1. Enrico Rava: il jazz in Italia ha avuto un boom grazie alle Feste dell'Unità

    By Franco Pelella il 29 Jan. 2020
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    Segnalo, seppure in ritardo, un’interessantissima intervista al trombettista jazz Enrico Rava. Ecco le parti, secondo me, più rilevanti: “…io allora abitavo a New York, dove sono stato dal 1967 al 1978. Li ricordo come anni durissimi, ma anche stimolanti. C’era la guerra in Vietnam e ogni giorno pe strada manifestavano migliaia di persone con i veterani senza braccia, senza gambe, tronchi umani…In generale, New York era una città violentissima. Uscire la sera un azzardo. Times Square un insieme di piccoli cinema porno e spacciatori…Oggi c’è una quantità e qualità di musicisti in Italia strepitosa: quando tornavo in Italia dagli States per le tournee di trombettisti c’ero io, pochi altri; oggi ne trovi cinquanta che suonano da paura…Il jazz ha iniziato lentamente a prendere piede , e io so il perché, dalla fine degli anni ’70…Verso la fine degli anni ’60 c’era la moda di partire coi sacchi a pelo e andare a sentire i mega concerti. Quella cosa si trasformò in protesta: volevano sfondare le porte, perché la musica doveva essere libera, gratis e via così. Poi, nel ’77, col lancio di una molotov a Santana sul palco è cambiato tutto e non stati più dati i permessi per i mega concerti. Allora, queste migliaia di ragazzi si sono riversati sulla neonata Umbria Jazz e di coleripo hanno scoperto questa musica. A quel punto, il Partito Comunista s’è reso conto di che attrattiva in quel momento potesse avere il jazz e l’ha iniziato a mettere in ogni programma di Festa dell’Unità. A Botteghe Oscure c’era addirittura un ufficio, si chiamava Amici dell’Unità e lo dirigeva Loris Barbieri…(PAOLO ROMANO: Quando i comunisti scoprirono il jazz; L’Espresso, 5/1/2020)
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  2. L'alleanza della sinistra a Napoli doveva essere costruita nel tempo

    By Franco Pelella il 28 Jan. 2020
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    Ha sbagliato Sandro Ruotolo a chiedere, in un’intervista a La Repubblica di oggi, al filosofo Biagio De Giovanni se alle elezioni suppletive del collegio senatoriale di Napoli voterà il candidato sostenuto da Salvini. Perché il problema che hanno posto De Giovanni e gli altri 300 firmatari dell’appello contro la candidatura di Ruotolo prescinde dalla decisione del chi votare il 23 febbraio. Essi hanno detto, giustamente secondo me, che non ci si allea da un giorno all’altro con colui (Luigi De Magistris) con il quale ti sei gettato addosso il fango fino a ieri. La mia opinione è che l’alleanza della sinistra a Napoli era possibile ma doveva essere costruita nel tempo e non messa su frettolosamente in previsione dell’appuntamento elettorale del 23 febbraio. Il discorso avrebbe dovuto essere più ampio comprendendo un accordo sulla maggioranza politica che deve continuare a gestire il Comune di Napoli, sulle prossime elezioni regionali e sulle future elezioni comunali a Napoli. Fatta nel modo in cui è stata fatta l’alleanza politica della sinistra a Napoli ha solo un sapore elettoralistico e c’è il rischio che non venga pienamente compresa dagli elettori.
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  3. Steven Pinker: il progresso è un fatto storico anche se non ne abbiamo una percezione razionale

