1. L'opposizione è ancora incapace di far dimettere Berlusconi

    By Franco Pelella il 5 Nov. 2011
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    Nei giorni scorsi Luca Ricolfi ha scritto un articolo con il quale ha sostenuto che non appena il governo, con la lettera all'Europa, "ha timidamente manifestato l'intenzione di agire per modernizzare il sistema di Welfare, per le liberalizzazioni e sul mercato del lavoro, sono esplose le contraddizioni sia tra le parti sociali sia all'interno dell'opposizione" (Riforme l'opposizione è un bluff; La Stampa, 31/10/2011). Secondo Ricolfi lo spettacolo che sta dando l'opposizione in questi giorni è desolante dato che sia le misure sulle pensioni di anzianità sia le timidissime proposte per rendere più flessibile il mercato del lavoro spaccano inesorabilmente la sinistra in due blocchi: una maggioranza conservatrice e una minoranza modernizzatrice (della quale fa parte il Sindaco di Firenze Matteo Renzi, ingiustamente maltrattato). Giustamente Emanuele Macaluso ha risposto che non c'è nessun bluff sia perchè le contraddizioni tra i sindacati e la Confindustria erano già presenti nel documento comune firmato il 4 agosto scorso sia perchè la lettera all'Europa è vaga e solo carica di buone intenzioni mentre l'unica proposta emersa con concretezza è quella dei licenziamenti facili. A quel punto la reazione dei sindacati era inevitabile (Caro Ridolfi dovè il bluff?; Il Riformista, 1/11/2011). Ma Macaluso ha anche opportunamente aggiunto che il governo invoca il sistema scandinavo senza, però, prevedere le coperture sociali di quel sistema e che Matteo Renzi e i suoi amici non sono nè di destra nè di sinistra ma solo venditori di fumo.
    La mia convinzione è che l'opposizione si sta dimostrando non all'altezza della situazione non per quanto riguarda la modernizzazione del Welfare, le liberalizzazioni o il mercato del lavoro ma per l'incapacità di attivare un'azione politica efficace, tale da far dimettere Berlusconi. Perchè non si sono dimostrate certamente attività politiche efficaci le manifestazioni di piazza sporadiche, il voto di sfiducia, le proposte di governo tecnico, la richiesta di elezioni anticipate, ecc. Oramai dovrebbe essere una convinzione diffusa che ogni giorno di permanenza in più di Berlusconi alla guida del Governo significa un aumento progressivo della sfiducia dell'opinione pubblica occidentale e dei mercati nei confronti del nostro Paese.




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  2. Il candidato a Sindaco di Pagani non deve essere per forza un uomo nuovo - IL DIBATTITO

    By Franco Pelella il 4 Nov. 2011
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    Caro Alfonso Ragosa,
    se a chi ha scritto una lettera con la quale ha voluto esprimere con pacatezza, e senza offendere nessuno, le proprie idee a proposito del candidato a Sindaco della sinistra alle prossime elezioni amministrative segue una serie di commenti pieni di volgarità e senza alcun riferimento al merito della lettera vuol dire che qualcosa non funziona nel tuo blog. La mia proposta è quella di eliminare i commenti ai prossimi articoli, comunicati o lettere che pubblichi.

