1. Nel Sud l'epidemia ha attecchito poco perchè le autorità hanno avuto il tempo per attivare le necessarie misure di distanziamento sociale

    By Franco Pelella il 22 April 2020
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    Il presidente dell’Eav (Ente Autonomo Volturno) Umberto De Gregorio ha scritto un articolo sulla polemica in corso tra Lombardia e Campania sulla riapertura delle attività produttive. In particolare De Gregorio ha scritto: “Al pregiudizio storico verso i meridionali di molti settentrionali (che talvolta è sfociato in un razzismo neanche troppo larvato) oggi il Sud risponde con l’orgoglio di aver (quasi) vinto una guerra con rigore e serietà. Una vittoria per molti inaspettata ed inspiegabile; e proprio per questo ancora più importante e da rimarcare” (La guerra Nord-Sud? Sì, sulla politica economica; Corriere del Mezzogorno, 21/4/2020). Mi sembra eccessiva questa rivendicazione di una vittoria del Sud sul coronavirus ma mi sembra, soprattutto, sbagliato scrivere che si tratta di “una vittoria per molti inaspettata ed inspiegabile”. Perché è stato detto e ripetuto in mille salse da esperti di varia natura che al Sud il coronavirus ha attecchito poco sostanzialmente perché, dopo lo scoppio violento dell’epidemia in Lombardia e in altre regioni del Nord, le regioni del Sud hanno avuto, per fortuna, il tempo per attivare le misure di distanziamento sociale necessarie per impedire all’epidemia di diffondersi. E le misure di distanziamento sociale hanno avuto successo soprattutto perché la gente ha avuto ragionevolmente paura di essere contagiata ed, eccetto una minoranza di irresponsabili, è restata in grande maggioranza a casa.
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  2. Il punto maggiormente dolente del modo di vita lombardo è quello di aver espresso una classe dirigente non all’altezza

    By Franco Pelella il 19 April 2020
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    Michele Serra si è chiesto se è giusto criticare il modo di vita lombardo in questo momento tragico (La religione del lavoro; La Repubblica, 18/4/2020). La sua risposta è stata sostanzialmente di si. Egli ha scritto che c’è sicuramente un nesso tra la cultura dello sviluppo ad ogni costo e la cecità per la quale l’idea di interrompere la produzione è parsa a padroni e salariati peggio della strage, qualcosa di inconcepibile che avrebbe messo fine a una corsa da sempre concepita come infinita. Quello che, però, secondo me, manca nell’articolo di Serra è una riflessione sul rapporto che esiste tra la cultura dello sviluppo e la classe dirigente che viene fuori da questa cultura. Perché il punto maggiormente dolente del modo di vita lombardo è sicuramente questo, quello di aver espresso una classe dirigente palesemente non all’altezza del suo compito. La dirigenza leghista lombarda (ma anche quella di Forza Italia e della destra in generale) è fatta di persone che hanno come scopo principale quello di difendere la cultura dello sviluppo e che hanno sostanzialmente lo stesso difetto di padroni e padroncini, quello di pensare quasi esclusivamente ai propri interessi e poco o niente a quelli generali. Il risultato è una scarsa cultura e l’incapacità di essere solidali con chi è esterno al territorio. E anche i vari scandali che a partire dal 1993 hanno coinvolto vari personaggi politici di centro-destra (da Dulilio Poggiolini a Roberto Formigoni a Mario Mantovani) sono iscritti nella stessa logica, quella di mettere il proprio interesse personale al primo posto.
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  3. I politici non hanno finanziato adeguatamente la ricerca nella fauna selvatica di nuovi patogeni potenzialmente trasmissibili all’uomo

