1. Petti e Mancino sono veramente alleati?

    By Franco Pelella il 8 Feb. 2012
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    Ho letto stamattina su un giornale locale che tra i sostenitori della candidatura a Sindaco di Pagani di Gerardo Petti ci sarebbe anche Aldo Mancino. La cosa mi sorprende molto perchè la storia dei due personaggi è molto diversa. Gerado Petti proviene dalla DC ma ha dato ampie prove negli anni di essere sostanzialmente un uomo di sinistra dotato di un forte senso morale mentre non si può dire altrettanto di Aldo Mancino. Egli è stato sempre considerato un personaggio legato alla peggiore Democrazia Cristiana oltre che ad ambienti malavitosi. Non si dimentichi, inoltre, che è stato pesantemente coinvolto nelle indagini relative all'omicidio di Antonio Esposito Ferraioli. Sono stato colpito dalla notizia soprattutto perchè ho pubblicamente dichiarato che per me il miglior candidato a Sindaco di Pagani sarebbe Gerardo Petti. Per me adesso le alternative sono due: se Gerado Petti dichiara pubblicamente che Aldo Mancino non rientra tra i suoi sostenitori continuerò a ritenere che egli sarebbe il miglior candidato a Sindaco di Pagani; se Gerardo Petti non fa questa dichiarazione ritirerò il mio appoggio alla sua candidatura.


    Lettera pubblicata sul blog Il Giornale di Pagani
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  2. Un governo che viene dalla....luna

    By Franco Pelella il 3 Feb. 2012
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    Sono uno dei tanti italiani di sinistra che, dopo il buio berlusconiano, ha salutato con soddisfazione l'avvento del governo tecnico. E le prove che fino ad ora ha dato questo governo non sono disprezzabili. Il fatto che esso goda della stima di tanti governanti, dei mercati e di molti italiani non è un risultato da sottovalutare. Ma i componenti del governo stanno dimostrando di avere un grave difetto, quello di non conoscere la grave realtà sociale ed economica italiana; alcuni sembrano venuti dalla luna piuttosto che dalle Università. Ha cominciato la ministra Fornero con la proposta di riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ha continuato il viceministro Martone con l'affermazione che chi a 28 anni non è laureato è uno sfigato, ha proseguito l'altro giorno Mario Monti sostenendo che il posto fisso è una monotonia. Sono affermazioni che da un lato fanno preoccupare per i provvedimenti che adotterà nel prossimo futuro il governo Monti e che dall'altro rivalutano, almeno in parte, i politici (almeno quelli di centro-sinistra). Essi hanno tanti difetti ma almeno hanno l'accortezza di non urtare la suscettibilità dei tanti italiani colpiti dalla crisi economica.


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  3. Il carattere nazionale esiste

    By Franco Pelella il 27 Jan. 2012
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    L'articolo di Jan Fleischhauer pubblicato il 23 gennaio scorso sull'edizione on line di Der Spiegel ha provocato un mare di polemiche e una serie di risposte indignate. Il risentimento degli italiani è in gran parte giustificato perchè Fleischhauer ha, in pratica, affermato che uno come il comandante Schettino poteva essere solo italiano. Ma il giornalista tedesco ha detto anche alcune cose vere nel suo articolo; esse non sono state per niente considerate benchè fossero degne di essere citate e sottoscritte. Egli ha affermato che: a) il carattere nazionale è un pò come le disparità fra i sessi; anche se sono state abolite da tempo nella vita quotidiana ci sbattiamo continuamente contro; b) non occorre scomodare la genetica per arrivare alla conclusione che le nazioni si distinguono tra loro; c) se ora dappertutto si parla delle diverse capacità di prestazione dei Paesi allora questo è un modo pulito per affermare che alcuni stereotipi hanno, invece, la loro fondatezza; il difetto congenito dell'Euro è stato racchiudere così tante diverse culture economiche nella camicia di forza di un'unica moneta; d) le nazioni possono cambiare ma ci vuole molto tempo per sfatare alcuni stereotipi.

