1. Asta dei Buoni del tesoro poliennali: i Cinque Stelle ormai negano la realtà capovolgendo i fatti

    By Franco Pelella il 2 Sep. 2018
    1 Comments   364 Views
    .
    Segnalo l’editoriale che Sebastiano Messina ha dedicato ad un post del deputato e sottosegretario dei Cinque Stelle Stefano Buffagni scritto a seguito dell’asta dei Buoni del tesoro poliennali. Ecco la parte iniziale: “Ex malo bonum, ammonivano i saggi romani duemila anni fa. Non malum sed bonum annunciano oggi i tribuni grillini. E il principio è davvero rivoluzionario, perché la negazione della realtà, il capovolgimento dei fatti, il ribaltamento della verità consentono di non deludere mai i propri elettori. E’ dunque da incorniciare, come un capolavoro dell’art noveau della comunicazione politica, l’articolo sul Blog delle Stelle, che non è un sito qualunque ma l’unica sede ufficiale del principale partito di governo, il Movimento 5 Stelle. Un post firmato da Stefano Buffagni, deputato e sottosegretario, oltre che dottore commercialista. Cosa c’era scritto di così rivoluzionario? C’era la notizia della pessima asta dei titoli di Stato, ma presentata come uno strepitoso successo del governo giallo-verde. Titolo: «Ottimi segnali per l’economia italiana, sold out per l’asta dei Btp». Ottimi segnali? Si, perché «la domanda è stata superiore all’offerta», spiegava dotto Buffagni, concludendo con una domanda: «Che dite, la leggeremo questa notizia sui giornali?». No, non l’hanno letta. Perché i giornali hanno riportato un’altra notizia, quella vera: e cioè che la fiducia degli investitori verso l’Italia è in calo, e per vendere quei Btp il Tesoro ha dovuto offrire quattro miliardi di interessi in più. Ma questo segnale – pessimo, da ogni punto di vista – è diventato «ottimo» per i grillini…(Ottimi segnali andiamo a picco; La Repubblica, 2/9/2018).

    Edited by Franco Pelella - 14/12/2021, 11:22
    Last Post by J-new il 30 Sep. 2018
    .
  2. Può un prefetto non invitare alcun membro del governo a presenziare a dei funerali solenni?

    By Franco Pelella il 18 Nov. 2017
    1 Comments   503 Views
    .
    Il prefetto di Salerno Salvatore Malfi, dopo lo svolgimento dei funerali solenni in onore delle 26 ragazze nigeriane morte annegate, ha dichiarato che la scelta di non invitare alcuna autorità nazionale per i funerali è stata concordata con le autorità locali, cioè il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli. Mi chiedo: può un prefetto decidere di non invitare alcun membro del governo nazionale a dei funerali solenni? Non è egli sottoposto al Ministero degli Interni? La mia ricostruzione dei fatti (necessariamente ipotetica per l’assurda reticenza delle autorità pubbliche) è la seguente: il prefetto, il sindaco di Salerno e il presidente della Regione non hanno condiviso la scelta di far sbarcare a Salerno una nave di migranti con 26 cadaveri a bordo e, per protesta, hanno deciso che non fosse invitato alcun membro del governo ai funerali solenni. Ma potevano farlo?
    Last Post by J-new il 26 Aug. 2018
    .
  3. A PROPOSITO DEL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO ALCUNI ESPONENTI DELLA SINISTRA METTONO TROPPO L’ACCENTO SUL CONCETTO DI “PACE” E TROPPO POCO SUL CONCETTO DI “GUERRA GIUSTA”