    By Franco Pelella il 18 April 2020
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    All’interno del suo best seller Spillover (pubblicato per la prima volta nel 2012) e nei suoi recenti interventi sui giornali il reporter scientifico statunitense David Quammen ha fatto un’accusa precisa. Secondo lui gli scienziati sapevano che poteva accadere una pandemia globale (il cosiddetto Big One) ma i politici si sono rifiutati di spendere denaro per prepararsi all’occorrenza. Egli ha varie volte indicato le cause generali che hanno favorito l’arrivo del coronavirus e le ha messe in connessione con il cambiamento climatico: l’aumento delle dimensioni della popolazione mondiale e l’insaziabile fame dei nostri consumi. Ma guardando a queste cause è difficile individuare le colpe specifiche dei politici. Leggendo, però, meglio all’interno del libro si può individuare con maggiore precisione per quale attività di ricerca i politici dovevano spendere denaro ma non l’hanno fatto. A pagina 47 e 48 egli ha citato uno studio della scienziata britannica Kate E. Jones e del suo gruppo, operanti presso la Zoological Society di Londra (Global Trends in Emerging Infectious Deseases, in «Nature», CDLI, 2008). Cosa dice questo studio? Gli autori hanno esaminato più di trecento malattie infettive emergenti apparse tra il 1940 e il 2004, interrogandosi sulle variazioni di tendenza nonché sulla distribuzione spaziale del fenomeno. Essi hanno trovato quasi la stessa percentuale di zoonosi (malattie che si trasmettono dagli animali agli uomini) di altri ricercatori dell’Università di Edimburgo (il 60,3 per cento). Inoltre il 71,8 per cento di questi eventi zoonotici erano causati da patogeni provenienti da animali selvatici. Inoltre la maggiore incidenza delle malattie associate alla fauna selvatica tendeva ad aumentare nel tempo. La conclusione degli autori è stata la seguente: “Le zoonosi di origine selvatica rappresentano la più consistente e crescente minaccia alla salute della popolazione mondiale tra tutte le malattie emergenti. Le nostre scoperte mettono in evidenza la necessità ineludibile di monitorare lo stato di salute globale e di identificare nuovi patogeni potenzialmente trasmissibili all’uomo nella fauna selvatica come misura preventiva nei confronti di future malattie emergenti”. Ecco. In questo hanno sbagliato soprattutto i politici di tutto il mondo. Nel non aver finanziato adeguatamente la ricerca di nuovi patogeni potenzialmente trasmissibili all’uomo nella fauna selvatica.
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  4. Non hanno sbagliato solo i governanti leghisti della Lombardia (anche De Luca ha fatto i suoi errori)

    By Franco Pelella il 12 April 2020
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    Mi meraviglio che Gianni Barbacetto, un giornalista de Il Fatto Quotidiano, volendo criticare la gestione della sanità della Regione Lombardia nelle scorse settimane, paragoni questa gestione con quella di Vincenzo De Luca in Campania (vedi l’articolo I Badoglio milanesi sono molto peggio di De Luca sceriffo del 9 aprile). In questo modo ha fatto un assist graditissimo a chi, fino a poco tempo fa, era considerato un nemico de questo giornale. Il problema è che vengono paragonati i grossi errori commessi dai governanti leghisti lombardi con l’attivismo di De Luca ma il paragone è improprio sia perché la situazione del contagio in Lombardia non è confrontabile con quella della Campania, sia perché viene citata come eccellenza sanitaria un solo ospedale campano (il Cotugno) mentre la situazione della sanità campana è tutto fuorchè rosea (molti ospedali sono chiusi, i pronto soccorso sono al collasso da una vita, in alcuni ospedali i malati sono ancora sulle barelle, mancano medici e infermieri, molte competenze sono passate alla sanità privata, ecc. ecc.) sia perché quello che è stato sempre contestato (e messo in ridicolo) di De Luca non è il suo attivismo ma il suo atteggiamento da sceriffo. Nella gestione della crisi De Luca ha fatto certamente il proprio dovere (più o meno come gli altri governatori delle regioni italiane) anche se con la sua sovraesposizione mediatica ha dato la sensazione di essere più efficiente di quanto non sia. Ma il suo atteggiamento da “dittatore dello Stato di Bananas” gli ha fatto commettere alcuni errori gravi: ha fatto svolgere un concorso con centinaia di partecipanti agli inizi di marzo (in piena crisi coronavirus), ha evocato l’esercito anche quando si trattava di fare semplici controlli su una popolazione che (anche in Campania) nella sua grande maggioranza ha rispettato il divieto di uscire, ha deciso di far mettere in quarantena chi viene sorpreso ad uscire senza un motivo valido, ha negato (unico governatore in Italia) la possibilità della consegna a domicilio di pizze e pasti, ha evocato la fucilazione (salvo poi dire che non siamo in Cina) come giusta punizione per chi sgarra, ecc. ecc.
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  5. E' giusto dire che per fortuna il coronavirus è esploso al Nord (altrimenti i morti sarebbero stati molti di più)

