetto al Nord già al momento dell'Unità d'Italia. 4) Lei non ha dato alcuna risposta alla mia osservazione relativa al fatto che anche se fosse vera la tesi della sottrazione di fondi al Sud per portarli al Nord questo elemento non incide fondamentalmente sul senso civico e sulla qualità della vita delle persone.
Cordiali saluti
Franco Pelella – 30/12/2013
Last comments