    By Franco Pelella il 26 Mar. 2024
    0 Comments   4 Views
    .
    Da parecchi mesi alcuni esponenti politici e intellettuali di sinistra (ad esempio Michele Santoro e Massimo Cacciari) rimproverano l’Occidente (Stati Uniti e Unione europea) di non fare abbastanza per far finire la guerra in Ucraina e, di conseguenza, di non lavorare per la pace. Essi sostengono che va trovata assolutamente una soluzione lasciando intendere che l’Ucraina dovrebbe rinunciare ad alcuni suoi territori per evitare che la Russia continui la guerra e che il conflitto rischi di allargarsi fino ad una distruttiva guerra mondiale di tipo nucleare. Ma sostengono anche che il concetto di “guerra giusta” (cioè la difesa attiva dell’aggredito nei confronti dell’aggressore) è stato superato dal rischio di un conflitto nucleare innescato da questo tipo di autodifesa. Hanno ragione coloro che ragionano in questo modo? Io credo di no. Dando un valore assoluto al concetto di “pace” essi danno molto meno valore del dovuto al concetto di “guerra giusta”. Insistendo solo sulla pace essi in pratica fanno il gioco degli aggressori perché fanno intuire che ogni altro aspetto dei conflitti internazionali va messo in secondo piano e che quindi in certi casi le aggressioni possono essere giustificate. Quando essi parlano del rischio di un conflitto mondiale di tipo nucleare sollevano un problema reale ma sbagliano nel sostenere che i Paesi occidentali non tengono nel dovuto conto questo rischio. Cosa stanno facendo i Paesi occidentali che inviano in Ucraina solo armi e non soldati? Stanno cercando di opporsi all’aggressore russo evitando azioni eclatanti che potrebbero far scoppiare un conflitto globale. Ma secondo me questi politici e intellettuali sbagliano anche su altri aspetti del conflitto russo-ucraino in corso. Visto che all’Ucraina non viene fornito tutto il sostegno di cui avrebbe bisogno per opporsi decisamente all’aggressione russa sono posizioni assurde quelle di coloro che sono contrari all’invio di armi in quel Paese; in questo modo essi implicitamente fanno capire che l’Ucraina va lasciata al suo destino. Ma sbagliano anche quando sono contrari ad un aumento delle spese per la difesa da parte dei Paesi europei; in questo modo essi sottovalutano il rischio di un’aggressione russa che è invece molto reale e che ha più probabilità di essere evitata assumendo un atteggiamento deciso e non sottomesso. Qual è la conclusione del discorso? Che è giusto che continui la guerra con il rischio costante di un allargamento del conflitto a livello mondiale? No. E’ opportuno che gli sforzi diplomatici proseguano e si intensifichino. Ma a me (a molti altri no) sembra evidente che per i governi occidentali è decisivo l’atteggiamento degli ucraini; fino a quando essi riterranno opportuno difendere tutto il loro territorio verranno sostenuti attivamente. La situazione cambierebbe molto nel momento in cui essi dovessero far capire che sono disposti a fare delle rinunce significative, tali da portare alla sospensione o alla fine del conflitto.
    Last Post by Franco Pelella il 26 Mar. 2024
    .
  4. CARO CALDEROLI, LA LEGGE CHE PREVEDE IL DOPPIO TURNO PER L’ELEZIONE DEI SINDACI VA MANTENUTA PERCHE’ E’ DEMOCRATICA E PERCHE’ FUNZIONA DAL PUNTO DI VISTA PRATICO