    By Franco Pelella il 10 April 2020
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    La storica Gabriella Gribaudi è stata intervistata (SIMONETTA FIORI: Quel che resta delle catastrofi; La Repubblica, 10/4/2020) a proposito dell’uscita del suo ultimo libro (La memoria, i traumi, la storia; Viella, 2020). La giornalista le ha chiesto: «Il coronavirus fa saltare alcuni stereotipi legata alla narrazione dei disastri. Ad esempio, per restare entro i confini italiani, quello dell’efficienza nordica contro l’indolenza del Mezzogiorno». Lei ha risposto: «Dal Sud sono partiti molti medici e infermieri volontari, ma nell’immaginario resta il dualismo: quante volte abbiamo sentito dire “per fortuna il coronavirus è esploso al Nord…”?...». Mi meraviglia che una valida studiosa come la professoressa Gribaudi faccia anche lei la neoborbonica. Essa sembra non tenere conto di un fatto indubitabile: la sanità del Nord è molto più avanzata di quella del Sud. Altrimenti non si spiegherebbero le migliaia di meridionali che ogni anno si ricoverano presso gli ospedali del Nord. Nonostante le tante inefficienze degli amministratori della Regione Lombardia che stanno venendo alla luce è giusto dire che per fortuna il coronavirus è esploso al Nord perché altrimenti i morti sarebbero stati molti di più.
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  6. Consentendo solo le domande on line si rischia di non dare i buoni spesa a chi ne ha più bisogno

    By Franco Pelella il 10 April 2020
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    Ho visto in televisione che i Comuni di Milano, Roma e Napoli hanno previsto di far fare ai cittadini una domanda on line (sul sito del Comune) per ottenere i buoni spesa finanziati dal governo per contrastare la crisi economica provocata dal coronavirus. Mi sembra un’idea sbagliata. In questo modo si escludono i tanti cittadini che non hanno dimestichezza con i computer (gli anziani soli, i poveri, i senzatetto, gli stranieri, ecc. ecc). Utilizzando solo questa modalità di richiesta i buoni non saranno dati a parte di coloro che hanno maggiormente bisogno. E’ lo stesso discorso che è stato fatto a proposito della didattica on line, che esclude i tanti studenti che non hanno i tablet e i computer necessari per seguire le lezioni da casa. Ed è lo stesso errore che ha fatto la Regione Campania quando ha attivato la procedura on line per la richiesta del contributo fitti relativo all’anno 2019. Consentendo solo questa modalità di richiesta i tanti che non hanno dimestichezza con questa procedura hanno difficoltà enormi a fare la domanda. In passato, quando le domande si potevano fare presso i Comuni di residenza era tutto molto più facile.
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  7. Il sentimento che oggi prevale nei napoletani è il neoborbonismo

