Segnalo l’editoriale che il direttore de La Repubblica Carlo Verdelli ha dedicato al movimento delle Sardine. Ecco la parte finale: “…Smaltita la paura del dopo voto in Emilia Romagna, tributati i doverosi e calorosi grazie all'inatteso popolo delle Sardine, la scena è improvvisamente mutata, i portoni del Palazzo si sono richiusi, il nostro affaticato governo ha varato una legge soltanto nell'intero mese di gennaio, e il suo capo, Giuseppe Conte appunto, non ha ancora trovato un minuto per rispondere alla richiesta dei volonterosi pesciolini. Lettera morta, la loro, letteralmente. Neanche un vago: grazie, vi chiamerò appena possibile. Niente. Rimandare, non irritare inutilmente gli amici grillini, che hanno già il pelo ritto di loro, nascondersi dietro le più svariate urgenze, smentire senza smentirla la disponibilità prima concessa e poi di fatto negata a un confronto con un pezzettino subacqueo ma autentico della tanto corteggiata "società civile". Niente di grave, Presidente. Domani è un altro giorno, i ragazzi non hanno pazienza, il banco delle Sardine si incarterà da solo con qualche altra mossa improvvida tipo la visita a casa Benetton, che tanti lazzi ha suscitato sulla loro indipendenza. Lasciamole nuotare ancora un po' nel loro brodo, finché un tombino le risucchierà e la superficie del mare tornerà calma e placida come prima di quel 14 novembre, esordio a Bologna di 12 mila persone, strette strette l'una all'altra, con in mano dei cartoncini colorati a forma di pesce. Una cosa mai vista, anche per Salvini, che infatti accusò, e non poco, la sorpresa. Se il Conte bis naviga ancora, è anche per quell'onda anomala e spontanea di partecipazione. Nata fuori dai partiti, dai circoli intellettuali, dai circuiti tradizionali della creazione di consenso. Sprecarne l'energia, scansandosi per evitarla ora che non serve più, non aiuterà né questo governo né la buona politica a recuperare terreno nei confronti di un Paese sempre più tentato da altre sirene (Pesci piccoli pesce grosso; La Repubblica, 5/2/2020).
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