    By Franco Pelella il 23 April 2023
    0 Comments   4 Views
    .
    Al ministro per le Riforme Roberto Calderoli non va giù il risultato finale delle elezioni comunali ad Udine, dove il candidato del centrosinistra Alberto De Toni ha sconfitto il sindaco leghista uscente Pietro Fontanini (53% a 47%) ribaltando nel secondo turno i risultati di quindici giorni prima, quando era finita con un 46% a 39% per Fontanini. Ecco quello che ha affermato sostanzialmente in un’intervista (CESARE ZAPPERI: “Via il ballottaggio. Tradisce il consenso. E nel 2024 voto diretto per le province”; Corriere della Sera, 21/4/2023) : “Il primo problema è la bassa affluenza; abbiamo una tessera che vale per una ventina di elezioni, ma spesso non sai più nemmeno dove l'hai messa e così molti cittadini non sanno che devono andare a votare. Il caso di Udine è emblematico; chi ha vinto ha preso meno voti di quanti ne aveva presi il sindaco uscente al primo turno ma così non viene rispettata la volontà popolare. I cittadini si sono già espressi una volta, non capiscono perché devono essere costretti a tornare ai seggi dopo due settimane; così non vince chi ha il consenso ma chi ha più capacità di mobilitazione degli iscritti e dei simpatizzanti. Il sistema elettorale migliore è quello delle Regionali che di norma è su un unico turno, con premio di maggioranza per chi supera il 40%”.
    E’ vero che c’è un problema generale di bassa affluenza alle urne ma sollevarla a proposito dell’utilizzo del doppio turno per l’elezione dei sindaci è un fatto evidentemente strumentale; in occasione del secondo turno di solito vanno a votare meno elettori soprattutto perché tutti coloro che erano candidati per essere eletti consiglieri comunali e che non sono stati eletti hanno molto meno interesse a sollecitare al voto i cittadini. Il risultato è che vanno a votare quasi esclusivamente i cittadini che sono più sensibili dal punto di vista politico e quindi viene eletto il sindaco che ha veramente il maggiore consenso popolare; non si tratta, quindi, di una maggiore capacità di mobilitazione di iscritti e simpatizzanti da parte di chi vince ma del fatto di poter contare sul consenso della parte più sensibile, dal punto di vista politico, della popolazione. Chi va a votare in occasione del secondo turno lo fa in modo pienamente convinto e non perché deve sostenere elettoralmente l’amico o il parente candidato; quindi va mantenuta la legge che prevede il doppio turno per l’elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15 mila abitanti perché è una legge che funziona dal punto di vista democratico. Essa è più democratica del sistema elettorale delle elezioni regionali che di norma è su un unico turno, con premio di maggioranza per chi supera il 40%, ma funziona anche dal punto di vista pratico perché da molti anni garantisce la stabilità della vita amministrativa dei Comuni rendendo molto meno frequente che in passato lo scioglimento dei consigli comunali e il ricorso a nuove elezioni.
    Last Post by Franco Pelella il 23 April 2023
    .
  5. PELELLA FRANCO - PADRONATO E POLITICA NELL’INDUSTRIA DI TRASFORMAZIONE DELLA PIANA DEL SELE

    By Franco Pelella il 29 Mar. 2023
    0 Comments   29 Views
    .
    INTRODUZIONE

    La scelta di puntare l’attenzione sul rapporto tra il padronato dell’industria di trasformazione della Piana del Sele e la politica è nata dal fatto che negli ultimi 60 anni attorno alle figure padronali ruotò molta della storia economica e politica della Piana del Sele; nella Piana del Sele il rapporto tra padronato industriale e politica fu, fin dalla nascita delle prime industrie, molto stretto e ciò derivò in primo luogo dal potere egemonico che il possesso dell’industria conferiva ai padroni in una provincia depressa dal punto di vista economico.
    Gli elementi che resero possibil0e il perpetuarsi del rapporto tra il padronato industriale e la politica nel corso degli anni furono sostanzialmente due: il rapporto con lo Stato e lo sfruttamento politico degli operai. Il rapporto con lo Stato fu decisivo per la nascita della prima industria della Piana del Sele, quella dei tabacchifici; esso si perpetuò, poi, nel tempo con interventi vari a sostegno dell’iniziativa industriale. Per gli industriali conservieri (che, in gran parte, possiamo definire padroncini se rapportati al padrone dei tabacchifici) il rapporto con lo Stato ebbe fasi diverse. Le loro industrie nacquero come iniziative economiche non sovvenzionate dallo Stato e il bisogno dell’intervento dello Stato subentrò successivamente, nel secondo dopoguerra, in seguito alla crisi che le colpì; in questo caso il bisogno di un aiuto economico spinse una parte dei padroncini ad allacciare un rapporto con il personale politico allora dominante, in primo luogo Carmine De Martino, il padrone dei tabacchifici. Ciò consentì loro di portare avanti le iniziative industriali. Altri padroncini dell’industria conserviera non usufruirono di interventi statali a causa dei dissensi con gli uomini politici locali esponenti dei partiti di governo; ciò comportò la fine delle loro iniziative industriali. Ma l’utilizzo dell’intervento statale fu praticato anche dall’industria pubblica del tabacco e dall’industria conserviera di proprietà dell’Ente che gestì la riforma agraria nella zona; in questo caso il rapporto con la politica fu utilizzato dai nuovi padroni pubblici, specialmente i funzionari locali.
    Lo sfruttamento politico degli operai fu l’altro elemento decisivo nel consentire un rapporto tra il padronato e la politica; in questo caso il fattore predominante fu quello della stagionalità della lavorazione sia nei tabacchifici che nelle industrie di trasformazione. Il consenso politico ai vari padroni fu una conseguenza diretta delle contrattazioni annuali delle assunzioni che conferiva un grosso potere di ricatto nei confronti degli operai. La veridicità di quanto affermato è provata dalla rottura del rapporto politico tradizionale tra padronato e operai che avvenne in seguito alla fine della stagionalità della lavorazione nell’industria pubblica del tabacco; la fine della stagionalità provocò anche la fine della contrattazione annuale delle assunzioni e quindi dell’opportunità...