    By Franco Pelella il 8 April 2020
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    L’economista Mariano D’Antonio ha fatto una riflessione sui comportamenti dei napoletani mentre è in corso la pandemia del coronavirus. Egli ha scritto, tra l’altro, che: “In altri momenti di difficoltà attraversati dai napoletani nei decenni passati si sono avuti casi di turbolenza sociale dovuti a eventi dolorosi alternati a episodi di solidarietà nazionale. E’ avvenuto negli anni successivi al terremoto del 1980 quando la ricostruzione avvenne con relativo successo soprattutto nelle aree interne della Campania. Oggi è cambiata la scena. Tra le novità c’è un rinnovato sentimento di appartenenza della popolazione al suo territorio, al Mezzogiorno. L’opinione pubblica è più informata, conosce e vanta un nostro primato nel servizio sanitario nazionale: è orgogliosa che il Cotugno sia giudicato all’estero il miglior ospedale che abbiamo in Italia, spera che un farmaco risultato a Napoli efficace per curare l’artride reumatoide possa contrastare anche il corona virus” (Napoli ha ritrovato sé stessa; La Repubblica-Napoli, 8/4/2020). Non sono d’accordo. La mia opinione è che la situazione di oggi è radicalmente diversa rispetto a quella del dopo terremoto del 1980. Allora incombeva un clima da catastrofe rispetto al quale i cittadini napoletani e campani reagivano con rabbia rispetto ai governanti che non garantivano la fornitura delle risorse che secondo loro erano necessarie. Oggi prevale un clima di paura che trattiene quasi tutti dall’uscire di casa e che giustifica la quasi completa assenza di turbolenze sociali. Ma non condivido neanche il fatto che ci sarebbe un rinnovato sentimento di appartenenza della popolazione napoletana al suo territorio. Il sentimento che prevale è il neoborbonismo, lo stesso che ha prevalso negli ultimi decenni, lo stesso che fa vedere primati inesistenti. Il problema, come sempre, non è quello di essere primi in qualche campo ma quello di essere tra i primi in molti settori della vita sociale ed economica. Per rimanere nel campo della sanità l’importante non è avere un ottimo ospedale o un ottima sperimentazione di un farmaco ma avere tanti ottimi ospedali e tante ottime sperimentazioni. Ma a Napoli e in Campania (nonostante la retorica deluchiana) la situazione è ben diversa. Molti ospedali sono chiusi, i pronto soccorso sono al collasso da una vita, in alcuni ospedali i malati sono ancora sulle barelle, mancano medici e infermieri, molte competenze sono passate alla sanità privata, ecc. ecc.
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  8. A Napoli e nel suo hinterland una consistente percentuale della popolazione ha un comportamento asociale

    By Franco Pelella il 3 April 2020
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    In un articolo (La solidarietà spazza via i pregiudizi; La Repubblica-Napoli, 2/4/2020) lo storico Aurelio Musi ha sostenuto che la citazione deluchiana di Naomi Campbell è solo la rappresentazione non del carattere di un popolo ma della vena ironica di un rappresentante istituzionale. Ma la citazione di Naomi Campbell (e Rula Jebreal) non era riferita solo a De Luca ma anche ad alcuni sindaci meridionali che si erano rivolti in modo volgare ai cittadini che, in questo grave momento, non ascoltano gli inviti a restare a casa. Quindi alla modella e alla giornalista è piaciuta non la vena ironica di De Luca (che evoca i lanciafiamme) ma il modo spiccio e sopra le righe con il quale De Luca e i sindaci si sono rivolti ai cittadini. Il professor Musi ha poi scritto, citando una serie di esempi di atti solidali dei napoletani nei confronti dei poveri, che Napoli non costituisce un’anomalia nella vita sociale e civile dell’Italia e che vengono così smentiti gli stereotipi sul napoletano-tipo. Secondo lui quello che resta impresso nella memoria non è il comportamento irresponsabile di qualcuno (la festa pacchiana a Pozzuoli o la Pignasecca brulicante di gente) ma la generosità e la solidarietà della maggioranza dei napoletani. Il punto è che nessuno vuole negare che la maggioranza dei napoletani sia composta da persone e oneste e solidali ma la realtà è che a Napoli e nel suo hinterland c’è una consistente percentuale della popolazione che assume costantemente comportamenti asociali e criminali. In nessuna parte d’Italia c’è l’abitudine di sfasciare gli ospedali quando vi muore un delinquente. Ma comportamenti asociali e non sono solo quelli di Pozzuoli o della Pignasecca. De Luca ha detto che a Torre del Greco (così come a Casoria, Afragola e in alcune strade centrali di Napoli) c'è una presenza irresponsabile e diffusa di persone nelle strade. Io credo che una volta tanto quello che ha detto De Luca sia vero e che se invoca l’esercito per fermare gli assembramenti questa volta ha ragione.
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  9. Pur volendo elogiare gli italiani Naomi Campbell e Rula Jebreal hanno mostrato il loro lato peggiore

