Caro Franco, sono d’accordo con te.
Prof. Antonio De Prisco – 10/2/2012
Caro Franco
sono d'accordo con te e trovo sempre puntuali le tue osservazioni.
Lello Aufiero – 10/2/2012
In questo periodo di grandi incertezze e insicurezze i giornali trovano terreno fertile con articoli così mistificatori. Concordo con quanto hai scritto pienamente.
Gerardo Cardillo – 10/2/2012
Salve Franco,
sono d’accordo sulla tua critica all’informazione; ci sono molte ragioni per cui si è sempre più ridotta ‘in questo stato’, anche se ovviamente nessuna basta a giustificarlo.
Non sarebbe male se il mondo del giornalismo si interrogasse profondamente – e seriamente – sulle cause che l’hanno portato al punto attuale. Anche perché, a mio avviso, c’è un nesso forte tra l’approssimazione crescente con cui si fa giornalismo, e le trasformazioni ‘strutturali’ dell’editoria (tecnologiche ed economiche, in primis).
Ma, ovviamente, non essendo un giornalista, non sta a me.
Enrico Tomaselli – 12/2/2012
Caro franco, il discorso s'inquadra nel grande problema della corretta informazione e di cloro che la promuovono, ogni lavoratore nell'esercizio dei suoi doveri dovrebbe usare professionalità, io mi chiedo, ma in Italia viene premiata la professionalità o l'amico della porta accanto? in merito poi al problema della giusta pena io sono dell'avviso che nessuna pena può rendere giustizia alla perdita di una vita umana, chi si macchia di questi delitti dovrebbe rendere alla società ed in specie ai familiari della vittima col lavoro, con l’impegno sociale e con tutte le azioni risarcitorie quanto al danno commesso, con fine pena MAI. orbene nel caso di specie la pena secondo me non dovrebbe finire mai non già perché colui il quale l'ha commessa dovrebbe marcire in galera ma dovrebbe ancorché guarito rendere il maltolto col lavoro e l'impegno sociale. dunque io credo che per questi casi lo stato dovrebbe risarcire le parti civili con ripetizione nei confronti del reo. ciao
Giuseppe Vivone – 11/2/2012
Caro Peppino,
quando chi commette un delitto, anche molto grave, viene riconosciuto malato mentale vuol dire che egli, quando ha commesso il reato, non era consapevole delle proprie azioni. Per questo motivo egli non può essere considerato responsabile. Sarebbe perciò ingiusto punirlo vita natural durante, anche con pene diverse dalla detenzione. Gli unici obiettivi che si deve porre la società sono, secondo me, quello di rinchiuderlo e di curarlo fino a quando viene considerato malato grave e qunidi pericoloso per la società. Solo se e quando egli viene considerato guarito egli va lasciato libero di vivere la propria vita e non gli debbono essere inflitte altre pene.
Franco Pelella – 15/2/2012
Caro franco, considerami non concorde con te. di casi ne abbiamo visti tanti ed Abele non è stato mai difeso , non sono per la crudeltà del regime americano che dà la morte ancorchè p...
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