    By Franco Pelella il 26 Jan. 2020
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    Il 27 dicembre scorso dalle colonne del Financial Times, il professor Steven Pinker, docente di Psicologia ad Harvard, ci ha invitato ancora una volta ad osservare la realtà liberandola dal sensazionalismo e inforcando gli occhiali della razionalità. Una bella lettura, più che mai consolatoria, in un inizio anno ben poco edificante dal punto di vista politico (https://stevenpinker.com/files/pinker/file...ncial_times.pdf). Il progresso è un fatto storico ed è grazie al prevalere delle migliori caratteristiche della nostra specie, come l’istinto alla cooperazione e all’empatia, che nel tempo abbiamo avuto un’accelerazione di risultati formidabili (compreso l’ultimo decennio, anche se ci è sembrato orribile, perlomeno accidentato, giusto per usare due aggettivi cari alla Regina d’Inghilterra). Per esempio, innegabili sono stati gli sviluppi nel campo dei diritti umani, nel rispetto delle minoranze e della diversità, nelle applicazioni della tecnologia, nella diffusione del concetto di sviluppo sostenibile, nella riduzione della povertà e della mortalità infantile. Di questi progressi non abbiamo una percezione razionale; non solo perché non passiamo il tempo a controllare i grafici del professor Pinker, ma perché le tendenze graduali, globali, costanti e promettenti non fanno notizia. Molto più visibile è la narrazione, spesso melodrammatica, di fatti improvvisi, a prescindere da quanto veramente in grado di impattare il corso dell’esistenza umana, con il risultato che la nostra percezione della realtà è costantemente distorta verso il peggio.
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  4. George Soros vuole donare un miliardo di dollari a tutti i movimenti che nel mondo si battono contro i nuovi tiranni

    By Franco Pelella il 25 Jan. 2020
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    Segnalo un articolo di Andrea Tarquini che dà conto di una lodevole iniziativa del finanziere George Soros. Ecco il testo: “Un miliardo di dollari a tutti i movimenti che nel mondo si battono contro i nuovi tiranni, in nome dei valori costitutivi della democrazia. Ecco il gesto straordinario del magnate-filantropo americano (di origini ebraiche ungheresi) George Soros, annunciato ieri alla Conferenza di Davos. Soros, anziano ma sempre vivacissimo e con gli occhi brillanti di energia, ha lanciato così la sua sfida ad autocrati, sovranisti e populisti di tutto il mondo. Esprimendo appoggio anche alle Sardine in Italia. «Sono sempre più scoraggiato sulle sorti della società aperta, democrazia fragile messa sotto scacco da populisti, sovranisti, e dal nemico peggiore, il nazionalismo», ha detto. Ha aggiunto: «Il mondo è nelle mani di gente come Donald Trump, truffatore ed estremo narcisista», e di altri dittatori dichiarati o nascosti. «Una speranza però mi viene dai movimenti giovanili come i ragazzi di Hong Kong, o le Sardine in Italia, che hanno saputo trovare il modo di affrontare dittatori, o aspiranti dittatori nazionalisti come Salvini. Ci sono più sardine che squali come Salvini, dunque le Sardine avranno successo». Il futuro però «è ancora una pagina aperta, resta da vedere se queste aspirazioni avranno la meglio». George Soros fu un uomo-chiave, attorno al 1989 della transizione dal comunismo alla democrazia nell'allora Impero sovietico, nell'aiuto ai dissidenti. Finanziò studi internazionali all'attuale premier Viktor Orbän quando era oppositore liberal. Oggi, leader sovranista, Orbán ha chiuso la Central European University della fondazione Soros (centro del libero pensiero, traslocata a Vienna) e usa Soros nella sua propaganda come il nemico numero uno, l'ebreo ricco e cattivo. Finanziere e filantropo George Soros, 89 anni, ex finanziere, si è costruito una seconda vita da filantropo: la sua Open society finanzia iniziative per la promozione della democrazia per lo più nei Paesi dell'Europa dell'Est” (Soros dona un miliardo "Per una rete di università impegnate contro i tiranni"; La Repubblica, 25/1/2020).
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  5. Matteo Salvini non ha nessun merito per il calo dei reati che si è registrato l'anno scorso