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  4. Un eccesso di localismo e di individualismo nel Mezzogiorno

    By Franco Pelella il 20 Jan. 2012
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    Le reazioni della maggior parte degli abitanti dei paesi d'origine alle accuse rivolte a due meridionali protagonisti delle cronache di questi giorni riaprono il discorso della carenza di senso civico, in particolare dell'eccesso di localismo e di individualismo, nel Mezzogiorno. La maggioranza degli abitanti di Meta di Sorrento ha difeso il Comandante Schettino dalla marea di accuse piovute sul suo capo dopo la tragedia della nave Concordia senza preoccuparsi della indifendibilità di Schettino, sicuramente colpevole di parecchie negligenze. Nei suoi compaesani è scattato il bisogno di difendere ad ogni costo uno di loro, a prescindere dalla plausibilità o meno delle accuse a lui rivolte, per un malinteso orgoglio localistico che in questo caso non aveva alcuna ragione di essere. Allo stesso modo la maggioranza degli abitanti di Pagani reagisce alle accuse rivolte all'ex Sindaco Alberico Gambino, attualmente in carcere con l'accusa di concussione e associazione mafiosa (si veda la puntata della trasmissione Piazza Pulita, trasmessa da La7 giovedì 12 gennaio). Secondo loro Gambino non solo non è colpevole delle accuse per le quali è in carcere (accuse effettivamente ancora da provare) ma non è colpevole neanche degli evidenti e gravi errori politici emersi dalle indagini (assidua frequentazione di camorristi, enorme deficit del bilancio comunale, irregolarità di numerosi atti amministrativi, assunzioni clientelari di numerosi parenti e amici, ecc.). In questo caso la disponibilità di Gambino ad aiutare economicamente molti di loro (mediante il procacciamento di posti di lavoro, la concessione di contributi economici o il non pagamento delle tasse comunali) cancella tutte le colpe eventualmente commesse.
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  5. Una lettera sul metodo indiziario al professor Ilvo Diamanti

    By Franco Pelella il 20 Jan. 2012
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    Caro professor Diamanti,
    sono un sociologo non accademico (lavoro in un Comune). Sono uno studioso del metodo indiziario. Ho pubblicato su varie riviste articoli sul metodo applicato nel loro lavoro da un giornalista (Furio Colombo), da uno storico (Carlo Ginzburg) e dal fondatore dell'Antropologia Criminale (Cesare Lombroso). Recentemente ho scritto un articolo (che le allego) sul metodo usato quotidianamente nel suo lavoro giornalistico da Michele Serra. Ho letto su La Repubblica del 12/1/2012 un'anticipazione del Suo nuovo libro. Lei ha scritto che "La dissonanza fra pre-visione e realtà, la stessa difficoltà a rilevarla e a riconoscerla, non possono non sollevare dubbi sull'adeguatezza dgli strumenti teorici e metodologici adottati. Ho il sospetto, cioè, che gli approcci prevalenti negli studi e tragli specialisti politici stentino a comprendere i cambiamenti, ma anche gli avvenimenti e i fenomeni più importanti dei nostri teimpi. Perchè concentrano la loro attenzione - spesso in modo esclusivo - sulle istituzioni e sugli attori politici a livello "macro" mentre sottovalutano, in particolare, nella società. Non solo, ma si disinteressano delle percezioni che si formano e prevalgono nelle relazioni interpersoni e locali. Ambiti ritenuti poco rilevanti dal punto di vista euristico ma, prima ancora, epistemologico. Variabili socio-centriche inadatte, in quanto tali, a spiegare i fenomeni politici".
    La mia opinione è che per comprendere i cambiamenti può essere utile il metodo indiziario applicato da alcuni giornalisti. Cito la parte iniziale dell'articolo sul metodo di Michele Serra che Le mando in allegato: "Il buon giornalismo intuisce in anticipo le cose nuove ed importanti che avvengono in campo politico e sociale. La scoperta avviene principalmente attraverso la ricerca delle cose strane, delle cose inusuali che succedono (o che possono anche non succedere) nella società e nella politica. Le notizie strane sono indizi che servono ad avviare una più approfondita analisi del perchè avvengono (o non avvengono) certe cose. Alcuni giornalisti riescono a capire prima e meglio di altri i problemi politici e sociali emergenti. Ma può il giornalismo essere annoverato tra le forme di conoscenza della realtà che hanno piena dignità culturale? Può essere collocato a pieno titolo tra le forme di approccio alla realtà sociale che fanno uso di un paradigma, come quello indiziario, utilizzato da molte scienze, non solo di tipo sociale? La risposta è affermativa perchè il lavoro giornalistico, se condotto seriamente, gode di una sua specificità culturale che lo rende una forma di approccio privilegiato alla conoscenza della realtà. I motivi sono vari: a) l'indagine giornalistica permette di individuare e segnalare problemi in modo assai più sollecito di altri tipi di intervento; b) spesso su tematiche difficili, come l'immigrazione clandestina o la criminalità, la ricerca ufficiale presenta ampi vuoti d...

