1. LA COMPRAVENDITA DEI VOTI E L’ALLEANZA CON LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA NON FANNO PARTE DEL COMPORTAMENTO NORMALE DEI DIRIGENTI DEL PARTITO DEMOCRATICO

    By Franco Pelella il 9 April 2024
     
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    Le inchieste giudiziarie stanno facendo emergere una parte del Partito democratico gestita in modo affaristico e clientelare; si passa dai cinquanta euro pagati in Puglia per un voto ai possibili intrecci con la ‘ndrangheta in Piemonte. La mia opinione è che questi due casi sono estremi e che le altre forze politiche spesso sono gestite peggio. Essi non rispecchiano la gestione normale del partito che è fatta anche di clientelismo, scambi di favori e signori delle tessere ma di solito non arriva alla compravendita dei voti o alla collusione con la criminalità. C’è sicuramente una rapporto col mondo delle imprese. Le amministrazioni locali gestite dal Pd sono storicamente legate soprattutto al mondo delle cooperative da un rapporto di do ut des. Anche il rapporto con la criminalità è caratterizzato da rapporti non sporadici ma si tratta di rapporti che avvengono sottotraccia, non alla luce del sole. La regola è il contenimento, cioè il confronto/scontro che evita ai delinquenti di oltrepassare certi limiti.
    Ci sono, però, dei casi in cui il clientelismo e il rapporto con la criminalità vengono considerati normali e sbandierati come tali. Famoso è il caso della “frittura di pesce” quando, nel 2016, Vincenzo De Luca chiese apertamente agli dirigenti del Pd della Campania di fare ricorso al voto clientelare per far passare il referendum sulla riforma costituzionale voluto da Matteo Renzi. Più recentemente Michele Emiliano ha raccontato di aver accompagnato, qualche anno fa, Antonio Decaro, allora assessore del Comune di Bari, presso la casa della sorella di un boss e di aver chiesto di lasciarlo lavorare. Non a caso De Luca è stato anche accusato di avere rapporti con la criminalità quando, alcuni anni fa, è scoppiato lo scandalo del “Sistema Salerno” mentre Emiliano è stato anche accusato, da più parti, di avere un comportamento clientelare. Sono casi limite che evidenziano il fatto che De Luca ed Emiliano considerano normale, tanto da essere sbandierato, quello che non dovrebbe esserlo. In questo sta, soprattutto, la differenza dei cacicchi come De Luca ed Emiliano rispetto agli altri dirigenti del Pd: non si preoccupano molto di nascondere e di delimitare un comportamento che non dovrebbe essere normale per un dirigente di un partito di sinistra mentre gli altri dirigenti non sbandierano questi comportamenti.
    Il ricorso al clientelismo e il confronto/scontro con la criminalità fanno, quindi, parte della quotidianità della politica ma sono comportamenti che vanno delimitati e, se possibile, eliminati. Nel momento in cui essi vengono esibiti pubblicamente provocano un’inevitabile squalifica di chi li pratica e del partito cui appartengono. E’ questo il motivo di fondo per cui Elly Schlein fa bene a combattere De Luca ed Emiliano.
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