Replying to Il sentimento che oggi prevale nei napoletani è il neoborbonismo

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  1. Posted 8/4/2020, 19:36
    L’economista Mariano D’Antonio ha fatto una riflessione sui comportamenti dei napoletani mentre è in corso la pandemia del coronavirus. Egli ha scritto, tra l’altro, che: “In altri momenti di difficoltà attraversati dai napoletani nei decenni passati si sono avuti casi di turbolenza sociale dovuti a eventi dolorosi alternati a episodi di solidarietà nazionale. E’ avvenuto negli anni successivi al terremoto del 1980 quando la ricostruzione avvenne con relativo successo soprattutto nelle aree interne della Campania. Oggi è cambiata la scena. Tra le novità c’è un rinnovato sentimento di appartenenza della popolazione al suo territorio, al Mezzogiorno. L’opinione pubblica è più informata, conosce e vanta un nostro primato nel servizio sanitario nazionale: è orgogliosa che il Cotugno sia giudicato all’estero il miglior ospedale che abbiamo in Italia, spera che un farmaco risultato a Napoli efficace per curare l’artride reumatoide possa contrastare anche il corona virus” (Napoli ha ritrovato sé stessa; La Repubblica-Napoli, 8/4/2020). Non sono d’accordo. La mia opinione è che la situazione di oggi è radicalmente diversa rispetto a quella del dopo terremoto del 1980. Allora incombeva un clima da catastrofe rispetto al quale i cittadini napoletani e campani reagivano con rabbia rispetto ai governanti che non garantivano la fornitura delle risorse che secondo loro erano necessarie. Oggi prevale un clima di paura che trattiene quasi tutti dall’uscire di casa e che giustifica la quasi completa assenza di turbolenze sociali. Ma non condivido neanche il fatto che ci sarebbe un rinnovato sentimento di appartenenza della popolazione napoletana al suo territorio. Il sentimento che prevale è il neoborbonismo, lo stesso che ha prevalso negli ultimi decenni, lo stesso che fa vedere primati inesistenti. Il problema, come sempre, non è quello di essere primi in qualche campo ma quello di essere tra i primi in molti settori della vita sociale ed economica. Per rimanere nel campo della sanità l’importante non è avere un ottimo ospedale o un ottima sperimentazione di un farmaco ma avere tanti ottimi ospedali e tante ottime sperimentazioni. Ma a Napoli e in Campania (nonostante la retorica deluchiana) la situazione è ben diversa. Molti ospedali sono chiusi, i pronto soccorso sono al collasso da una vita, in alcuni ospedali i malati sono ancora sulle barelle, mancano medici e infermieri, molte competenze sono passate alla sanità privata, ecc. ecc.

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