    By Franco Pelella il 25 Jan. 2020
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    Oggi il giornale Libero ha il seguente titolone in prima pagina “Reati al minimo storico”. Nell’occhiello, poi, è scritto “Altro che Italia violenta e corrotta” e nel sottotitolo “Il capo dei Carabinieri: «L’anno scorso crrimini ai livelli più bassi del decennio. Perseguito il 73% dei misfatti denunciati, risolto il 63% dei casi». Salvini aveva preso la direzione giusta”. Questi titoli sono la sintesi di un articolo di Renato Farina relativo ai dati sui reati in Italia forniti dal Comandante dell’Arma dei Carabinieri. E’ incredibile il tentativo di Libero di attribuire a Salvini il merito del calo dei reati in Italia nel 2019 quando tutti sanno che il numero dei delitti è un trend in discesa (non solo in Italia ma in tutto il mondo) da molti anni e continua ad accadere con diversi governi. Stando ai numeri siamo diventati uno dei Paesi più sicuri dell’Unione Europea. Secondo i dai ISTAT in Italia il numero dei reati denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria sono passati da 2.812.936 nel 2014 a 2.371.806 nel 2018. Ma è incredibile anche il fatto che un giornale di destra come Libero smentisca che l'Italia sia violenta e corrotta, dopo averlo sostenuto per molti anni, solo per attribuire dei meriti a Matteo Salvini.
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  6. La Corte Internazionale de L'Aja non ha sentenziato che in Birmania è in corso un genocidio contro i Royingya

    By Franco Pelella il 24 Jan. 2020
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    Oggi un articolo del Corriere della Sera, a firma di Paolo Salom, sulla sentenza emessa ieri dalla Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia a proposito del popolo Rohingya ha questo titolo “L’Aia contro Aung San Suu Kyi: Rohingya, è genocidio”. Nell’articolo, però, è scritto che “la Birmania (Myanmar) deve agire rapidamente per evitare atti che portino al genocidio”. Infatti la Corte ha stabilito letteralmente che “Myanmar must take all measures within its power to prevent its military or others from carrying out genocidal acts against the Rohingya”. E’ chiaro che la Corte ha sentenziato che bisogna prevenire il genocidio e non che il genocidio è già in atto. Allora perché più avanti nel suo articolo Paolo Salom afferma che “Il Tribunale delle Nazioni Unite con sede a L’Aja afferma che genocidio è stato”?.
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  7. Matteo Salvini ha rivendicato più volte il blocco della nave Gregoretti come sua decisione esclusiva

    By Franco Pelella il 21 Jan. 2020
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    L’avvocato Giulia Bongiorno ha cercato di difendere Matteo Salvini dall’accusa di aver deciso da solo il blocco della nave Gregoretti chiamando in causa gli altri esponenti del primo governo Conte. Essa ha dichiarato in un’intervista: «Vada a rivedersi la conferenza stampa di fine anno del premier Conte. Appena gli chiedono della Gregoretti c’è l’ammissione di aver preso in carico lui la vicenda. Salvo poi ipotizzare che la ripartizione dei migranti tra i Paesi Ue e lo sbarco siano cose separate. Come si fa a dirlo? È un ossimoro. Ci sono state dichiarazione anche di Di Maio, Bonafede e Toninelli: il caso era sotto agli occhi del mondo e ai riflettori più luminosi. E ora Salvini dovrebbe andare a processo da solo?» (MARCO CREMONESI: Bongiorno: questa maggioranza si è inventata la giustizia à la carte; Corriere della Sera, 20/1/2020). Ma alcuni giorni fa Marco Travaglio, citando la memoria difensiva di Matteo Salvini sul caso Gregoretti, ha scritto: «Purtroppo non ha trovato una sola frase scritta o detta da Conte o da un ministro che condividesse o anche solo commentasse il blocco della Gregoretti. A parte le sue, pronunciate dalla spiaggia del Papeete, che però si guarda bene dal citare. Per un motivo semplice: Salvini non parlava più con Conte né con Di Maio e rivendicava l’altolà alla nave militare come una sua decisione esclusiva. Non diceva mai “noi” o “il governo”, ma sempre “io”, per farsi bello con i fan. “Non darò nessun permesso allo sbarco finché dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Io non mollo”, “Ho dato disposizione che non venga assegnato nessun porto prima che ci sia sulla carta una redistribuzione in Europa di tutti i 140 migranti” (Ansa, 26.7). “Nelle prossime ore darò l’autorizzazione allo sbarco perché abbiamo la certezza che i migranti non saranno a carico degli italiani” (Ansa, 31.7)» (L’autorequisitoria; Il Fatto Quotidiano, 5/1/2020).
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  8. Il risultato più eclatante degli ultimi decenni è che la povertà globale si è ridotta drasticamente

