1. La crisi del coronavirus ha fatto emergere con chiarezza le contraddizioni del sistema di potere deluchiano

    By Franco Pelella il 15 Nov. 2020
     
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    Le caratteristiche del sistema di potere di Vincenzo De Luca sono da oltre 40 anni sempre le stesse: l’autoritarismo, l’accentramento del potere, il tentativo di zittire chiunque si oppone (avversari politici, giornalisti, magistrati, ecc.), il ricorso agli insulti contro chi lo critica, la nomina di fedelissimi nei posti di comando, la descrizione con caratteri entusiastici del funzionamento delle strutture amministrate, la tendenza a scaricare sulle altre istituzioni le colpe per le cose che non funzionano, ecc. ecc. Questo modello ha funzionato per molto tempo. Salerno è una città di circa 130 mila abitanti ma non è una realtà amministrativa particolarmente complessa; l’attivismo deluchiano ha prodotto risultati amministrativi validi nonostante le gravi carenze del modello di governo scelto. Quando De Luca nel 2015 è diventato governatore della Campania la musica ha cominciato a cambiare; si è dovuto confrontare con una realtà particolarmente complessa come l’area metropolitana di Napoli e il suo modo di governare, fino all’arrivo del coronavirus, non ha avuto particolari risultati. In particolare il sistema sanitario regionale ha continuato ad avere gravi carenze. Questo non l’ha indotto ad individuare un assessore alla Sanità (preferendo mantenere lui stesso la delega) e non l’ha fatto smettere di nominare suoi fedelissimi nei posti di comando delle Asl. Ciononostante ha descritto con termini entusiastici il funzionamento delle strutture sanitarie campane e ha dato al governo tutte le colpe per il commissariamento alla quale per anni è stata sottoposta la sanità campana. Considerati i non esaltanti risultati ottenuti da De Luca prima delle ultime elezioni era stato raggiunto un accordo tra Pd e M5S per candidare alla presidenza della regione il ministro Sergio Costa ma con l’arrivo della pandemia tutto è cambiato. De Luca ha potuto esibire pienamente il proprio autoritarismo ottenendo un consenso entusiastico soprattutto da parte delle persone di destra (anche se il livello del contagio in Campania non è stato molto diverso da quello delle altre regioni del Sud). Alle elezioni del settembre scorso questo consenso ha prodotto circa il 70% dei voti da parte degli elettori ma quando la pandemia ha aggredito anche la Campania sono diventate evidenti le storiche carenze del sistema sanitario, aggravate dalla mancata predisposizione di un adeguato piano di emergenza per affrontare l’aumento dei casi di contagio. La situazione è precipitata quando il governo ha chiesto alle regioni i dati delle strutture sanitarie; la Regione Campania ha fornito dati non attendibili, più rosei rispetto all’evidente realtà del cattivo funzionamento del tracciamento dei contagiati, della somministrazione dei tamponi e dei reparti di terapia intensiva. Ieri, poi, il governo ha deciso che la Campania dovesse diventare zona rossa. De Luca allora è andato fuori di giri insultando Luigi Di Maio, Vincenzo Spadafora e Roberto Saviano e chiedendo addirittura le dimissioni di un esecutivo che vede la partecipazione del suo partito.
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