    Read the whole post...

    Last Post by Franco Pelella il 29 Mar. 2023
    .
  6. VOTARE ELLY SCHLEIN SIGNIFICA AGGRAPPARSI ALL’UNICA SPERANZA DI AVERE IN FUTURO UN PD RINNOVATO

    By Franco Pelella il 24 Feb. 2023
    0 Comments   6 Views
    .
    Il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico ha dedicato una parte di un suo articolo alle primarie del Partito democratico. Egli ha scritto, tra l’altro: “…Bonaccini ha stretto accordi di ferro con Emiliano e De Luca (chiamando addirittura il figlio di quest’ultimo a coordinare la sua mozione da Roma in giù): pensate davvero che, una volta eletto, cambierebbe qualcosa al Sud? Scommettereste un centesimo sulla radicale trasformazione di un partito che qui resterebbe saldamente nelle mani dei soliti noti? Lo stesso discorso, per altri versi, riguarda Schlein, che non è scesa a patti ma del Mezzogiorno sa poco o nulla (infatti ne parla molto di rado) e gode del supporto di Dario Franceschini e Andrea Orlando, figure senza dubbio stimabili e tuttavia non provenienti certo da mondi alieni”. (Le primarie dei soliti gattopardi; Corriere del Mezzogiorno, 24/2/2023).
    Non sono d’accordo. E’ vero che Elly Schlein sa poco del Mezzogiorno e che non ne ha parlato molto ma quel poco che ha detto è stato significativo: ha detto che non condivide il modo di fare politica di Vincenzo De Luca e che bisogna smetterla con i signori delle tessere e con i potentati. Inoltre non sottovaluterei il suo rifiuto della proposta (venuta non a caso da Michele Emiliano) di un ticket da realizzare dopo le primarie per i due contendenti (uno segretario e l’altro vicesegretario). Rifiutare il consociativismo mi sembra un bel segnale. E’ vero, inoltre, che a sostenere Elly Schlein sono personaggi come Dario Franceschini e Andrea Orlando, i quali sono dirigenti storici del Pd. Ma si sa che essi hanno sempre giudicato male i notabili meridionali e che se sono scesi a compromessi con loro è stato perché hanno ritenuto che non ci fossero concrete alternative. Sicuramente essi hanno le loro colpe perché hanno tollerato troppo a lungo i comportamenti scorretti di questi personaggi ma il fatto che si siano schierati con Schlein e non con Bonaccini lascia sperare che questa scelta sia anche il frutto di una riflessione autocritica sui loro comportamenti passati. Naturalmente il fatto di votare per Elly Schlein alle primarie del Pd non è una garanzia che se lei vincesse i notabili meridionali sarebbero totalmente fuori dal partito. Ma votarla significa aggrapparsi a quella che rimane, forse, l’unica speranza di avere in futuro un Pd rinnovato anche e soprattutto per questo aspetto.

    Edited by Franco Pelella - 24/2/2023, 19:02
    Last Post by Franco Pelella il 24 Feb. 2023
    .
  7. IL VOTO DELLE PRIMARIE È UN’OCCASIONE STORICA PER ELEGGERE COME SEGRETARIO DEL PD UNA PERSONA CHE VUOLE TAGLIARE IL RAPPORTO PERVERSO TRA IL GRUPPO DIRIGENTE DEL PARTITO E VINCENZO DE LUCA

