1. I monumenti non sono solo testimoni del loro tempo ma parlano anche all'oggi

    By Franco Pelella il 14 June 2020
     
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    Corrado Augias oggi ha risposto ad un lettore a proposito delle polemiche relativamente all’abbattimento o meno delle statue dedicate agli schiavisti e ai razzisti. Egli, in particolare, ha sostenuto che “I monumenti sono testimoni, muti e immobili, del loro tempo” (Le statue, immutabili figlie del loro tempo; La Repubblica, 14/6/2020). Non sono d’accordo. Ci sono monumenti che interferiscono in modo stridente con il mondo attuale. I monumenti sono fatti per onorare le persone; perché dovrebbero essere ancora onorati i generali e gli uomini politici del Sud schiavista degli Stati Uniti? Se ci fossero ancora (ma fortunatamente non ci sono) monumenti dedicati a Mussolini e ad Hitler la loro presenza non striderebbe troppo (il monumento di Mussolini che sta a Predappio è all’interno di un cimitero, un luogo particolare che non può essere equiparato ad una piazza; per questo motivo nessuno propone di abbatterlo)? Già avvertiamo un disagio quando vediamo i segni dell’epoca fascista sui palazzi dell’epoca; sarebbe peggio vedere delle statue. Il discorso quindi non riguarda tutti i monumenti ma solo quelli che provocano un forte disagio per la loro inopportunità. Sono, perciò, esclusi i monumenti che celebrano figure storiche del lontano passato. Che disagio possono provocare le statue di Cesare o di Traiano?
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