    By Franco Pelella il 25 Mar. 2020
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    La modella Naomi Campbell ha pubblicato su Instagram un repost della giornalista Rula Jebreal. La giornalista, sui social, ha pubblicato alcuni dei video più famosi degli ultimi tempi, in cui gli amministratori locali lanciano appelli minacciosi alla cittadinanza. Ci sono Vincenzo De Luca e il suo famoso monito indirizzato a chi vorrebbe organizzare la festa di laurea: «Vi mandiamo i carabinieri, ma con il lanciafiamme», il sindaco di Bari (Antonio Decaro), il sindaco di Messina (Cateno De Luca), il sindaco di Gualdo Tadino (Massimiliano Presciutti), il primo cittadino di Lucera (Antonio Tutolo ) e anche Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria. I vari filmati degli appelli di tutti gli amministratori locali italiani stridono con le tante notizie che arrivano dagli Stati Uniti, dove troppe persone continuano a riunirsi e a creare grandi assembramenti, nonostante l'aggravarsi della situazione. Per questo motivo, Naomi Campbell ha voluto dare risalto al messaggio lanciato sui social da Rula Jebreal. «Amo gli italiani! Il loro spirito, la loro creatività, la loro anima, il coraggio, la resilienza, la passione e la compassione» - ha spiegato la giornalista di origini palestinesi . Il problema è che pur volendo elogiare gli italiani Rula Jebreal (e Naomi Campbell) hanno mostrato il loro lato peggiore. Perché questi amministratori volendo criticare gli italiani che non stanno a casa e che non obbediscono all’ordine di non assembrarsi hanno scelto il modo peggiore per farlo. Hanno scelto un modo cafone e folkloristico che stride con il loro ruolo di amministratori pubblici. Hanno fatto capire che c’era un’emergenza sul loro territorio mentre questa emergenza non c’è perché i casi da loro citati sono casi isolati mentre gran parte della popolazione sta osservando le disposizioni dell’autorità.
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  10. Bisogna impedire a tutti i costi al popolino di Napoli di continuare a fare danni!

    By Franco Pelella il 24 Mar. 2020
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    In questi giorni vediamo tutti che le strade dei nostri paesi e delle nostre città, al Sud come al Centro e al Nord, sono deserte e che quindi non c'è bisogno dell'esercito per far stare la gente a casa. Ma ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha detto che c’è ancora troppa gente in strada al Sud. L’ha detto, però, facendo vedere sul suo smartphone una fotografia pubblicata da Il Mattino sulla tanta gente in strada nel rione Sanità a Napoli. Perché questa è la dura realtà. Come ha denunciato anche il prefetto di Napoli c’è troppa gente in strada non al sud ma a Napoli, anzi in certi quartieri di Napoli (alla Pignasecca, a Soccavo, a Scampia) e di alcuni Comuni dell’hinterland napoletano (Marano, Afragola, Acerra, Ercolano e Ottaviano). E’ difficile spiegarsi questi comportamenti assurdi e controproducenti. L’unica spiegazione è la natura ribelle e irresponsabile del popolino che da secoli abita in questi quartieri. Questo popolino si è sempre schierato contro chi voleva democratizzare la città e da esso è nata la camorra. Alcune delle persone che irresponsabilmente vanno in giro sono le stesse che alcune settimane fa hanno sfasciato, senza alcun motivo valido, l’ospedale Nuovi Pellegrini di Napoli dopo l’uccisione di un giovane rapinatore per mano di un carabiniere. Contro costoro lo Stato deve far sentire la sua mano forte, molto più forte di quanto ha fatto finora. Senza la repressione e la dura punizione dei loro comportamenti queste persone continueranno a fare danni enormi e a condannare Napoli all’arretratezza. Se non ce la fanno i vigili urbani, i carabinieri e la polizia in questi quartieri mandiamo l'esercito per ottenere di non far uscire la gente di casa.
    Last Post by Franco Pelella il 24 Mar. 2020
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