    Franco Pelella - 4/11/2011 - Lettera al blog giornaledipaganinews.splinder.com


    Caro Franco,

    mi meraviglio che Tu ti meravigli, il paese è questo, i paganesi sono così, riflettono nella media l' ipocrisia, il familismo, l' invidia, la sciatteria, tutti disvalori diventati linee guida dei nostri amministratori locali.
    I paganesi si innammorano dei mediocri ed odiono chi lavora col cervello. Tifano per i delinquenti ed ostacolano chi lotta per la legalità. Avevo 20 anni , mi ricordo piazza Sant' Alfonso piena di gente ai funerali di Marcello Torre, ma era stra-strapiena ai funerali di Cartuccia!
    Quindi, caro Franco, perchè ti senti deluso?
    Io invece mi meraviglio che tu, come tanti altri certamente in buona fede e di sinistra, ancora non vi siate resi conto di chi specie di miracolo si è attuato dal 1 dicembre 1994 al 26 maggio del 2002, quando a Pagani un gruppo di persone è riuscita a governare senza rubare, senza arricchirsi, senza volersi creare un futuro sfruttando la politica, facendo cose concrete senza illudere i paganesi.
    E lo ha fatto vivendo a Pagani, in mezzo ai paganesi, sforzandosi di dimostrare col proprio esempio che anche Pagani un giorno sarebbe diventata "una città normale".
    Ed invece, caro Franco, dopo 10 anni di sfrenato familismo e di consumo banditesco del territorio, a Pagani non si sopportano i giovani di Per Partito Preso e li si critica non nel merito di quanto scrivono e fanno ma perchè sono nipoti, figli, cugini di....
    Ebbene, sia chiaro a tutti, questi giovani sono figli, nipoti e cugini di paganesi che mai ci hanno fatto vergognare di essere nati e di continuare a vivere in questa cittadina, a differenza di quelli che inveiscono contro di loro!!!
    Quidi, caro Franco, continua a scrivere post, post che saranno commentati benevolmente a volte, con astìo altre volte.
    Franco, io, i giovani di PPP, Riccardo Falcone, Donato, Petti, Mimì il maoista, a differenza di quelli che rimangono nascosti, ci mettiamo la faccia. E continueremo a farlo, alla faccia di chi ci vuole male...

    Ora, dopo aver dedicato post e commenti sulla persona del candidato occorrerà concentrarci sulle cose da fare. Se, come sembra, D' Onofrio la spunterà come candidato del PDL ( nonostante le inchieste in corso) già sappiamo che la battaglia elettorale sarà sul tema urbanistico. Non potendo promettere posti di lavoro prometteranno licenze edilizie in quantità industriale.
    Il p...

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  3. A Milano per le auto è di rigore il bianco

    By Franco Pelella il 4 Nov. 2011
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    Beato il signor Pelella (lettera di ieri) che a Salerno vi potete permettere la prevalenza del grigio sulle automobili. Evidentemente l'aria è più pulita che a Milano: qui l'auto bianca è quasi di rigore, sembrerà paradossale, ma appare meno sporca di quelle scure. E nella nebbia è più visibile. Senz'altro si vede meglio di sera: e quelle scure fanno davvero paura.

    Alessandro Vuga - Milano (Lettera pubblicata su La Repubblica del 4/11/2011)
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  4. Il candidato a Sindaco di Pagani non deve essere per forza un uomo nuovo

    By Franco Pelella il 2 Nov. 2011
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    Caro Alfonso Ragosa,
    vorrei intervenire nel dibattito in corso nella sinistra paganese a proposito del prossimo candidato a Sindaco che dovrà essere espresso dallo schieramento alternativo al centro-destra. Tutti auspicheremmo la candidatura di un uomo nuovo che abbia, però, le carte in regola per rappresentare una reale alternativa a Gambino. Apparentemente Riccardo Falcone avrebbe tutte le caratteristiche per svolgere questo ruolo. Ma sfortunatamente egli non riesce ad incarnare questa alternativa; egli sembra piuttosto rappresentare un alter ego di Gambino, sembra essere cioè un uomo solo che non riesce ad aggregare una vera squadra di governo e che non ha un programma veramente alternativo a quello del centro-destra. Un altro possibile candidato potrebbe essere Alfonso Vuolo, un uomo veramente nuovo e, dicono, molto intelligente. Ma contro di lui ci sono due elementi: la sua storia di uomo di destra e la totale assenza, negli ultimi anni, dal dibattito politico paganese. Ciò lo rende un'assoluta incognita. Rimangono, a questo punto, da valutare le altre due candidature in campo, tutte e due rappresentate da vecchi uomini della politica locale. A mio parere la candidatura di Antonio Donato non è auspicabile sia perchè la sua attività di Sindaco non ha lasciato molte tracce nella memoria dei paganesi sia perchè egli non è mai riuscito veramente ad aggregare le altre componenti del centro-sinistra; egli è stato, e continua ad essere, un elemento di forte divisione. Rimane il nome di Gerardo Petti. A mio parere è questo il nome sul quale bisognerebbe puntare perchè Petti è stato colui il quale con maggiore puntualità (e con notevoli rischi personali) ha denunciato le nefandezze dell'Amministrazione Gambino. E' questo l'elemento di fondo che consente di dire chi ha le carte veramente in regola per candidarsi a Sindaco. Di fronte alle ripetute prove di impegno politico e di coraggio personale date da Petti passa in secondo piano anche l'elemento anagrafico.