    By Franco Pelella il 23 Feb. 2023
    0 Comments   3 Views
    .
    Michele Serra ha scritto un corsivo dedicato alle primarie del Partito democratico (Le due metà della politica; La Repubblica, 22/2/2023). Ecco il suo contenuto: “Parecchi amici che condividono con me una incomprensibile eppure tenace affezione per le primarie del Pd mi dicono: non so chi votare tra Bonaccini e Schlein. Ovvero (semplifico) non so scegliere tra tradizione e “salto d’epoca”, tra solidità e sfida. Non ricordo uguale incertezza nelle precedenti primarie. E’ un incertezza che condivido: deciderò, credo proprio, a pochi passi dal voto. La scelta non è facile proprio per la sua per la sua quasi perfetta “binarietà”. Di genere, di età, di mentalità politica (lui più partitico, lei più movimentista), di sguardo istintivo (lei la piazza, lui le carte con i numeri), di alleanze (lui più in grado di parlare al centro, lei alla sinistra)…Un partito di massa (se il Pd vuole essere questo) non può essere solo pragmatismo o solo identità, solo governo o solo opposizione, solo realtà o solo immaginazione. Deve essere tutte queste cose insieme, altrimenti rischia di perdere un bel pezzo della sua funzionalità…”.
    Il problema è che le scelte non sono solo quelle elencate da Michele Serra. Nel corso del confronto delle scorse settimane tra Schlein e Bonaccini sono emerse anche altri rilevanti differenze. La scelta è anche tra chi non vuole che all’interno del Pd i notabili del Sud (Vincenzo De Luca e Michele Emiliano in particolare) continuino ad avere un ruolo rilevante e chi si vuole alleare con loro, tra chi non tollera che un notabile come De Luca possa agire del tutto indisturbato comportandosi da dittatore (continuare ad insultare i dirigenti del proprio partito, far eleggere deputato il figlio, allearsi con le forze politiche di destra e con i notabili di altri partiti, accaparrarsi tutte le tessere che vuole, pretendere di fare un terzo mandato come presidente della Campania, ecc. ecc.) e chi invece fa capire che continuerà a lasciargli tutto lo spazio che vuole. Bonaccini addirittura ha promesso a De Luca che nel caso in cui egli fosse eletto nuovo segretario del Pd il figlio Piero sarebbe il suo riferimento per tutto il Mezzogiorno. In definitiva il voto delle primarie è un’occasione storica per eleggere come segretario del Pd una persona che vuole tagliare il rapporto perverso, che esiste da decenni, tra il suo gruppo dirigente e Vincenzo De Luca. E’ un’occasione che non bisogna lasciarsi sfuggire.
    Last Post by Franco Pelella il 23 Feb. 2023
    .
  8. IL PARTITO DEMOCRATICO È TROPPO CONDIZIONATO DALLA LOGICA CLIENTELARE E AFFARISTICA DEI SUOI AMMINISTRATORI