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  6. Ancora non adeguati i controlli sulle prestazioni sociali agevolate

    By Franco Pelella il 13 Jan. 2012
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    Qualche giorno dopo il benemerito blitz di Cortina contro gli evasori fiscali il Generale Bruno Buratti, Comandante del Reparto Operazioni della Guardia di Finanza, dopo aver descritto come la Guardia di Finanza intende combattere l'evasione fiscale ha dichiarato: "Insieme alla lotta all'evasione è cruciale anche il contrasto alle frodi sulla spesa pubblica. Quest'anno abbiamo denunciato 11.000 persone per aver indebitamente percepito oltre 500 milioni di Euro di provvidenze pubbliche. Abbiamo individuato 1,8 miliardi di Euro di danni erariali e 4000 falsi poveri che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni sociali agevolate" (CARLO BONINI: "Il Paese è stanco di questo oltraggio sarà lotta trasversale senza quartiere"; La Repubblica, 6/1/2012). Sarà senz'altro vero quello che dice il Generale Buratti. Fatto sta che di contrasto alle frodi sulla spesa pubblica in Campania non ci sono molte tracce. Negli scorsi anni i giornali locali hanno riportato solo molto raramente notizie relative a successi ottenuti dalla Guardia di Finanza in questo campo. Presumo, quindi, che nelle altre regioni la sitazione non sia molto diversa. Eppure sono sicuramente molte, in Italia, le persone che, per ottenere più facilmente le prestazioni sociali agevolate, dichiarano fraudolentemente di non aver alcun reddito familiare o di averne uno molto basso. Sarebbero sicuramente opportuni controlli frequenti della Guardia di Finanza su queste dichiarazioni. In mancanza di essi il rischio è che aumenti la sfiducia nello Stato, già molto diffusa, tra coloro che fanno dichiarazioni corrette e che, per questo motivo, sono scavalcati nelle graduatorie da quelli che fanno i furbi.



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  7. L'Amaca di Michele Serra - VERSIONE NON DEFINITIVA

    By Franco Pelella il 6 Jan. 2012
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    L'Amaca di Michele Serra: un osservatorio
    privilegiato della società italiana