    Cordiali saluti

    Franco Pelella (Lettera inviata a Il Giornale di Pagani)
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  5. Eppure nella mia città prevale il colore grigio

    By Franco Pelella il 2 Nov. 2011
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    Caro direttore,
    giovedì 27 ottobre sul Suo giornale è stata pubblicata un'interessante inchiesta di Vera Schiavazzi sul predominio del colore bianco in vari settori dell'economia. Sono, però, rimasto sorpreso dall'affermazione che il bianco prevale anche nel settore automobilistico. Forse dove abito io (in provincia di Salerno) gli automobilisti hanno gusti particolari ma qui è nettamente prevalente il colore grigio metallizzato. Secondo me oltre il 50% delle auto ha questo colore. Dico ciò a ragion veduta perchè mi ha colpito la prevalenza di un solo colore ed ho osservato più volte con attenzione le auto che transitavano.

    Cordiali saluti

    Franco Pelella (Lettera pubblicata su La Repubblica del 2/11/2011)
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  6. Il Mezzogiorno è davvero un altro mondo? IL DIBATTITO

    By Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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    Concordo
    Luigi Gravagnuolo - 16/10/2011
    Caro Isaia Sales, sul Corriere del Mezzogiorno di oggi Marco Demarco polemizza ancora con me, prendendo a pretesto la mia lettera sul Mezzogiorno. Eppure credo di non aver mai scritto una lettera così "politicamente corretta". Secondo me lo fa per partito preso visto che io sono un lombrosiano e lui no e visto che l'ho duramente criticato sulla sua appropriazione, senza citarmi, della mia idea che De Magistris non doveva baciare la teca col sangue di San Gennaro. Sei d'accordo?

    Franco Pelella -18/10/2011
    De Marco è umorale, non ho ancora letto l'articolo.
    Isaia Sales - 18/10/2011
    Caro Isaia, secondo me Demarco non è umorale, nel senso che non cambia opinione spesso sulle persone e sulle cose, ma ha l'abitudine di crearsi dei nemici e di attaccare sempre quelli (Cesare Lombroso, Pino Aprile, Franco Cassano, Luigi De Magistris, modestamente anch'io) anche se non ha motivi validi.
    Franco Pelella - 18/10/2011

