1. La compostezza dei meridionali negli ultimi mesi è stata dovuta soprattutto alla paura del contagio

    By Franco Pelella il 5 May 2020
     
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    Anche Isaia Sales fa parte della schiera dei commentatori che hanno notato un particolare senso civico dei meridionali nel corso della crisi del coronavirus. Egli ha scritto “…si è riusciti a bloccare l’apertura di un secondo fronte e ad evitare una penetrazione del virus «panzer» al di sotto del Garigliano. E tutto ciò lo si deve al fatto che la popolazione meridionale se ne è stata a casa, ha seguito gli obblighi dettati dalle autorità, almeno finora. Insomma, se si vuole essere seri nelle analisi di quanto è successo ad oggi, l’Italia ha retto perché la popolazione meridionale è stato di una compostezza e di autodisciplina esemplari. E tutto ciò è avvenuto non perché è stato promesso fuoco e fiamme agli indisciplinati. Lo dimostra il fatto che si è trattato di un comportamento uniforme, dal Molise alla Sicilia, dall’Abruzzo alla Calabria, dalla Puglia alla Basilicata, dalla Sardegna alla Campania, cioè anche in luoghi dove si ci sono stati pochissimi casi la gente è rimasta disciplinatamente a casa. Si può parlare, dunque, di un particolare contributo meridionale alla tenuta sanitaria della nazione” (Se il Sud virtuoso dà fastidio; Il Mattino, 5/5/2020). E’ vero che i meridionali si sono comportati bene indipendentemente dal fuoco e dalle fiamme promesse agli indisciplinati. Ma la compostezza non è dovuta ad un particolare senso civico; fondamentale è stata, invece, la paura di essere contagiati. Essa ha indotto la popolazione meridionale ad isolarsi e ad evitare, così, che la malattia si diffondesse. Il senso civico dei meridionali va valutato adesso che si sta uscendo dalla pandemia; solo in condizioni normali esso può essere considerato pienamente senza preoccuparsi se esso sia falsato o meno da epidemie o da altri tipi di catastrofi.
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