    di Franco Pelella



    INTRODUZIONE
    Il buon giornalismo intuisce in anticipo le cose nuove ed importanti che avvengono in campo politico e sociale. La scoperta avviene principalmente attraverso la ricerca delle cose strane, delle cose inusuali che succedono (o che possono anche non succedere) nella società e nella politica. Le notizie strane sono indizi che servono ad avviare una più approfondita analisi del perchè avvengono (o non avvengono) certe cose. Alcuni giornalisti (in Italia Michele Serra, Massimo Gramellini, Marco Travaglio, Francesco Merlo, Curzio Maltese, Furio Colombo, Mario Pirani, Concita De Gregorio, Barbara Spinelli, ecc., ecc.) riescono a capire prima e meglio di altri i problemi politici e sociali emergenti.
    Ma può il giornalismo essere annoverato tra le forme di conoscenza della realtà che hanno piena dignità culturale? Può essere collocato a pieno titolo tra le forme di approccio alla realtà sociale che fanno uso di un paradigma, come quello indiziario, utilizzato da molte scienze, non solo di tipo sociale? (2). La risposta è affermativa perchè il lavoro giornalistico, se condotto seriamente, gode di una sua specificità culturale che lo rende una forma di approccio privilegiato alla conoscenza della realtà. I motivi sono vari: a) l'indagine giornalistica permette di individuare e segnalare problemi in modo assai più sollecito di altri tipi di intervento; b) spesso su tematiche difficili, come l'immigrazione clandestina o la criminalità, la ricerca ufficiale presenta ampi vuoti di conoscenza; a questi vuoti ha supplito la stampa quotidiana e periodica, e a volte lo ha fatto molto bene; c) la natura indiziaria dei dati che, spesso, vengono raccolti; tale metodo di raccolta si può trasformare in un vantaggio anzichè in uno svantaggio allorquando permette di evitare le secche metodologiche in cui a volte ricadono le scienze sociali. Ciò significa che l'utilizzo delle tecniche necessarie per portare avanti le ricerche (sociologiche, psicologiche, antropologiche, ecc.) rischia o di non permettere l'analisi tempestiva del problema sociale individuato o di rendere particolarmente complicato l'approccio ad esso; questo accade particolarmente quando l'argomento della ricerca è scottante e i testimoni diretti reticenti. E' assai difficile condurre ricerche sociologiche attendibili su problematiche come la criminalità o le fonti di reddito delle persone interrogando direttamente i protagonisti o consultando la documentazione disponibile; in questo caso è preferibile ricorrere ai dati indiziari forniti da testimoni attendibili se non si vuole rischiare l'ignoranza completa sul problema sociale indagato (3).

    IL METODO INDIZIARIO DI MICHELE SERRA
    Michele S...

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  8. Anziani invalidi e falsi invalidi

    By Franco Pelella il 6 Jan. 2012
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    Alcuni mesi fa l'INPS diffuse la notizia che i suoi uffici non riuscivano ad avere dalle ASL, soprattutto dalle ASL del Mezzogiorno, molti dei fascicoli necessari per effettuare i controlli previsti per scovare i falsi invalidi. Allora tutti pensarono che l'INPS non riusciva ad avere i fascicoli perchè in questo modo le ASL evitavano di far venire fuori i molti imbrogli che c'erano stati. Io, invece, pensai che il motivo di fondo di questo comportamento delle ASL era soprattutto un altro, non meno grave del tentativo di coprire gli imbrogli, e cioè l'assoluta incuria con la quale vengono conservati i suddetti fascicoli, specie nel Mezzogiorno. Nei giorni scorsi è stata diffusa un'altra notizia che avvalora la mia tesi. I dati raccolti dall'INPS mostrano che riceve prestazioni d'invalidità civile senza averne diritto circa il 4% dei beneficiari, una percentuale di utenza inappropriata limitata e inferiore a quella di tanti altri settori. La verità e che l'incremento di spesa per l'invalidità civile che si è registrato negli ultimi anni (da quasi 11 miliardi di Euro nel 2002 a 17 miliardi nel 2010) è dovuto non ai falsi invalidi ma soprattutto all'aumento dell'utenza anziana che usufruisce di indennità di accompagnamento: le persone con almeno 65 anni che la ricevono sono passate dal 6% del totale (2002) al 9,5% (2009).
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  9. Il disagio sociale non è razzismo - IL DIBATTITO