    Caro Pelella, sarà che conosco molto bene Luca Ricolfi, che da anni leggo i suoi libri e i suoi articoli, e che qualche volta ho avuto il piacere di confrontarmi con lui; sarà che tutto questo mi farà velo, ma credo che lei non abbia letto bene il suo articolo pubblicato nell'ultimo numero di Panorama. Non è affatto vero, come lei dice, che l'Italia si sta meridionalizzando. Questo argomento è stato utilizzato in altre occasioni anche per minimizzare ciò che accade al Sud. E invece noi abbiamo bisogno dell'esatto opposto, vale a dire di non nasconderci la verità , perchè solo conoscendola possiamo modificarla. Dire, viceversa, che tutta l'Italia è come il Sud può costituire un alibi per quanti questo disastro hanno determinato o non hanno alcuna intenzione di affrontare. E allora vediamoli i dati citati da Ricolfi. Nel Sud l'intensità dell'evasione fiscale e contributiva è al 55,5 per cento, nel Centro-Nord è al 20,7 per cento. Il lavoro nero è al 18,8 per cento, nel resto del Paese è al 9,8 per cento, e questo nonostante che il grosso degli immigrati sia concentrato da Roma in su. Nel Sud, ancora, le false pensioni di invalidità sono il 48,8 per cento, vuol dire che una su due è falsa; nel resto del Paese sono il 19,7 e nel Nord scendono all'11,1.Ora io chiedo: è questo il Sud che vogliamo difendere? Sono queste le storture che vogliamo far passare come normalità ? Già sospettare Ricolfi di antimeridionalismo è un brutto segno. Nessun sincero meridionalista può prendersela con la realtà dei fatti.
    Marco Demarco - 18/10/2011

    Caro Marco Demarco, la Sua risposta alla mia lettera contiene un equivoco di fondo. Io non voglio difendere alcunchè. Nessun altro come me è convinto che esiste una carenza strutturale di senso civico nel Mezzogiorno e che ci sia una differenza di fondo tra la società meridionale e quella del resto dell'Italia. Sicuramente Lei non è convinto allo stesso modo, visto che nei Suoi ...

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    Last Post by Extraterrestre il 8 Dec. 2011
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  7. Il Mezzogiorno è davvero un altro mondo?

    By Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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    Il crollo della casa di Barletta (e le quattro persone morte nel crollo della casa) stanno alimentando sui giornali l'ennesimo dibattito sui ritardi e le arretratezze del Mezzogiorno. Ma assieme a riflessioni giuste ce ne sono alcune non condivisibili. Non è del tutto condivisibile, ad esempio, l'articolo di un osservatore solitamente attento come Luca Ricolfi (Rispetto all'Italia il Sud è un altro mondo, dove poco è a norma e si vive fuori dalle regole; Panorama, 19/10/2011). Dopo aver correttamente elencato le molte cose che differenziano negativamente il Sud dal Centro-Nord (l'evasione fiscale e contributiva, il lavoro nero, il tasso di occupazione, le false pensioni di invalidità, i servizi pubblici, la percentuale di laureati, i livelli di apprendimento degli studenti, il volontariato, le donazioni in denaro, le donazioni di sangue, il tasso di integrazione degli immigrati, ecc.) Ricolfi conclude che il Sud è un altro mondo perchè quasi nulla è a norma, quasi nulla avviene secondo la legge, quasi tutte le regole ammettono eccezioni. Ma Ricolfi non tiene conto del fatto che negli ultimi decenni anche il Centro-Nord si sta "meridionalizzando", che cioè la distanza tra le varie aree dell'Italia si sta progressivamente assottigliando. Oramai il lavoro nero, la criminalità organizzata, l'evasione fiscale e l'abusivismo edilizio sono fenomeni presenti in modo significativo in tutto il Paese. Ma serve, in ogni caso, a poco criminalizzare una vasta area del Paese (serve, forse, solo ai leghisti); dopo aver analizzato correttamente i mille problemi del Mezzogiorno bisognerebbe sforzarsi di indicare alcune possibili e realistiche soluzioni per questi problemi. Tutti dovremmo sentirci impegnati a salvaguardare l'Italia nella sua interezza.
    15/10/2011
    Last Post by Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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  8. Il Mezzogiorno tra leghisti e terronisti

    By Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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    Va bene Franco, concordo anche stavolta.
    Luigi Gravagnuolo - 28/10/2011