    By Franco Pelella il 21 Jan. 2020
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    Segnalo un articolo del giornalista Luciano Capone e dell’ingegnare Carlo Stagnaro sull’ultimo rapporto Oxfam sulla disuguaglianza globale. Ecco la parte, secondo me, piiù rilevante: «…Non c’ è dubbio che la diseguaglianza sia un importante problema, proprio per questo motivo andrebbe trattato seriamente (considerando anche reddito e consumi) e non alla carlona come fa Oxfam. Fortunatamente, a livello globale, la diseguaglianza non sembra crescere né tanto meno appare fuori controllo, anzi. Lo mostra sempre il rapporto Credit Suisse – cioè la fonte usata da Oxfam per le sue elaborazioni- secondo cui l’ indice di Gini sulla diseguaglianza della ricchezza, a livello globale, è in continuo calo: la quota di ricchezza in mano al top 10 per cento e al top 5 per cento è in riduzione sostanziale da almeno vent’ anni. Anche per quanto riguarda il top 1 per cento, la quota di ricchezza netta posseduta è in leggera flessione dal 2000. Al contrario, la maggior parte della popolazione ha migliorato la sua posizione relativa, visto che la fetta della torta in mano al 90 per cento più povero (o meno ricco) della popolazione mondiale è quasi raddoppiata: dal 10 per cento nel 2000 al 18,3 per cento nel 2019. Coerentemente, “la conclusione da trarre è che la diseguaglianza globale della ricchezza si è generalmente ridotta negli ultimi due decenni”, scrive Credit Suisse. Insomma: Oxfam usa una metodologia discutibile per lanciare un allarme che la sua stessa fonte nega. Questo non significa che povertà e diseguaglianze non siano questioni drammatiche – lo sono eccome. Ma se grazie alla globalizzazione e al capitalismo le cose sono migliorate, dovremmo interrogarci su come progredire ulteriormente rispetto ai trend in atto, anziché rottamarli negandone i risultati. Il risultato più eclatante di questi decenni – e forse della storia – è che la povertà globale si è ridotta drasticamente e con essa anche la diseguaglianza mondiale dei redditi e della ricchezza: e tutto questo mentre la popolazione mondiale cresceva, soprattutto nei paesi più poveri…» (La diseguaglianza non è come dice Oxfam; Il Foglio, 21/1/2020).
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  9. Ecco il bottino che Bettino Craxi aveva in Svizzera