    By Franco Pelella il 16 Feb. 2023
    0 Comments   7 Views
    .
    La mia convinzione è che parecchi elettori di sinistra non sono andati a votare in occasione delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia anche perché sono convinti che molti dirigenti del Partito democratico si ispirano molto poco ai tradizionali ideali della sinistra. Essi avvertono che il Pd è condizionato troppo dalla logica clientelare e affaristica degli amministratori, coloro che sono iscritti al partito e che in tutto il Paese gestiscono molti Comuni e alcune Regioni; la logica degli amministratori si avvicina a quella di Matteo Renzi, che non a caso prima di fare il segretario del Pd e il Primo Ministro è stato Presidente dell’Amministrazione provinciale fiorentina e poi sindaco di Firenze. Tutti sanno che nel Pd ci sono ancora consistenti elementi di renzismo sia nel senso dei comportamenti sia nel senso della presenza di uomini e donne che hanno condiviso la leadership renziana.
    Il gruppo dirigente attuale del Pd (Letta, Orlando, Franceschini, Zingaretti, ecc.), quello che adesso sostiene Elly Schlein, ufficialmente ha detenuto il potere ma il potere reale è nelle mani degli amministratori, quelli che sostengono Stefano Bonaccini. Ciò si è visto chiaramente, ad esempio, quando questo gruppo dirigente ha dovuto scendere a patti con Vincenzo De Luca per ottenere buoni posti in lista in occasione delle recenti elezioni politiche. Gli stessi esponenti di Articolo 1 (Roberto Speranza, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, ecc. ecc.) dicono di essere sono contro il renzismo ma non si sono quasi mai scontrati apertamente con gli amministratori.
    Gli amministratori del Pd, che ragionano soprattutto in termini di potere e di consenso clientelare, non si sono scandalizzati quando per anni la destra leghista ha insistito per attivare l’autonomia differenziata delle regioni. Stefano Bonaccini e gli altri amministratori del Pd (compreso perfino Vincenzo De Luca e Michele Emiliano) hanno guardato al maggior potere che essi avrebbero gestito nel caso in cui fosse andata in porto questa riforma piuttosto che ai grossi e ulteriori squilibri che essa avrebbe comportato nel rapporto tra il Nord e il Sud del Paese.
    Non è un caso che Vincenzo De Luca, il quale oramai da molti anni insulta regolarmente i dirigenti nazionali del Pd, non viene espulso né sanzionato. Il motivo reale per cui il gruppo dirigente nazionale del Pd (e i gruppi dirigenti delle altre formazioni politiche eredi del Pci che lo hanno preceduto) non hanno mai potuto prendere in considerazione l’ipotesi di espellere dal Pd Vincenzo De Luca e gli altri notabili del Sud è perché essi sono sostenuti dagli amministratori del Centro-Nord; questi amministratori evidentemente non sentono i notabili meridionali lontani da sé stessi e dai loro comportamenti.

    Edited by Franco Pelella - 16/2/2023, 21:44
    Last Post by Franco Pelella il 16 Feb. 2023
    .
  9. UN’ANOMALIA DA CORREGGERE: L’ECCESSIVO POTERE DEI PRESIDENTI REGIONALI

    By Franco Pelella il 25 Jan. 2023
    0 Comments   3 Views
    .
    Si sta discutendo molto negli ultimi mesi dell’autonomia differenziata delle regioni e del rischio che una maggiore autonomia delle regioni penalizzi le regioni meridionali rendendo quelle settentrionali più forti economicamente di quello che già sono adesso. Il dibattito è molto acceso e le posizioni sono contrastanti. I governatori delle regioni del Nord rassicurano sul fatto che l’autonomia differenziata non penalizzerebbe le regioni meridionali ma l’opinione pubblica meridionale è giustamente diffidente.
    Ma sono contrastanti anche le opinioni sul regionalismo dato che stanno aumentando coloro che danno un giudizio negativo sull’esperienza regionalistica. Essi si basano soprattutto sulla cattiva prova data da molte regioni nel momento in cui la crisi Covid 19 si è fatta più acuta. Ma io penso che la situazione delle regioni italiane non sia molto diversa da quanto riscontrato dal sociologo statunitense Robert Putnam nel 1993, quando scrisse il famoso libro Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy (tradotto in italiano con il titolo La tradizione civica nelle regioni italiane). Quello che verificò Putnam, e che credo sia sostanzialmente verificabile anche adesso, è che le regioni del Nord di solito funzionano meglio di quelle del Sud per varie ragioni ma che fondamentalmente il loro funzionamento è migliore perché nel Nord c’è un senso civico più sviluppato che nel Sud.
    Ciò che, però, non può essere messo in discussione è l’anomalia derivante dal potere abnorme di cui stanno godendo i presidenti delle regioni. Tale peculiarità è emersa soprattutto durante la crisi del Covid 19, quando essi si sono autoattribuiti un potere (quello di gestire un’emergenza sanitaria nazionale) che la Costituzione attribuisce al governo centrale e che il governo centrale non è stato in grado di strappare loro. Ma il potere abnorme era emerso già in altre occasioni. Ad esempio quando il presidente del Veneto Luca Zaia è riuscito a fare (imponendo al Consiglio regionale veneto la modifica dello Statuto) un terzo mandato che la Costituzione non prevede oppure quando il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha preso decisioni fortemente contrastanti con quelle del governo nazionale o ha offeso più volte i componenti del governo senza essere sanzionato.
    Ha fatto bene, perciò, il sociologo Sergio Marotta (Moderne signorie crescono; Corriere del Mezzogiorno, 7/12/2022) a sottolineare l’abnorme potere di cui godono oggi i presidenti delle regioni richiamando quanto sostenuto dal magistrato Michele Oricchio (che ha pubblicato nel 2020 il libro La questione istituzionale nell’Italia delle nuove Signorie) e dal compianto costituzionalista Gianni Ferrara.
    Questi aveva individuato l’origine del cortocircuito istituzionale tra Stato e Regioni, non tanto e non solo nella sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, avvenuta nel 2001, bensì nella doppia matrice della legittimazione politica dei quindici presidenti delle regioni a statuto ordi...