    Caro Franco, i leghisti, invece di sparlare del Sud, dovrebbero lavorare per ridurre la distanza tra Nord e Sud, favorendo l’avvicinamento del Sud ai migliori standard del Nord. Purtroppo in più di una realtà del Nord la distanza si sta riducendo per il lento ma progressivo avvicinamento ai peggiori standard del Sud.
    Antonio De Prisco - 28/10/2011
    Caro Pelella
    ho l’impressione che sulla questione Sud ci siano molte vittime degli stereotipi. Vale per ottimi professori come Luca Ricolfi, come per tutti coloro che sembravano aver scoperto nel federalismo la panacea di tutti i mali italiani. Ricordate, non è nemmeno passato molto tempo, bastava dichiararsi federalista per aver risolto di colpo le sperequazioni Nord-Sud, assegnato un ruolo responsabile alla risalita del Mezzogiorno con le proprie gambe e aver consentito così a irriducibili lumbard e incalliti meridionalisti di convivere sotto lo stesso tetto.
    Quest’anno però, ironia della storia, è arrivato il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia e - magari con la complicità di un’alleanza usurata di governo e con la Lega in piena crisi - si è finalmente ragionato su come la formula federalista si sia rivelata una pia illusione, un clichè buono per l’accademia ma quanto mai lontano per le amministrazioni che sono buone a prescindere dalla latitudine.
    E arrivo al punto: a dirci che il carrozzone meridionale non potesse più andare avanti sono stati i fatti, lo sforamento del deficit di bilancio, il fallimento delle Asl, le marce dei disoccupati una volta beneficiati dei sussidi e poi basta, ecc. ecc. Cioè tutto quello per cui il Sud, per dirla con Ricolfi, è vissuto fuori dalle regole per decenni. Ad accorgersene, prima dei dotti studiosi, sono stati i cittadini pagando una tassa sui rifiuti da capogiro pur dovendosi tenere la monnezza davanti casa o costretti a sborsare fior di ticket in ospedale per prestazioni che prima venivano elargite come caramelle, perché tanto poi diventavano voti.
    Non si tratta di essere terronisti - orrenda parola - o nordisti-polentoni (etichetta nella quale un normale abitante del Nord stenta a ritrovarsi). Il problema è riconoscere i fatti sotto gli occhi di tutti: e cioè che la secessione strisciante è avvenuta sotto gli occhi del governo che ha rinviato per tre anni ogni progetto per il Mezzogiorno. I cittadini nel frattempo hanno fatto la loro: Ricolfi la chiama fiscale, cioé quella del lavoro nero che evade le tasse. Una forma di autoriduzione impositiva davanti al mancato aiuto statale. Ma allora quella del ricco Nord-Est degli imprenditori che, toto in nero, non pagano le imposte come vogliamo chiamarla?
    Nell’anno dell’anniversario dell’Unità d’Italia, facciamo un po’ di onesta autocritica e usciamo dagli stereotipi. Per le etichette c’è sempre tempo.
    Virman Cusenza (direttore de Il Mattino) - 29/10/2011

    Caro Isaia,
    come vedi mi sono preso una p...

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    Last Post by Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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  9. Il Mezzogiorno tra leghisti e terronisti