    By Franco Pelella il 30 Dec. 2011
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    Caro Franco, sono d’accordo con te. Non mi sembra che gli italiani – nel complesso – siano razzisti. Stimati colleghi la pensano diversamente, ti dirò. Indicano una certa propaganda politica, alcuni episodi, ripetuti atteggiamenti, e concludono: “Gli italiani sono razzisti eccome. Solo che non lo sanno”. E’ una questione di definizione, probabilmente. Io considero razzista chi ritiene un’etnia inferiore a un’altra; e si comporta di conseguenza. Considero invece grossolano, stupido, magari becero chi tratta le persone in base al luogo di nascita, al colore della pelle, alla religione. Un viatico verso il razzismo, certo. Ma il razzismo presuppone una sistematicità che ancora non vedo, per fortuna. L’Italia è sempre stata – per posizione geografica, storia, religione, carattere - un punto di incontro. “Italiano puro” è un ossimoro un po’ ridicolo. Guardiamoci in faccia, e ce ne rendiamo conto. E’ vero però che i cambiamenti demografici, negli ultimi tre secoli, sono stati graduali; negli ultimi dieci/quindici anni è arrivata invece una grande ondata migratoria (cinque milioni di persone?). Diciamo che stiamo imparando a vivere insieme, ci stiamo adattando: c’è chi lo fa bene, e con buon senso; chi reagisce goffamente e rischia di essere scambiato per razzista. Ma il razzismo, secondo me, è un’altra cosa. Immagino che sulla questione ci saranno molte opinioni: sono curioso di leggerle. Opinioni FIRMATE, altrimenti non passano (così ci alleniamo per ITALIANS 2012).
    Beppe Severgnini – 27/12/2011
    No razzismo, semplicemente, spesso, autotutela – FIRMATO
    27.12 | 09:24 pazu74
    Il tuo commento è in attesa di moderazione
    Anche secondo me gli Italiani, generalmente non sono razzisti. Anzi, molto spesso sono anche parecchio ospitali, a Nord come a Sud.
    Il diverso fa paura, ma non così tanta da non provare a dare una mano, ne sono certo.
    Esiste però un problema grande come una montagna e che genera paura: il confine tra ricevere aiuto ed ospitalità ed il diritto a fare ciò che pare e piace a spese di chi ti ospita e ti aiuta.
    Secondo me gli Italiani hanno paura, perchè non si sentono assolutamente tutelati dal diritto, nel caso che la loro fiducia fosse riposta nelle persone sbagliate.
    Paolo Zunino
    lo sono,lo sanno,non lo dicono
    27.12 | 09:16 fannika
    Gli italiani sono razzisti e in modo inversamente proporzionale al loro livello culturale. Non parlano lingue straniere, leggono poco e basta osservarli all’estero dove non fanno che tessere le lodi di casa loro anche quando arrivati da un paesino di case malandate. Pensano che chi non parla bene la loro lingua sia stupido ma all’estero fanno fatica a mettere insieme una frase di senso compiuto. Un po’ di umiltà non guasterebbe. Francesca Coltellaro
    Da sempre
    27.12 | 09:12 Vlad62
    Nell’Italia del nord il razzismo verso gli italiani del sud esiste da sempre. A Milano nel dopoguerra la scritta “non si affitta a meridionali” campeggiava dovunque. Quando er...

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    Last Post by Franco Pelella il 30 Dec. 2011
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  10. Cesare Lombroso, un precursore troppo criticato

    By Franco Pelella il 30 Dec. 2011
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    A Trieste, nel 2009, e a Como, quest'anno, si sono verificati i primi casi italiani di processi in cui risultati di analisi genetiche, morfologiche e funzionali del cervello condotte sugli imputati hanno contribuito a stabilirne la condizione e l'entità della pena. Di questi temi si sono occupati neuroscienziati, bioeticisti, magistrati, tecnici di laboratorio, antropologi e filosofi riuniti a Roma lo scorso 15 dicembre per il convegno "Neuroetica e Tribunali. Profili di responsabilità morale, giuridica e sociale nella prospettiva delle neuroscienze". Coordinatrice dell'incontro Cinzia Caporale, Responsabile del modulo di ricerca in "Bioetica, Etica della Ricerca e Diritto" dell'Istituto di Studi Giuridici Internazionali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isgi-Cnr). Ma ad una domanda della giornalista Lara Reale (Nell'800 Cesare Lombroso sosteneva che "nella specie umana vi sono soggetti predisposti per natura alla condotta criminale". Oggi possiamo accettare, e in che termini, una simile affermazione?) la dottoressa Caporale ha risposto, laconicamente, che "Lombroso ha sbagliato non solo nel basare poco scientificamente i propri studi, ma anche nel favorirne la semplificazione che porta all'orrore" (La genetica dice no a Lombroso; Il Nostro Tempo, 25/12/2011). La mia opinione è che la dottoressa Caporale nega l'evidenza. Lombroso ha sicuramente commesso molti errori ma non c'è alcun dubbio sul fatto che egli sia stato il primo studioso che ha insistito molto sull'esistenza di significativi condizionamenti biologici sul comportamento dei criminali.



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