1. ISAIA SALES – De Luca, 30 anni di potere e ora il “lider maximo” vuole il terzo mandato; La Repubblica-Napoli, 9/11/2021

    By Franco Pelella il 10 Nov. 2021
     
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    Vincenzo De Luca è stato per 4 volte sindaco di Salerno e deputato per due legislature, ha ricoperto l'incarico di viceministro alle Infrastrutture, ed è attualmente per la seconda volta presidente della Regione Campania. Ora sta alacremente lavorando per cambiare lo statuto per un terzo mandato in quanto attualmente c'è il limite di due legislature per l'elezione a presidente. Se otterrà la modifica e se gli elettori gli confermeranno la fiducia, arriverà agli ottanta anni avendo ricoperto incarichi istituzionali per quasi la metà della sua vita ( è stato eletto vicesindaco nel 1992 e poi sindaco nel 1993).
    Ad oggi è al potere nelle istituzioni da 30 anni. E se ci aggiungiamo le funzioni di comando ricoperte nel suo partito ( fu eletto segretario della federazione del Pci di Salerno nel 1981) avrà conseguito il record di quasi 50 anni di ininterrotto comando politico- istituzionale, confermandosi come uno dei più longevi uomini politici meridionali della storia repubblicana, più di Gava e Pomicino, più di Di Donato e Scotti. Bassolino è stato " solo" per 17 anni ai vertici delle istituzioni, Valenzi per 7, De Magistris per 10. Più di lui, finora, hanno resistito Mastella e De Mita, con i quali infatti ha stabilito una solida alleanza gerontocratica spacciando le relative liste da loro tre ispirate come espressione di un nuovo "civismo".
    Viene da chiedersi, dunque, quali qualità possieda De Luca per aver percorso una carriera senza precedenti e per aver saputo fronteggiare con successo i numerosi " incidenti" di percorso che pure si sono verificati in tanti anni di dominio? Il consenso annulla qualsiasi domanda sugli uomini di potere? Quando in quei monologhi televisivi lo si sente sbraitare contro il mondo, indurire il petto e il mento contro Draghi oggi, Conte ieri e Letta l'altro ieri, quando sbeffeggia il timoroso ministro Speranza, il generale Figliuolo e prima ancora Arcuri, e quando ridicolizza le persone per i loro difetti fisici, o quando proclama lo " Stato indipendente della Campania" minacciando di chiuderne le frontiere, o quando definisce la Campania la prima regione italiana per efficienza ( dove si fanno le cose " come si dovrebbero fare") e addirittura suggerisce ai cittadini campani di non stare a sentire né il governo centrale, né il ministro della Sanità, né il commissario all'emergenza Covid, né nessun comitato di esperti, perché in Campania " abbiamo la migliore sanità al mondo" e perché lui da novello scienziato è l'unico in grado di portarci fuori dalla pandemia, ci si chiede increduli: come è stato possibile che un siffatto uomo politico resista tetragono e applaudito per tanti anni alla guida delle nostre istituzioni?
    Come mai raffinati intellettuali napoletani e uomini di spettacolo possano sentirsi attratti da un manipolatore della realtà così pacchiano, da una maschera semicomica che mette insieme gli aspetti più farseschi della nostra tradizione? E perché mai si è stati così ( giustamente) duri verso De Magistris quando manifestava alcune di queste caratteristiche umane e invece così tolleranti e divertiti quando lo ha fatto e lo fa De Luca?
    Misteri della politica e del consenso, si dirà. Io invece penso che ci siano sempre spiegazioni razionali nelle cose che succedono in politica, il problema è se le si vuole cercare o meno. La mia spiegazione è questa: De Luca oltre ad avere delle qualità consone all'epoca della comunicazione politica violenta, ha incrociato alcune circostanze favorevoli ( e le ha sfruttate bene) e ha goduto finora di un atteggiamento benevolo da parte di istituzioni di controllo che a nessun altro è stato concesso. Vediamo prima le circostanze politiche che ha saputo sfruttare a suo vantaggio.
    La prima riguarda la guerra che fu fatta a Bassolino da parte di D'Alema, Veltroni e Fassino, quando l'allora sindaco di Napoli era l'uomo politico ( di provenienza Pci) più famoso d'Italia. Il timore di avere Bassolino come competitore nella guida di ciò che restava della tradizione comunista, spinse quella generazione di fratelli/ coltelli ad allearsi con tutti coloro che non ne sopportavano il successo, compresi alcuni leader storici napoletani. E così De Luca, che invidiava la centralità di Napoli e soffriva del ruolo marginale di Salerno, entrò a pieno titolo a far parte della squadra di sabotatori del ruolo di Napoli e di Bassolino. E agli alleati tutto si perdona, anche quando commettono cose peggiori di quelle che si rimproverano al nemico comune. L'impunità di De Luca nel partito nazionale si consolida in quell'epoca.
    (3/continua)
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