    Read the whole post...

    Last Post by Franco Pelella il 25 Jan. 2023
    .
  10. PURTROPPO ANCHE STEFANO BONACCINI ED ELLY SCHLEIN HANNO IL TRADIZIONALE ATTEGGIAMENTO ACCONDISCENTE DEI VERTICI DEL PD NEI CONFRONTI DI VINCENZO DE LUCA

    By Franco Pelella il 17 Jan. 2023
    0 Comments   8 Views
    .
    Quelli della mia generazione sono cresciuti con una certa idea della sinistra e dei partiti che la rappresentavano; per noi la sinistra era una parte politica che difendeva i valori della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, della pace e della solidarietà. Era facile schierarsi perché era tutto molto chiaro. Ma con l’andare del tempo le cose si sono complicate; c’è stata una mutazione genetica all’interno del maggiore partito della sinistra. Sono stati tollerati e acclamati personaggi che non avevano niente a che fare con i valori tradizionali. L’ascesa alla segreteria del Pd e poi alla Presidenza del Consiglio di un personaggio come Matteo Renzi (un personaggio arrivista, accentratore e a caccia di potere) è stato un segnale preciso della suddetta mutazione genetica. Ma essa era già in atto da tempo. Una cartina di tornasole inequivocabile è l’atteggiamento che i vari segretari del Partito Comunista Italiano, poi Partito democratico della sinistra, poi Democratici di sinistra e poi Partito democratico (Enrico Berlinguer, Alessandro Natta, Achille Occhetto, Massimo D'Alema, Walter Veltroni, Piero Fassino, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Matteo Orfini, Maurizio Martina, Nicola Zingaretti, Enrico Letta) hanno avuto nei confronti di Vincenzo De Luca. Hanno tutti tollerato che egli (segretario della Federazione del PCI di Salerno dal 1975 al 1985, sindaco di Salerno dal 1993 al 2001 e dal 2006 al 2015, presidente della Regione Campania dal 2015): 1) facesse il bello e cattivo tempo; 2) fosse autoritario, arrogante e volgare sia nei confronti degli avversari interni di partito che nei confronti degli avversari politici esterni, dei giornalisti, dei funzionari amministrativi, ecc.; 3) si comportasse in modo chiaramente clientelare. Hanno tutti accettato l’idea che fosse possibile avere all’interno del partito un personaggio che si comportava peggio dei classici notabili meridionali. Enrico Letta, per la verità, sembrava volersi distinguere dai suoi predecessori. Quando De Luca ha appoggiato l’elezione a sindaco di Benevento di Clemente Mastella egli è andato a sostenere il candidato del Pd e quando De Luca ha escluso dalla direzione della Fondazione Ravello lo scrittore Antonio Scurati egli lo ha invitato alla Festa dell’Unità nazionale. Ma quando si è trattato di fare le liste elettorali delle ultime elezioni politiche Enrico Letta ha fatto pubblicamente un accordo con De Luca consentendogli di candidare il figlio Piero a Salerno in una posizione sicura per l’elezione alla Camera dei deputati. Non si distingue dai suoi predecessori Stefano Bonaccini, quello che sarà, molto probabilmente, il prossimo segretario del Pd. Anche lui ha stretto un accordo con De Luca promettendogli che il figlio Piero sarà il referente del Pd nazionale per tutte le questioni che riguardano il Mezzogiorno. Mi sarei aspettato che Elly Schlein, l’avversaria di Bonaccini nella corsa alla segreteria del Pd, fosse cosciente del...

    Read the whole post...

    Last Post by Franco Pelella il 17 Jan. 2023
    .
 
[email protected]