1. PURTROPPO ANCHE STEFANO BONACCINI ED ELLY SCHLEIN HANNO IL TRADIZIONALE ATTEGGIAMENTO ACCONDISCENTE DEI VERTICI DEL PD NEI CONFRONTI DI VINCENZO DE LUCA

    By Franco Pelella il 17 Jan. 2023
     
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    Quelli della mia generazione sono cresciuti con una certa idea della sinistra e dei partiti che la rappresentavano; per noi la sinistra era una parte politica che difendeva i valori della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, della pace e della solidarietà. Era facile schierarsi perché era tutto molto chiaro. Ma con l’andare del tempo le cose si sono complicate; c’è stata una mutazione genetica all’interno del maggiore partito della sinistra. Sono stati tollerati e acclamati personaggi che non avevano niente a che fare con i valori tradizionali. L’ascesa alla segreteria del Pd e poi alla Presidenza del Consiglio di un personaggio come Matteo Renzi (un personaggio arrivista, accentratore e a caccia di potere) è stato un segnale preciso della suddetta mutazione genetica. Ma essa era già in atto da tempo. Una cartina di tornasole inequivocabile è l’atteggiamento che i vari segretari del Partito Comunista Italiano, poi Partito democratico della sinistra, poi Democratici di sinistra e poi Partito democratico (Enrico Berlinguer, Alessandro Natta, Achille Occhetto, Massimo D'Alema, Walter Veltroni, Piero Fassino, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Matteo Orfini, Maurizio Martina, Nicola Zingaretti, Enrico Letta) hanno avuto nei confronti di Vincenzo De Luca. Hanno tutti tollerato che egli (segretario della Federazione del PCI di Salerno dal 1975 al 1985, sindaco di Salerno dal 1993 al 2001 e dal 2006 al 2015, presidente della Regione Campania dal 2015): 1) facesse il bello e cattivo tempo; 2) fosse autoritario, arrogante e volgare sia nei confronti degli avversari interni di partito che nei confronti degli avversari politici esterni, dei giornalisti, dei funzionari amministrativi, ecc.; 3) si comportasse in modo chiaramente clientelare. Hanno tutti accettato l’idea che fosse possibile avere all’interno del partito un personaggio che si comportava peggio dei classici notabili meridionali. Enrico Letta, per la verità, sembrava volersi distinguere dai suoi predecessori. Quando De Luca ha appoggiato l’elezione a sindaco di Benevento di Clemente Mastella egli è andato a sostenere il candidato del Pd e quando De Luca ha escluso dalla direzione della Fondazione Ravello lo scrittore Antonio Scurati egli lo ha invitato alla Festa dell’Unità nazionale. Ma quando si è trattato di fare le liste elettorali delle ultime elezioni politiche Enrico Letta ha fatto pubblicamente un accordo con De Luca consentendogli di candidare il figlio Piero a Salerno in una posizione sicura per l’elezione alla Camera dei deputati. Non si distingue dai suoi predecessori Stefano Bonaccini, quello che sarà, molto probabilmente, il prossimo segretario del Pd. Anche lui ha stretto un accordo con De Luca promettendogli che il figlio Piero sarà il referente del Pd nazionale per tutte le questioni che riguardano il Mezzogiorno. Mi sarei aspettato che Elly Schlein, l’avversaria di Bonaccini nella corsa alla segreteria del Pd, fosse cosciente della grossa anomalia che rappresenta per il Pd la presenza di uno come De Luca e che dicesse parole chiare contro di lui ma questo non è avvenuto. Anzi ha nominato come suo portavoce Francesco Boccia, un personaggio che è stato colui che concretamente ha siglato l’accordo tra la segreteria nazionale del Pd e De Luca prima delle ultime elezioni politiche. Ma, ciò che è peggio, lo ha nominato senza che facesse nessuna autocritica per i suoi stretti legami sia con De Luca che con Emiliano.
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