    By Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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    Come era prevedibile i leghisti hanno utilizzato un recente articolo di Luca Ricolfi (Rispetto all'Italia il Sud è un altro mondo, dove poco è a norma e si vive fuori dalle regole; Panorama, 19/10/2011) per portare un nuovo attacco al Mezzogiorno. Il Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Davide Boni ha approfittato di quest’articolo per scrivere (Nord e Sud, due realtà contrapposte; La Padania, 23/10/2011) che “Il Nord non ha più voglia di continuare a trascinare una parte del Paese che vive in una realtà parallela, dove ancora oggi vige la legge del più furbo e del più disonesto”. Si tratta dell’ennesima polemica anti-meridionale della Lega Nord. Non ha detto niente di strano, quindi, il politologo Mauro Calise quando ha ricordato (Mezzogiorno ultimo treno per la crescita; Il Mattino, 24/10/2011) che “Oggi il governo italiano è ostaggio di un partito che ha fatto della politica anti-meridionalista la propria principale bandiera e criterio di identità. Sottraendo sistematicamente risorse – perfino quelle europee – destinate alle regioni del Sud. Ma, soprattutto, operando un quotidiano lavorio di smantellamento dell’immagine del Mezzogiorno, facendolo diventare lo stereotipo di tutti i mali di cui soffre il Paese. Un vero e proprio tabù”. Ma il professor Calise non ha sbagliato neanche quando ha criticato il governo italiano per non aver attivato tutte le sue energie per tentare di colmare il divario tra Nord e Sud. Il suo articolo era rivolto esclusivamente a criticare, giustamente, il governo Berlusconi per i grossi ritardi della sua politica meridionalistica; esso non ha per niente affrontato il tema delle responsabilità e delle cause del sottosviluppo del Mezzogiorno. Ha fatto, quindi, una forzatura il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco quando nel suo blog (Mauro Calise, L’ultimo arrivato tra i terronisti; 24/10/2011) ha accusato il professor Calise di essere un terronista, cioè di voler difendere a tutti i costi il Mezzogiorno dimenticandosi delle responsabilità enormi dei residenti e del discredito prodotto dall’emergenza rifiuti, dalla classe dirigente meridionale, dalla criminalità e dalla bassa moralità pubblica.

    28/10/2011
    Last Post by Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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  10. I berlusconiani rendono deficienti anche coloro che li circondano - IL DIBATTITO

    By Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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    Ormai è un’armata brancaleone di vecchi bacucchi. Condivido su Brunetta. Non esibire documenti già in possesso della P.A. è una cosa sacrosanta che fa risparmiare tempo e danaro. Tieni conto che ormai il formato cartaceo è sempre più superato da quello elettronico e veramente non si capisce perché un’amministrazione non possa procurarsi via web la documentazione.

    Franco Siani - 22/10/2011

    Caro Franco,
    sono convinto che, con tutti i difetti del centro-sinistra, la vera armata brancaleone è quella berlusconiana.

    Franco Pelella - 22/10/2011

    Concordo al 100%

    Luigi Gravagnuolo - 22/10/2011

    Caro Franco, su questa email, sono d'accordo con te su tutto quello che dici. C'è stata una caduta di stile che si è avuta anche a tg3 linea notte, che ha fatto mettere in risalto quanto diceva la Santarchè.

    Gaetano Novi - 23/10/2011

    Gentile Franco,
    rispondo alla sua mail del 22 ottobre.
    Se davvero Bossi è così malato merita il nostro rispetto umano. Ma a quel punto, un uomo in quelle condizioni, così gravemente malato da non poter stare seduto dieci minuti ad ascoltare il presidente del Consiglio che chiede la fiducia alla Camera, non può fare il ministro della Repubblica. Stiamo parlando del (molto probabilmente) più potente uomo politico italiano. Uno dei pochi ad avere in mano le redini del Paese. L’Italia non può permettersi di essere governata da una coppia composta da un anziano sessualmente deviato ed un altro gravemente malato. Ad ogni modo, uno dei segni più evidenti della degenerazione in cui questo governo ha precipitato le istituzioni repubblicane è proprio la presenza al suo interno di ministri della Repubblica che quasi quotidianamente prendono posizione contro l’unità nazionale e si rendono colpevole di reati , delitti e comportamenti anticostituzionali senza che nessuno, purtroppo, intervenga.
    La ringrazio molto per il sostegno.
    Cordialmente,

    Antonio Di Pietro - 31/10/2011

    Caro Antonio Di Pietro,
    sono pienamente d'accordo con Lei. Se un Ministro o un capo di partito è malato, e quindi non può assolvere pienamente i suoi compiti politici, sarebbe opportuno che venisse sostituito. Con la mia lettera ho solo voluto criticare i molti commentatori di sinistra che hanno scambiato un uomo malato per un uomo annoiato.


    Franco Pelella - 31/10/2011







    Last Post by Franco Pelella il 31 Oct. 2011
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