    By Franco Pelella il 19 Jan. 2020
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    Segnalo un corsivo di Marco Travaglio dedicato a Bettino Craxi. Ecco la parte iniziale: «Nel giorno del pellegrinaggio ad Hammamet con figli d’arte, complici, coimputati, miracolati, noti ladroni o aspiranti tali (chi non è capace a rubare invidia tanto chi ci riesce), scassinatori, pali e addetti al piede di porco, ci uniamo anche noi al ricordo dell’indimenticabile statista pregiudicato morto latitante 20 anni fa. Purtroppo il nostro è il ricordo di chi ricorda, non di chi s’è scordato tutto o non sa nulla, come l’intera stampa italiana, che da giorni riempie paginate su Bettino senza mai citare il bottino. L’inviata del Corriere sul luogo del delitto e del relitto, per dire, si domanda pensosa se Craxi fosse “latitante, come accusano gli esponenti del M5S (sic, ndr) o esule, come vorrebbe la figlia” e si risponde che “l’enigma ancora divide. Ma il tempo della damnatio memoriae può dirsi finito”. Invece è appena cominciato, a giudicare dalla sua, di memoria, e da quella degli altri “giornalisti” all’italiana. Segnatevi questa data: 29 settembre 1994. Mentre il premier Silvio B. compie 58 anni, il pool Mani Pulite fa arrestare Giorgio Tradati, vecchio amico di Craxi e uno dei prestanome dei suoi conti esteri. Il 4 ottobre il pm Antonio Di Pietro lo fa deporre al processo Enimont. E il suo racconto rade al suolo la difesa di Craxi sui “finanziamenti irregolari alla politica”: “Nei primi anni 80, Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière). Funzionava così: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto… il prestanome”. Lì cominciano ad arrivare “somme consistenti”: nel 1986 sono già 15 miliardi. E altri 15 su un secondo: quello che Tradati, sempre su input di Bettino, intesta a un’altra panamense (International Gold Coast) presso l’American Express di Ginevra. Ma stavolta c’è una variante: un conto di transito, il Northern Holding, messo a disposizione da un funzionario della banca, Hugo Cimenti, per rendere meno individuabili i versamenti. Come distinguevate – domanda Di Pietro – i bonifici per Cimenti da quelli per Craxi-Tradati? Risposta: “Per i nostri si usava il riferimento “Grain”, che vuol dire grano…”. Risate in aula. Poi con Tangentopoli tutto precipita. “Intorno al 10 febbraio 1993 Bettino mi chiese di far sparire il denaro dai conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani Pulite. Ma io rifiutai… avrei inquinato le prove… E fu incaricato un altro. I soldi non finirono al partito… Hanno comprato anche 15 chili di lingotti d’oro (poi ritrovati dai giudici elvetici, per un valore di 300milioni di lire, ndr)…» (Il bottino di Bettino; Il Fatto Quotidiano, 19/1/2020).
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  10. Nel discorso del Lingotto di Walter Veltroni c'erano le idee di Craxi ma anche idee opposte

    By Franco Pelella il 18 Jan. 2020
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    Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha spiegato a La Repubblica i motivi per i quali è andato ad Hammamet per commemorare i 20 anni dalla morte di Bettino Craxi. Egli ha detto che il Pd ha sbagliato a non inviare un rappresentante ufficiale ad Hammamet perché “Il Partito democratico nasce con il discorso di Veltroni al Lingotto. E chi c’era in quel discorso se non Craxi, le sue idee…c’erano tutti gli spunti. Il merito, la lotta contro la povertà e non contro la ricchezza, la crescita, lo sviluppo, la riforma dello Stato” (GOFFREDO DE MARCHIS: Gori “Il Pd fa un errore se regala Craxi alla destra. Ecco perché sono venuto ad Hammamet”; La Repubblica, 18/1/2020). Non sono d’accordo. Mi sembra eccessivo questo collegamento tra Craxi e la nascita del Pd. Nel discorso del Lingotto c’erano le idee di Craxi ma anche idee opposte. Del resto Veltroni è famoso per i suoi discorsi nei quali si dice tutto e il contrario di tutto. Ad esempio nel discorso del Lingotto Veltroni disse: “Per questo nasce il Partito democratico. Che si chiamerà così. A indicare un'identità che si definisce con la più grande conquista del Novecento: la coscienza che le comunità umane possono esistere e a convivere solo con la libertà individuale e collettiva, con la piena libertà delle idee e la libertà di intraprendere. Con la libertà intrecciata alla giustizia sociale e all'irrinunciabile tensione all'uguaglianza degli individui, che oggi vuol dire garanzia delle stesse opportunità per ognuno”. Ma disse anche: “Il Partito democratico, un partito aperto che si propone, perché vuole e ne ha bisogno, di affascinare quei milioni di italiani che credono nei valori dell'innovazione, del talento, del merito, delle pari opportunità. Quei milioni di italiani che nelle imprese, negli uffici e nelle fabbriche dove lavorano, nelle scuole dove insegnano, sentono di voler fare qualcosa per il loro Paese, per i loro figli. Quei milioni di italiani che si impegnano nel volontariato, che fanno vivere esperienze quotidiane e concrete di solidarietà. Quei milioni di italiani che trovano la politica chiusa, e che se provano ad avvicinarsi ad essa è più facile che si imbattano nella richiesta di aderire ad una corrente o ad un gruppo di potere, piuttosto che a un'idea, ad un progetto”.
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